0824 | Morsi Quadrati | Giulia Dasiari

0824 | Morsi Quadrati | Giulia Dasiari

Per la rubrica dei Morsi Quadrati, ospitiamo e intervistiamo 
Giulia Dasiari


«Guardò scogliere franare in mare e guardò prati che rattrappivano, guardò foreste marcire in fango e le siepi sulle rocce. Guardò uccelli su carogne, guardò i carnivori sbranare uccelli, guardò animali villosi enormi che agonizzavano di carestie.
Vide un pianeta di pietre e sale che invecchiava senza vita. Sentì il tempo dilatarsi, se esisteva ancora il tempo.
Provò il terrore che su quel mondo non ci fosse alcuno scopo.»

Non tutti certo moriremo  \  Alessandro Forlani \ Zona42


 

Ciao Giulia e benvenuta tra i morsi quadrati
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Ciao, grazie per avermi invitata!
È stata una decisione piuttosto istintiva. Leggendola mi ha risuonato, riportandomi con la mente alle letture che mi hanno accompagnato da ragazzina.
Mi ha ricordato un po’ La Storia Infinita di Michael Ende, anche se non saprei spiegarne bene il motivo. 

Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Raccontaci la tua storia d'amore per il disegno.
Potrei dire che un po’ era destino. Sono cresciuta guardando mio nonno dipingere e disegnando assieme a lui (oddio, io più scarabocchiando all’inizio, ma ci divertivamo ugualmente), è da lì che è nato tutto.
Negli anni ho continuato a coltivare questa passione e non mi sono più fermata.
Certo, ho avuto anche dei momenti di dubbi e difficoltà, ma il disegno è il modo più sincero che ho per esprimermi. 

Da quando iniziamo a poter tenere in mano matite fino a un oscuro momento di interruzione disegniamo tutti. Hai memoria di quando hai capito che non avresti smesso? Cosa ricordi del tuo modo di disegnare da bambino? Ne conservi qualcosa ancora oggi?
In realtà non c’è mai veramente stato un momento di interruzione per me. Ricordo che ho sempre disegnato, anche a scuola: passavo ore a disegnare e a ricoprire le pareti dell’aula con fogli e ritagli zeppi delle cose più disparate.
Nel tempo è cambiata un po’ la forma, studiare architettura ha influenzato il mio immaginario, soprattutto per quanto riguarda il senso della spazialità. Quello che però è rimasto costante è la passione per la natura e gli animali, che sono tuttora tra i miei soggetti preferiti, tra l’altro gli alberi li disegno ancora come li facevo da piccina, in sezione. 

Il cibo è il nostro carburante psicofisico prediletto e muove anche le mani di chi crea. Anche l’ispirazione ha bisogno di essere nutrita, tu come la alimenti? Che forme d’arte saziano la tua fame visiva?
Trovo spunti interessanti un po’ ovunque. Sicuramente uno dei canali principali è il mondo del fumetto, mi affascinano moltissimo le grafiche retrò delle pubblicazioni di EC Comics! Ma anche l’estetica underground anni ’70-’80, la street art e l’architettura.

C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Dal momento che ho gusti abbastanza eclettici (ancora non ho capito se sia un bene o un male) ci sono diverse personalità che trovo stimolanti e mi ispirano: Max Ernst e Keith Haring per quanto riguarda il mondo dell’arte, come autori Patricia Highsmith e Stephen King, il cui immaginario soprannaturale e inquietante mi accompagna da quando sono ragazzina. Per l’illustrazione Corrado Roi, tra le tavole più evocative di Dylan Dog, Gō Nagai e Brüno.

Il disegno è una pratica sconfinata nei risultati ma anche la sua attuazione varia da persona a persona. Dall’altro lato della tavola, tu come disegni? Hai dei personali riti di avvicinamento al foglio? Hai delle condizioni indispensabili da esaurire? Per esempio prediligi la mattina o la notte fonda, il silenzio della solitudine o essere accompagnato da altri esseri viventi e non?
Non ho particolari rituali per disegnare, però devo avere una certa disposizione d’animo, la serenità è fondamentale. Se ho la testa troppo piena di pensieri o sono triste faccio parecchia fatica.
In questo però mi aiuta Sebastian, il mio gatto, che non perde mai occasione di accoccolarsi a dormire sulle mie gambe quando disegno, è l’unico che si giova della mia pessima postura!
In effetti a pensarci bene io sto sempre a gambe incrociate quando disegno, dite che questo può valere come rituale? 

Continuando a esplorare i luoghi invisibili che portano alla creazione artistica, come hai raggiunto la tua attuale espressione visiva? Hai tentato di inseguire un obiettivo stilistico prefissato o hai sperimentato a briglia sciolta? 
Non ho mai avuto un obiettivo stilistico definito in mente. Penso piuttosto che il mio modo di disegnare si sia sviluppato man mano, attraverso le influenze di tutto quello che mi piace e che, inconsciamente, ho assorbito e rielaborato negli anni.
Mi piace lavorare con colori accesi e ombre marcate ma continuo a sperimentare, provare cose nuove offre sempre spunti interessanti.

Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
Mi piace avere un sottofondo quando lavoro e la musica mi accompagna spesso. La scelta varia in base a quello che sto disegnando e un po’ anche al mood del momento.
Nella fase iniziale del disegno però, quando non ho ancora ben chiaro cosa fare, preferisco il silenzio. 

Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: hai progetti per il futuro? E se sì, ti va di darcene un'anteprima?
Grazie a voi. Come sempre ho un sacco di idee che mi frullano per la testa, anche se non so ancora quando le svilupperò. Tra le tante mi piacerebbe riprendere il progetto di un albo illustrato che è fermo da troppo tempo e illustrare un libro di poesie: Jacques Prévert e Alessandra Carnaroli sono in testa alla classifica.


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