Quando il sole cala, lasciando il posto a grevi vapori serali
Il pensionato che alloggiava al piano terra dello stabile di via Redipuglia 7, si chiamava Mario Bianchi e ne aveva sempre sofferto. Non gli piaceva il nome, il cognome e l’abbinata. Per questo, fin da piccolo si era fatto chiamare Walter e così stava scritto sul campanello di casa e sulla cassetta della posta.
Al secondo piano dello stesso stabile viveva una casalinga di nome Mariangela, ma pure lei non andava d’accordo con il proprio nome, soprattutto se accompagnato al cognome da nubile: Caduta. Si faceva chiamare Meg perché così aveva sentito in TV. “Fa più figo” aveva detto al marito, un povero uomo che dopo essere andato in pensione si dedicava a svariate attività pur di rimanere fuori di casa, lontano dalla moglie, dalle sue camicie a quadrati bianchi e neri e dalle richieste incessanti di pitturare di rosso l’entrata.
Al terzo piano ci stava una signora bionda che aveva raggiunto prematuramente la pensione e anche la vedovanza. Di nome faceva Gloria e di cognome Bella. Ed era bella sul serio, su di lei i sorrisi prendevano forme poliedriche, come origami.
Un mattino di primo autunno, sotto casa si fermò il furgone di un corriere. Il signor Mario Bianchi in arte Walter s’affacciò sul balcone e appoggiando i pugni sul cordolo della ringhiera gridò rivolto al corriere:
“Ehi tu! Non puoi parcheggiare lì. È privato”.
Il corriere, un uomo di colore, osservò l’uomo e l’indirizzo sul pacco.
“Devo solo consegnare questo pacco. È lei Gloria Bella?”
“Mi prendi per il culo? Ti sembro una donna. Io mi chiamo ‘Uolter’. Consegna in fretta e sparisci, altrimenti chiamo i vigili”.
“Ma che vuole? Che le ho fatto?” borbottò il corriere.
“Sparisci! E sorridi un po’, fai vedere i denti bianchi, di bello avete solo quello” gridò Uolter.
Sentendo questo diverbio, Mariangela Caduta si affacciò alla finestra.
“Che succede?”
“Niente…è il corriere”.
“Quel negro di merda!” gridò chiudendo la finestra.
Il corriere salì al terzo piano, consegnò il pacco a Gloria Bella e lei gli regalò un sorriso che pareva essere a cinque dimensioni.
Una pomeriggio di pieno autunno, quando il sole era ormai calato da un pezzo, lasciando il posto a grevi vapori serali, un corriere arrestò il proprio furgone nel parcheggio davanti allo stabile di via Redipuglia 7. Aprì il portellone e prese due pacchi. Uno era indirizzato al signor Mario Bianchi in arte Walter, Uolter per gli amici: sfruttando la discrezione del web aveva ordinato dei rimedi per tenere su la dentiera o sorreggere qualcos’altro. Il secondo pacco era per la signora Mariangela Caduta. Anche lei aveva ordinato qualcosa per sorreggere seno e gambe, con la speranza di riattivare le fantasie del marito, sempre di più assente.
Il corriere, dopo aver preso i pacchi si infilò una maschera da clown, suonò il campanello, salì le scale e quando Uolter si affacciò alla porta non gli lasciò nemmeno il tempo di sorprendersi. Con un solo colpo di pistola gli squarciò il viso.
“Volevi vedermi sorridere, no? Ecco fatto”.
Gli sparò un altro colpo in pieno petto, giusto per non lasciare il lavoro a metà.
Salì al secondo piano, la signora Mariangela era già sull’uscio e lui, con una spinta la riportò in casa. Con tre colpi di pistola tracciò una diagonale sulla camicia a scacchi.
“Tris perfetto!” esclamò.
Dalla cucina spuntò il marito, quel giorno non era andato a pescare e nemmeno a giocare a briscola alla baita degli alpini. Gli puntò contro la pistola ma poi si fermò e la nascose in una sacca.
“Adesso sei libero”.
Il novello vedovo, con gli occhi spalancati come un gufo e le mandibole disarticolate, indeciso se gridare o fingere di svenire, scelse la terza soluzione.
“Grazie”.
Adesso era veramente libero, poteva dire addio alle canna da pesca, alla briscola con i vecchi rimbambiti, al cotone nelle orecchie, a tutte le occupazioni che lo tenevano lontano da casa e distante dalla moglie.
Si chinò sopra di lei.
“Hai visto? Adesso le pareti dell’entrata sono rosse, come volevi tu. Sei contenta?”
Il corriere scese le scale, incrociò Gloria Bella, le sorrise, anche se indossava la maschera e tornò a bordo del furgone. Erano le 17.30 del 31 ottobre, aveva altre vendette da portare a termine.
© Paolo Perlini
© illustrazione di Ilaria Apostoli