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Partendo dal presupposto che Netflix è il male, inciampare in una serie tv che non sia all’altezza delle proprie momentanee aspettative – dettate spesso da una pura noia pomeridiana – può essere assai normale.
Sì, anche io mi sono convertita alla grande N rossa.
Ci sono arrivata tardi, ma non me ne vergogno, visto il grosso danno che il suo abuso sta causando alla mia vita sociale, ma questa è un’altra storia.
Tutto è nato in un noioso pomeriggio di pioggia, quando non avevo niente da fare se non aprire Netflix e curiosare tra le nuove uscite. Mi considero in pieno un’anomala spettatrice di serie tv. Non ho voglia di seguire i consigli degli amici, tanto meno di iniziare a guardare quelle che vanno troppo di moda e vengono osannate sui social tra uno spoiler e l’altro. Sono più per andare a sentimento, seguire il cuore o, come ho detto poco fa, la noia.
Ed è proprio per colpa di quest’ultima che ho fatto la strana scelta di iniziare a guardare “Everything Sucks!” serie statunitense ideata da Ben York Jones e Michael Mohan, uscita il 16 febbraio: attirata dall’ambientazione anni ’90 e dal filone DRAMMI ADOLESCENZIALI. Ma nella trama, nulla di nuovo. Un liceo americano dell’Oregon, due gruppi di ragazzi e ragazze – con difficili situazioni famigliari – che si innamorano, si baciano e si lasciano. Da una parte gli sfigati che vengono derisi da tutti e se ne stanno per proprio conto nell’angolo più remoto della sala mensa e, dall’altra, quelli del gruppo di teatro, belli e senza vergogna, dove le ragazze sono bionde e con le tette grandi e i ragazzi hanno i capelli alla Nick Carter dei Backstreet Boys e lo sguardo da duro.
Una trama che è uguale a tantissime altre: dove il protagonista si innamora della timida figlia del preside del proprio istituto, mentre lei si riscopre invece innamorata della bella bionda del gruppo di teatro. Il tutto nella maniera così scontata e superficiale, da rendere davvero difficile anche l’affezionarsi ai protagonisti.
Le puntate scorrono nell’assenza di colpi di scena o di pancia – durante la visione si può tranquillamente controllare le proprie notifiche Facebook senza perdere il filo della storia o momenti strappa mutande.
Forse con “Stranger Things”, noi over trentenni, ci siamo abituati troppo bene al veder riportati sullo schermo – in maniera che definirei deliziosa – anni che in parte abbiamo vissuto in prima persona o tramite i nostri fratelli e sorelle più grandi, ma "Everything Sucks!" non sfonda, ahimè, nessuna barriera nostalgico-emotiva, neppure usando una bellissima colonna sonora firmata Spin Doctors, Tori Amos, Oasis e Duran Duran.
Eppure non ho avuto l’impulso di abbandonarla senza prima sapere come andassero a finire tutti quegli scontatissimi inciuci tra quelli che prima erano nemici e poi, stranamente, si sono rivelati più amici che mai. Colpa della noia? Colpa di tutte quelle canzoni che conosco a memoria? Colpa nel rivedere cabine telefoniche, jeans della Levis e videoregistratori? Forse un misto di tutte queste cose. Visto che di trasporto sentimentale, non posso proprio parlare.
Mi è quasi invece tornata la voglia di rivedere Dawson’s Creek: almeno lì ci sono volute ben 6 serie per capire con chi fosse destinato uno o l’altra.
Ma “Everything Sucks!” è solo alla prima stagione.
Forse bisogna solo dargli un’altra possibilità, proprio come si fa con quei jeans stinti che, inspiegabilmente, non riusciamo mai a buttare via.
© Mara Munerati