Scritto da Maurizio Paolo Porcaro -
- Illustrato da Gianluca Azzena
Un fantastico microbiota
Cara Prevotella*,
ieri, nel nostro distretto intestinale, è successa una cosa davvero divertente. Come hai giustamente notato anche tu, Ludovico, l’uomo in cui abitiamo, negli ultimi tempi non fa altro che ingozzarsi di zuccheri. Noi crediamo che sia piuttosto stressato, ma non riusciamo a capire perché. Abbiamo provato a mandargli dei segnali per farlo smettere, ma non ci dà retta, come non dà retta a voi. Sembra che proprio non li colga, oppure, come dicevi tu, che addirittura li ignori di proposito, con l’unico risultato che stiamo peggio tutti quanti: noi e lui stesso. Così abbiamo pensato di fargli uno scherzo. Ci siamo messi d’accordo con i Saccaromiceti per lasciarli moltiplicare all’impazzata, anche se per un tempo limitato. Così, giusto per vedere cosa sarebbe successo. Sai che quelli producono etanolo dalla fermentazione degli zuccheri. Beh, appena gli è entrato in circolo l’alcol, è stato come se il nostro Ludovico fosse di colpo ubriaco. Anzi, tutti hanno pensato che si fosse ubriacato davvero, probabilmente anche voi. E invece no! Non aveva bevuto nemmeno un goccio, il poveretto. Nessuno di noi si aspettava una cosa del genere: non fino a quel punto, almeno. Tanto per cominciare ha litigato con la moglie già a colazione. Quella, che gli era seduta proprio di fronte, gli ha sentito il fiato ed è esplosa. Ha cominciato a insultarlo, a dargli dell’alcolizzato. Lo sventurato non si capacitava, figurati. Si è addirittura offeso. Ha preso la porta tutto arrabbiato. Barcollava davvero, però. E così, appena salito in auto, ha fatto un piccolo incidente nel fare manovra. Non era ancora niente. Arrivato in ufficio, ne ha combinate di tutti i colori. Non sto neanche a dirti: dagli apprezzamenti pesanti alle colleghe, le quali ovviamente lo hanno preso a schiaffoni, alle battute fuori luogo ai clienti, con conseguente lavata di capo da parte del suo superiore. Ciliegina sulla torta, al ritorno verso casa lo fermano i Carabinieri: battutone anche a loro, ovviamente. Così quelli si insospettiscono e gli fanno l’alcol test. Morale della favola: una multa bella salata e ritiro della patente per sei mesi. Alla fine, ha pure dovuto chiamare la moglie per farsi venire a prendere: immaginati quella!
Ho cercato di strapparti una risata, cara amica, perché mi è molto dispiaciuto venire a sapere quanto la situazione sia difficile nel vostro distretto per via di questa mancanza cronica di fibre. Il testone che ci ospita mangia solo proteine e zuccheri, lo so eccome, e mi hai ben spiegato quanto questo complichi la vita soprattutto a voi. Penserai quindi che ridere e scherzare non serva a nulla. Eppure, non è sempre così. Da questo episodio, per esempio, possiamo imparare molte cose. Innanzitutto, ci deve far riflettere su cosa possiamo fare se collaboriamo e ci mettiamo una buona volta d’accordo tra noi. Ti lamentavi giustamente di quanto sia frustrante cercare di comunicare con lui e spingerlo verso un’alimentazione più corretta. Dicevi che siamo impotenti, che in definitiva non abbiamo nessun mezzo per indurlo alla ragione, se non gli estremi rimedi. Ebbene, questo può essere un mezzo! Perché no? Ogni tanto possiamo farlo ubriacare, così, a sorpresa. Alla fine, gli verrà bene il dubbio di avere qualcosa che non va; andrà dal medico, vedrai; gli faranno fare degli esami: lo convinceranno a mangiare meno zuccheri e più fibre, non dubitare. E se non funziona nemmeno questo, chissà che cos’altro ci possiamo inventare. Basta unire gli intenti, avere una strategia comune. Cosa sarebbe, d’altronde, questo signore, senza di noi? Pensaci! Gli verrebbero a mancare un sacco di sostanze: morirebbe di stenti!
