0924 | Morsi Quadrati | Berlikete

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Per la rubrica dei Morsi Quadrati, ospitiamo e intervistiamo 
Berlikete


«La paura, che sapeva della mia fuga ancora prima di me.
»

Kathatina Winkler \ Gioielli blu \ Cencellada




Ciao e benvenuto tra i morsi quadrati!
- Ciao a voilatri!

Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?

- Ho scelto questa citazione un po’ come una sfida, non ho mai provato a rappresentare una “sensazione” volutamente e, secondo me, non ci sono riuscito! Ahahah!

Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Raccontaci la tua storia d'amore per il disegno.

- Mah, vediamo, ho sempre scarabocchiato fin da piccolo, alle elementari mi dicevano che ero bravo, ma io non ci badavo più di tanto. Poi col tempo, molto tempo, molto molto tempo, dopo mille scarabocchi fatti durante le telefonate o per scherzo, ci ho preso gusto. Alla fine mi sono ritrovato a disegnare sempre più spesso, è una cosa rilassante!


Da quando iniziamo a poter tenere in mano matite fino a un oscuro momento di interruzione disegniamo tutti. Hai memoria di quando hai capito che non avresti smesso? Cosa ricordi del tuo modo di disegnare da bambino? Ne conservi qualcosa ancora oggi?

- Non è detto che non smetterò, eh! Da bambino disegnavo le astronavi, le macchinine, i Masters e qualche mostro, non credo di avere ancora qualcosa di quel periodo. Mio nonno mi diceva sempre “fa ‘na béla cesa col sò campanìle”, ma già allora non faceva per me. Preferivo cose un po’ meno reali. Ricordo però che non mi piaceva quando gli altri mi guardavano mentre disegnavo, i disegni erano solo mieiiiii!

Il cibo è il nostro carburante psicofisico prediletto e muove anche le mani di chi crea. Anche l’ispirazione ha bisogno di essere nutrita, tu come la alimenti? Che forme d’arte saziano la tua fame visiva?

- Questa domanda mi ha fatto venire in mente che non cerco particolari fonti di ispirazione consapevolmente, la passione per il disegno nasce dai fumetti, meglio se d’autore. I miei mostri nascono da schizzi fatti più o meno a caso senza pensarci troppo, se intravedo una forma che mi piacere in questi ghirigori, allora provo a creare qualcosa. Di solito il risultato finale è completamente slegato dal guizzo iniziale. A volte, invece, ho provato a partire già con in mente il soggetto, ma forme e dettagli vari vengono fuori solo strada facendo. Comunque sia, non mi piace disegnare gli umani in modo realistico e i cani!

C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?

- Per ora mi accontento di ispirarmi a dei grandi classici come Moebius, Toppi, Ortolani, Giger, Malleus mentre tra le ultime mie scoperte sono rimasto veramente stupito da Hurricane Ivan e un altro tizio, credo spagnolo, che disegna mostroni fighissimi, striati, rossi e neri, con un tocco di una leggerezza che non saprei descrivere a parole. Peccato che non ricordi assolutamente come si chiama! Aiutatemi a ritrovarlo! Ahahah!

Il disegno è una pratica sconfinata nei risultati ma anche la sua attuazione varia da persona a persona. Dall’altro lato della tavola, tu come disegni? Hai dei personali riti di avvicinamento al foglio? Hai delle condizioni indispensabili da esaurire? Per esempio prediligi la mattina o la notte fonda, il silenzio della solitudine o essere accompagnato da altri esseri viventi e non?
- Dunque, in linea di massima preferisco disegnare in pausa pranzo, quando sono al lavoro, preferisco isolarmi invece che andare in mensa a sentire i pettegolezzi sul paese che mormora, la tivù e i calciatori. C’è stato un periodo in cui invece preferivo disegnare la sera prima di andare a dormire, ma solo d’inverno. Quando invece sono a casa, sereno, non sento il bisogno di impugnare la eccessivamente penna. Gli esseri viventi attorno a me ovviamente sono assolutamente banditi, fosse per me è meglio che non ve lo dica! Ahahahah!

Continuando a esplorare i luoghi invisibili che portano alla creazione artistica, come hai raggiunto la tua attuale espressione visiva? Hai tentato di inseguire un obiettivo stilistico prefissato o hai sperimentato a briglia sciolta?
- Mi diverte disegnare piccoli dettagli, non ho un obiettivo, disegno solo per me, ma se qualcuno apprezza mi fa piacere. Non sono pienamente consapevole di ciò che faccio! Mi piacerebbe migliorare, ma poi non trovo mai il tempo per esercitarmi.

Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
- Io non credo di essere un illustratore (o qualcosa di simile), io sulla carta (ahahah!) sarei un musicista che per vivere va a lavorare. Quindi la mia classifica ad oggi è: prima la Musica e poi il Disegno. Oh, poi magari, in futuro le cose si invertiranno. Trovo divertente anche unire le due cose, in passato mi è capitato di realizzare illustrazioni per copertine di dischi. Mi sono dilettato un sacco con i personaggi di Manuel Bongiorni di Musica Per Bambini e ancora di più per la buona parte delle illustrazioni per le copertine degli Zolle (con i colori di Eeviac), la mia band (ascoltateli, su!).

Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: hai progetti per il futuro? E se si, ti va di darcene un'anteprima?
- NON NE HO LA PIÚ PALLIDA IDEA!


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