Siamo a settembre, ancora non sono andata in vacanza ma stoica resisto e macino serie TV per il vostro bene, perché qualcuno dovrà pur parlarvene. Ma non è tanto di serie TV che voglio parlarvi oggi, quanto di donne.
I tempi sono cambiati. Una volta ci si rispecchiava solamente nelle eroine dei libri e dei fumetti, forse anche di qualche vecchio film, ma al giorno d’oggi sono le serie TV a fare da padrone.
Serie TV colme di donne strepitose. Sono tantissime le storie di donne coraggiose, integre e allo stesso tempo fragili, che ogni giorno abbiamo davanti agli occhi.
In queste ultime settimane ho dovuto affrontare due finali di serie e un finale di stagione che mi hanno permesso di sedermi e riflettere sulle figure femminili che hanno farcito questi anni seriali e dalle quali ho potuto imparare molte cose.
BIG LITTLE LIES
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Ne avevamo già parlato con raro entusiasmo ormai due anni fa (qui) di questa serie strepitosa con un cast così monumentale che sarebbe potuta andare avanti per decenni senza mai stancare nessuno, perché io personalmente troverei qualità anche in 50 minuti di Nicole Kidman che fissa la macchina da presa senza dire una parola (ma io sono di parte). La prima stagione sembrava non avere chiaramente bisogno di un seguito, ma il seguito c’è stato e onestamente mi sono ricreduta: ve ne sono grata autori!
Non perché ce ne fosse bisogno, ma affiancare a un cast già stupendo di suo anche Meryl Streep è stata una scelta epica. Queste donne ricche e apparentemente laccate d’oro riescono a sgretolarsi e a ricostruirsi con un ritmo che dà i brividi. Potrei parlare dello scambio in tribunale tra Celeste e sua suocera Marie Louise (Kidman - Streep, allora esiste un Dio e lo ringrazio) per giorni e giorni. Potrei raccontare le debolezze di Madeline per ore, la crisi di Renata per giorni e i tentativi di Jane di tornare a una vita normale dopo una violenza per mesi.
Insomma: se non avete visto "Big Little Lies" io credo che dobbiate seriamente riflettere sui vostri sbagli.
ORANGE IS THE NEW BLACK
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Le vicende delle donne del Litchfield hanno visto il tramonto. Fino all’anno scorso ero felice che chiudessero “Orange is the new black” perché nelle ultime stagioni aveva perso lo smalto e lo spessore che ce l’aveva fatta tanto amare nelle prime. E quindi mi ero detta “vabbè che sarà mai”. Sbagliando. L’ultima stagione è uno strazio continuo, specialmente dove tocca pianissimo i temi dell’immigrazione. “Orange is the new black” è stata un grande affaccio su un mondo che purtroppo non risparmia le brutalità e le ingiustizie ed è stato affrontato con grande tatto e sincerità. Certo ha avuto grandi scivolate di stile, ma con l’ultima stagione si è confermata una piccola pietra miliare del mondo seriale.
Con le storie delle detenute sulle spalle possiamo chiudere il cassetto e conservarlo, farne tesoro e andare avanti. Piper, Alex, Gloria, Blanca, Red, Nicky, Lorna, Taystee. Ci mancheranno tutte perché ognuna di loro ci ha fatto vedere una faccia di diamante diversa con le proprie debolezze e con la voglia di rimettersi in gioco sempre.
THE HANDMAID’S TALE
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L’ultima stagione di “The Handmaid’s tale” ha perso un pochino di smalto. La recitazione è sempre intensa e potente, Elisabeth Moss è sempre una spanna sopra e in questa stagione viene dato più spazio anche a Yvonne Strahovsky che, nei panni di Serena Waterford, compie un percorso travagliato verso il Canada per ottenere ciò che vuole.
Trovo un po’ improbabile il fatto che a June venga concesso di avere un po’ troppa “faccia tosta”, ma la sua tenacia resta sempre un grande caposaldo di questa serie che continua a essere davvero visivamente ed emotivamente crudele. Bello anche l’oscillare di Serena fra un abbaglio di cambiamento e un ritorno sui propri passi, sull’opportunismo e il voler fare qualunque cosa per riavere la “sua” bambina senza ormai guardare più in faccia ancelle e comandanti.
Spero che la prossima stagione torni a volare alto, anche se in realtà basso non ci ha mai volato.
Che la vostra ispirazione sia in June, in Taystee o in Celeste fa poca differenza, resta il fatto che queste donne hanno avuto modo di raccontarci le loro storie in qualche modo e ci hanno insegnato fondamentalmente che in un mondo dove tante cose sono ancora “maschiliste” è giusto non mollare e camminare sempre a testa alta. Ci hanno ribadito che un vestito corto non è un consenso e che tanto meno lo è un sorriso. Ci hanno ricordato che la violenza va sempre denunciata e mai taciuta e che la dignità è di tutte, al di là di esperienze personali e sessualità.
Se stavate seguendo qualcuna di queste serie e poi vi siete annoiate e l’avete interrotta, riprendetela. Ne vale la pena.
© Giulia Cristofori