La musica elettronica di inizio XXI secolo attraverso il multiforme ingegno di Nicolas Jaar
seguendo gli ottanta bpm
di Chiara Bianchi
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Una storia ricostruita attraverso interviste reperite su diverse testate e riviste specializzate, nella quale «ogni rifermento a fatti e persone non è puramente casuale, ma liberamente a essi ispirato», partorita dopo nove mesi di scrittura da Mariana Branca, esordiente per i tipi di Wojtek Edizioni, dal titolo Non nella Enne non nella A ma nella S.«Avevamo capito anche che lo spazio è soprattutto un rumore, la diffusione del rumore, o del suono, insomma che lo spazio è l’amplificatore, e che il suono dipende dallo spazio […]»
La voce narrante è quella di Andrés e racconta dell’amicizia con Nicolas Jaar, musicista ed esponente della musica elettronica di questo nostro secolo. Un viaggio tra le strade di New York dove i due crescono e maturano a poco a poco la loro oto-dipendenza alla musica elettronica, che presto si trasforma in produzione e ricerca di un suono personale che permetta di attraversare il corpo e raggiungere l’anima. Con un registro linguistico ricco di perifrasi, metafore, aggettivi, sinonimi, significati, l’incedere della lettura è dettato da una rutilante sensazione di urgenza. La caduta nel ricordo passa attraverso la parola singola che tra significati, bit e monumentali presenze umane e sonore, apre a una logorrea patologica che segue il magma elettronico di suono e di concatenazioni di parole, in una perenne alterazione della lingua.
Quello di Andrés è un inno all’amicizia fondata sulla triade Suono-Silenzio-Spazio, nata tra i campi di barbabietole, in una Centrale Elettrica, in sella a un bici, poi su una Twingo acquamarina, con il mito di adulti liberi di esprimersi – quali erano i genitori di Jaar ai loro occhi –, gli anni in giro per sotterranei newyorkesi in cui scoprire, studiare e inventare nuovi suoni. In nome dello Spazio e del Suono Jaar «si ammutoliva, quando era scosso dalla portanza del suono, si guardava attorno, mi guardava, si guardava le ginocchia, le punte dei piedi. Capiva che la misura di spazio intorno a sé era la misura di Suono dello Spazio intorno a sé; che lo spazio cambia il suono, lo determina, ne è il senso, l’essenza». E di Jaar l’amico dice: «Mi metteva, da quando eravamo piccoli, quella calma inquieta delle domande inquietanti. Però lui c’era, la sua musica c’era, e lo Spazio e il Rumore e il Suono, soprattutto quello. Allora non sentivo più alcun pericolo, capivo che era così, era la vira, quella specie di paura costante, latente, che descrive l’insistenza di un gesto, la fermezza del pensiero.».
Andrés non nomina mai Jaar, ma lo descrive attraverso il ricordo di una malinconia ancora senza nome, attraverso suoni e rumori, attraverso la scoperta e il sapore di «tutta quella musica, quella musica elettronica, […] che ci ammalò, che ci ammollò, la testa le ossa, il midollo dei pensieri.», un rapporto simbiotico senza confini, effimero come la musica di Jaar.
Assistiamo, come spettatori privilegiati, alla catarsi di queste due entità fuse nello stupore dei risultati di quella ricerca a ottanta bpm, condiviso poi con tutti i corpi in movimento nei live di Jaar di tutto il mondo.
Mariana Branca, fa risplendere queste anime, utilizza la sua capacità di articolare una storia con abilità e libertà di linguaggio, filtrandosi attraverso la figura di Andrés, mostrandoci questo universo multiforme e impercettibile creato seguendo gli ottanta bpm.
«A noi gli sbagli erano sempre piaciuti, perché generavano stupore».
Leggi un estratto qui
Titolo: Non nella Enne non nella A ma nella Esse
Autrice: Mariana Branca
Editore: Wojtek
Pubblicazione: 18 maggio 2022
Pagine: 150
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