Per la rubrica dei Morsi Quadrati, ospitiamo e intervistiamo
Angelica Bettoni
Le luci arrivarono veloci, irruppero dall’oscurità, rapide e splendide,
uno scompiglio rosso prima di diventare giallo,
un rosso brillante che non aveva mai visto in cielo.
Il rosso si aprì un varco nel buio, come uno squarcio nella seta,
seguito da una fiammata oro chiaro che oscillò e scomparve,
lasciando che il cielo tornasse nero
Rebecca Godfrey \ La notte rossa \ NNEditore
Ciao e benvenuta tra i morsi quadrati!
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Innanzitutto non mi capita quasi mai di rappresentare paesaggi, perciò ho voluto mettermi alla prova e inoltre mi avevano colpito molto nella frase scelta l’utilizzo dei colori rosso, giallo, blu, nero per descrivere il crepuscolo e l’arrivo della notte.
Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Raccontaci la tua storia d'amore per il disegno.
Da che ho ricordo, fin da quando ero una bambina piccola ho sempre disegnato e dipinto (rigorosamente con la sx). Mi sono sempre divertita tantissimo a usare i colori, i pennelli.
All’età di otto mia mamma decise di farmi frequentare una scuola d’arte nella mia città, Vicenza, e grazie alla maestra Rosalba ho cominciato a studiare disegno e a sperimentare con tecniche diverse. Ho dei bellissimi ricordi di quel periodo.
Da quando iniziamo a poter tenere in mano matite fino a un oscuro momento di interruzione disegniamo tutti. Hai memoria di quando hai capito che non avresti smesso? Cosa ricordi del tuo modo di disegnare da bambino? Ne conservi qualcosa ancora oggi?
È vero, tutti i bambini piccoli amano impugnare le matite, i pastelli, sperimentare sulla carta per analizzare il mondo che li circonda, un mondo tutto da scoprire. Poi per svariati motivi si smette e questo ciclo si interrompe.
Nel mio caso, per fortuna, questa magia non si è mai spezzata. Non mi sono mai immaginata una vita senza disegno, anche solo come hobby. In particolare nel momento della scelta del liceo ho compreso che volevo fare diventare la mia passione qualcosa di più.
Tutti i miei disegni sono stati conservati meticolosamente da mia mamma, anche i più brutti.
A volte mi piace guardarli perché mi diverte notare che già allora c’erano delle costanti nel mio modo di disegnare: ho sempre amato i contrasti forti, i colori accesi, il nero, disegnare con i pennini per gli inchiostri e raffigurare gli animali o tribù primitive.
Uno dei miei tanti sogni era fare la paleontologa o archeologa. Scoprire i resti dei dinosauri o di antiche civiltà perdute.
Il cibo è il nostro carburante psicofisico prediletto e muove anche le mani di chi crea. Anche l’ispirazione ha bisogno di essere nutrita, tu come la alimenti? Che forme d’arte saziano la tua fame visiva?
So che potrà sembrare un cliché ma amo viaggiare, scoprire modi di vivere diversi, soffermarmi sui colori, i paesaggi. Mi nutro di sensazioni.
Appena posso organizzo l’agenda e incastro un viaggio di un weekend.
È sufficiente per ricaricarmi.
Tutto è fonte di ispirazione e può far scaturire una visione, un’immagine, un’idea per un nuovo lavoro. Personalmente amo moltissimo il teatro, il cinema, la letteratura, visitare le fiere d’arte, o anche trascorrere ore in libreria.
Oggi più che mai siamo bombardati di stimoli visivi ed è estremamente difficile non cadere nell’horror vacui, ricerco sempre l’originalità e di offrire il mio personale punto di vista. Negli ultimi anni ho scoperto anche l’amore per la fotografia e mi piace catturare ciò che mi piace, che mi incuriosisce per poi poterlo elaborare sotto forma di disegno.
C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
È molto difficile rispondere a questa domanda.
