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Se provi a consultare Wikipedia al lemma “Fleabag”, puoi notare come questa serie sia definita una dark comedy. Non che abbia problemi con questa definizione, è solo che credo sia più accurato denotarla come una commedia del disagio.
Di come quando sei in macchina con amici e nel descrivere con un certo disappunto l’outfit enormemente un filino volgare di una tipa che hai conosciuto, uno dei tuoi compagni di viaggio ti dice che la sua ragazza era vestita praticamente in quel modo. Disagio, per l’appunto. Capitato solo a me? Molto bene, torniamo a noi.
Sesso occasionale, vibratori regalati a parenti, battute licenziose spesso e volentieri inopportune, sessioni di auto-erotismo dinanzi a discorsi di Obama quando il ragazzo con cui stai insieme proprio non ci sa fare. Ecco cosa ti aspetta quando avvii lo streaming degli episodi. E in qualche maniera, c’è una piccola parte di te che in qualche modo compatisce e si dà una pacca sulla spalla per non essere finito esattamente in quella maniera. Si spera.
Proprio come per quel sentimento che ti provoca l’ennesima instagram story di quel tipo che si riprende mangiando in silenzio un’arancia, della protagonista non conosciamo il nome, bensì ci si riferisce a lei semplicemente tramite pronomi o con il sostantivo fleabag, vale a dire animale pulcioso poiché è probabilmente nelle intenzioni della creatrice, nonché sceneggiatrice e protagonista Phoebe Waller Bridge farla apparire un po’ piantagrane e un po’ difficile da amare.
La prima stagione di questa serie consta di sei episodi o, per meglio dire, di sei piccoli tuffi nella vita incasinata di questa donna nel pieno dei suoi trent’anni con una famiglia altamente disfunzionale, un negozio sul ciglio del fallimento, una passione per i porcellini d’India lasciatale in eredità dalla sua migliore amica, vittima di un “incidente” fatale.
Ad un’occhiata del tutto superficiale, Fleabag appare come una donna mai realmente cresciuta, che fa battute sporche sul sesso e ha l’abitudine di balzare da un letto a un altro solo per distrarsi dagli ostacoli che la vita le pone davanti e dopo il primo episodio potresti legittimamente pensare — in particolare per via del continuo flusso di coscienza della protagonista del quale lo spettatore è costantemente informato — che questo lavoro sia un riadattamento, seppur in chiave riveduta, corretta e aggiornata dei vari diari di Bridget Jones, ma permettimi di dirti che potresti non essere più in errore.
Se riesci ad aguzzare la vista e a pensarci un attimo su, Fleabag non tiene un diario o non vuole scrivere delle memorie, si rivolge all’audience per fare la spiritosa. Attraverso il suo flusso di coscienza tenta di stabilire un rapporto di complicità con lo spettatore, cercando di mantenere le apparenze di una vita che, nonostante tutto, va bene e che è di successo, quando è ovvio che non è così per nulla. E questo appare tutto più evidente quando realizzi che la protagonista, di fatto, non confida mai al pubblico il suo dolore, le sue paure, la perdita della sua amica, cosa che, invece, tiene per sé o serba per gli altri personaggi.
Insomma, la sua spiritosaggine non è altro che una copertina semitrasparente, un maldestro tentativo di celare, in primo luogo a sé stessa, i suoi sentimenti. Addirittura il sesso, dal quale Fleabag sembra essere ossessionata, appare diventare quasi una forma di auto-validazione: l’essere voluta e desiderata sembra il meccanismo attraverso il quale riesce a sentire il controllo e, quindi, in grado di riuscire a tenere le redini di tutto.
Se poi, come me, sei fan di Olivia Colman — conosciuta per serie TV di successo come “Broadchurch”, “The Night Manager”, “Flowers” — non puoi perdere la sua interpretazione come nuova compagna del padre nonché madrina di Fleabag con la quale c’è un divertentissimo rapporto — per lo spettatore, sia chiaro — intriso di passivo-aggressività.
Pur non essendosi assicurata il rinnovo per una seconda stagione, “Fleabag” è attualmente disponibile in streaming sulla piattaforma Amazon Prime Video in italiano e in versione originale.
Se hai già visto la prima stagione o qualche episodio, per favore non mancare di farmi sapere nei commenti qui sotto quel che ne pensi.
© Stefano Pastore