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“Iron Fist” è l'ultimo, in ordine di tempo, dei telefilm Netflix creati per spiegare la genesi dei Defenders, il gruppo di supereroi newyorkesi composto da Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist.
Finn Jones interpreta Danny Rand, giovane rampollo di una famiglia miliardaria di New York che svanisce nel nulla per 15 anni, dopo un incidente aereo nel quale perdono tragicamente la vita i suoi genitori.
Danny torna alla sua vecchia vita ma non viene subito creduto, dovendo così fare di tutto per dimostrare la sua identità per poter riprendere il suo legittimo posto nell'azienda di famiglia, momentanemanente gestita da Joy e Ward Meachum, i figli di Harold, migliore amico e socio di papà Rand. Da subito il Pugno di Ferro, si trova a dover affrontare difficoltà e combattimenti a colpi di Kung Fu, soprattutto contro La Mano, organizzazione criminale che ha tentacoli in tutta la Grande Mela.
Questa è la trama generale che occupa i 13 episodi di circa un'oretta ciascuno.
Avendo familiarità con le serie Marvel (e parlo di serie e non di fumetti, sia chiaro), “Iron Fist” è stata una enorme delusione. Nonostante l'hype creato da qualche spot ad hoc, il telefilm soffre di una scrittura frettolosa e banalotta, che però si riprende quando si tratta di far conoscere i personaggi secondari della storia, decisamente interessanti e più approfonditi dello stesso Danny Rand.
Lontanissimo dalle atmosfere oscure di “Daredevil”, dalla profondità psicologica di "Jessica Jones" o anche solo dalla fotografia e colonna sonora di “Luke Cage” (punti fortissimi per una serie non proprio eccellente), "Iron Fist" risulta essere un telefilm debole con un protagonista che da solo è abbastanza inutile per il proseguimento della trama, omettendo la creazione di empatia con lo spettatore.
Danny è un ragazzo bianco e ricco, belloccio, che il fato ha trasformato nel prescelto perfetto per essere il Pugno di Ferro, che però scappa dalle sue responsabilità di guardiano del tempio che lo ha addestrato (e questo sarebbe il compito vero e proprio dell'Iron Fist); tutte queste caratteristiche dovrebbero renderlo più umano, ma la trasposizione finale è quella di un personaggio debole, capriccioso, facilmente manipolabile e che non pensa, incline all'agire d'istinto senza usare una briciola di sensatezza e che alla lunga, senza i suoi compagni di avventura, non riesce neanche a farsi un uovo sodo.
Facciamo un esempio pratico: se prendiamo “Daredevil”, durante la sua prima stagione fa praticamente quasi tutto da solo e anche senza i suoi coprotagonisti, riuscirebbe a portare a termine la missione che si è praticamente autoassegnato.
Per quel che riguarda il nostro Pugno di Ferro, non è così: ha bisogno di non uno ma di ben quattro o cinque personaggi secondari, più interessanti di lui, per riuscire a fare scelte e a compiere azioni che abbiano un senso. Per non parlare del fatto che il Pugno di Ferro del titolo è un sogno lontano per chi sperava di vedere all'opera i poteri del protagonista.
Insomma, tutto il telefilm è un pasticciaccio un po' bruttino di trama scritta con un impegno trascurato, alcuni combattimenti degni del telefilm “Buffy l'ammazzavampiri” e tagli delle scene d'azione che risultano forzati, spezzando il ritmo degli ottimi stunt che fanno (a ben vedere) tutto il lavoro sporco.
Se una serie che doveva rappresentare il tassello finale della presentazione dei Defenders si ritrova ad avere questa bassa qualità, qualcosa non funziona. Non mi aspettavo che si arrivasse ai livelli dell'imbattibile Daredevil, ma qualche punto a suo favore in più poteva averlo.
La serie si fa interessante al decimo episodio su tredici e, arrivati a quel punto, è stato difficile non tirare il telecomando contro il televisore.
Prendendo come esempio un'altra serie non proprio al top, anche "Luke Cage" non brillava sicuramente per freschezza, ma con i colpi di scena messi al punto giusto, un cast di attori pazzesco e delle atmosfere di classe con la già citata fotografia e colonna sonora, hanno permesso che si prendesse il suo posto di rispetto all'interno delle origini dei Defenders.
“Iron Fist” è stato, purtroppo, un esperimento riuscito male che trova la sua forza nel contorno e non nel piatto principale e questo è un brutto segno per chi si è affezionato all'intelligente scrittura e regia che hanno contraddistinto questa tipologia di prodotti Netflix.
© Fiorella Vacirca