Avendo un percorso accademico alle spalle, non posso non partire con il citare i miei pittori preferiti di sempre. Amo moltissimo Chagall, Matisse, Munch, i pittori espressionisti tedeschi come Emil Nolde, Kirchner. Ce ne sarebbero tantissimi altri e mi dispiace non citarli ma questi sono sempre fissi nel mio immaginario.
Una costante tra tutti loro, nonostante la loro diversità stilistica e di genere, è la forza simbolica ed espressiva del colore, i contrasti forti. L’ho già detto, mi attirano tantissimo.
Mi piacciono le cose “sporche”, non perfette e definite, dai contorni grossi e neri, l’uso del colore violento o a volte acquarellato come una velatura.
Di illustratori del momento apprezzo particolarmente Joanna Concejo, Andrea Antinori, Beatrice Alemagna, Giulia Pastorino, Charlotte Ager. Il mio idolo è Benjamin Lacombe, per me è un genio.
Infine, ma non per minore importanza, ho sempre letto tantissimo e tutt’ora lo faccio. Apprezzo tantissimo i libri di poesie scritti in forma libera, più di una volta mi è capitato di trarne delle immagini interessanti.
Pittura, lettura e illustrazione sono le mie tre combo.
Il disegno è una pratica sconfinata nei risultati ma anche la sua attuazione varia da persona a persona. Dall’altro lato della tavola, tu come disegni? Hai dei personali riti di avvicinamento al foglio? Hai delle condizioni indispensabili da esaurire? Per esempio prediligi la mattina o la notte fonda, il silenzio della solitudine o essere accompagnato da altri esseri viventi e non?
Prima del disegno, personalmente parto sempre dalla ricerca, da uno studio approfondito delle mie fonti per capire cosa voglio rappresentare e cosa voglio comunicare.
Poi comincio a individuare la tecnica giusta. Sperimento molto le forme, la combinazione dei colori tra loro, faccio molte varianti finché poi non giungo ad una versione definitiva.
L’unico rituale che ho è che devo sempre avere una colonna sonora in sottofondo (musica, podcast, documentari) o altrimenti il lavoro non parte. E preferisco la solitudine del mio studio perché la creazione di qualcosa è un momento intimo con me stessa.
Prediligo la mattina, subito dopo un’ottima colazione e un buon caffè.
Continuando a esplorare i luoghi invisibili che portano alla creazione artistica, come hai raggiunto la tua attuale espressione visiva? Hai tentato di inseguire un obiettivo stilistico prefissato o hai sperimentato a briglia sciolta?
Ho fatto veramente di tutto al liceo e all’Accademia, mi sono laureata alla triennale in Pittura perciò il colore era una costante, poi durante il biennio di grafica d’arte per motivi stilistici legati all’incisione ho lavorato per un lungo periodo solo in bianco e nero. Nell’ultimo periodo ho iniziato a dirigere laboratori artistici con i bambini e sono anche io ritornata un po’ bambina. Adesso del colore non posso farne a meno. Prediligo gli acquerelli, le tempere, i pastelli grossi ciccioni e l’inchiostro nero.
La ricerca dello stile per anni è stato il mio cruccio così come per tanti altri che si cimentano in questo settore. Sinceramente penso sia anche un’arma a doppio taglio: è importante sapersi far riconoscere in mezzo a tanti che fanno questo lavoro, ma il rischio è di fare sempre le stesse cose e alla lunga di annoiare. Io in primis mi annoio parecchio, non mi piace quasi mai niente di quello che faccio e quando accade è un evento più unico che raro.
Do molta più importanza all’espressione, se è vera sa farsi riconoscere.
Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
Mi piace mettere una colonna sonora rilassante, musica classica o strumentale.
Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: hai progetti per il futuro? E se si, ti va di darcene un'anteprima?
Spero, in quanto mio più grande desiderio, di poter continuare a fare quello che mi piace e di raggiungere tutti i miei obiettivi. Sono molto aperta riguardo alle possibilità che potrei avere, cerco di stare focalizzata sul presente.
Attualmente disegno, insegno e sto facendo un master presso la scuola triennale di Arteterapia Italiana al termine della quale, in un futuro prossimo, mi piacerebbe lavorare in ambito clinico e prendermi cura delle persone.
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