Non dobbiamo dunque abbatterci, cara Prevotella, ma pensare alla forza che abbiamo e a quante cose possiamo ancora fare insieme. Ti ricordi di quando abbiamo colonizzato questo intestino? Dell’emozione che abbiamo provato appena arrivati, trovandoci davanti questa infinita galleria? Eravamo così in pochi, allora! Ci chiedevamo se ce l’avremmo mai fatta a popolarlo tutto: ci sembrava impossibile, ricordi? Ebbene, guardaci adesso: siamo trilioni di trilioni! E funzioniamo come un orologio, nonostante tutto! Siamo un fantastico microbiota, diciamolo! Ma proprio per questo, amica mia, non dobbiamo cedere alla tentazione di ricorrere agli estremi rimedi. Non è la soluzione, credimi. Non dobbiamo dar retta ai patogeni: quelli vogliono solo sfasciare tutto, come sempre. Ma noi no. Noi siamo chiamati a fare qualcosa che va ben oltre noi stessi: viviamo negli uomini per farli stare bene, non ce lo dobbiamo scordare mai. E ci occorre sopportarli, anche se a volte sembrano remarci contro.
Lo so cosa pensi, Prevotella: non è sempre facile. Prendi il nostro Ludovico, per l’appunto: vogliamo parlare dei suoi aperitivi con gli amici? Di come si pavoneggiano l’uno con l’altro mentre ci rovesciano addosso schifezze? Ma l’uomo è accecato dal suo ego, lo sai bene! Non riesce ad afferrare che, come ognuno di noi, è soltanto la piccola tessera di un immenso mosaico: no, anzi, lui crede di essere il mosaico tutto intero! Non si rende minimamente conto che tutti gli altri esseri viventi, i funghi, le piante, gli altri animali, noi stessi lo sopportiamo con amorevole compassione. Persino lo striminzito geranio che lascia morire di sete sul suo balcone lo compatisce, e anche il suo cane, che lui crede di aver addestrato, gli obbedisce per compassione.
Ma quindi, amica mia, ecco qual è il punto. La nostra compassione deve sempre essere “amorevole”, non dobbiamo lasciare che scivoli nel disprezzo e, di lì, nella tentazione di “fargliela pagare”. E questo perché l’uomo soffre già di suo. Soffre più di quanto noi ci possiamo mai immaginare. Guarda il nostro Ludovico: lo vedi che non trova mai pace, che non è mai davvero tranquillo. L’uomo è fatto così, nessuno sa il perché. Forse è un’aberrazione della natura, forse è stato dotato di un cervello che va troppo oltre la sua capacità di governarlo. Non sta a noi capirne il motivo. Fatto sta che dobbiamo mantenerlo in salute, per quanto ci è possibile: è questo il nostro compito. Ben venga perciò fargli degli scherzi che lo inducano a comportamenti più sani, ma dobbiamo farlo con molta attenzione e misura.
Non c’è bisogno, tra l’altro, che ti ricordi cos’è successo l’ultima volta che abbiamo ceduto ai patogeni. Quanti amici, quanti cari abbiamo perso! E la cura? Che è stata quasi peggio della malattia? Tutti quegli antibiotici! È incredibile che qualcuno di noi sia riuscito a sopravvivere. Anzi, ha davvero del miracoloso che noi due siamo ancora qui a poterlo raccontare. Come vedi, quindi, anche se vogliamo considerarla dal punto di vista puramente egoistico, la reazione violenta non fa comodo nemmeno a noi.
Mi perdonerai allora se torno a scherzare per un momento, ma Santa Crusca benedetta! Dov’è finita la Prevotella piena di ottimismo che conoscevo? Troveremo una soluzione, in un modo o nell’altro, fidati! Convinceremo quest’uomo a mangiare più fibre, stanne certa! Arriveranno anzi tante di quelle fibre che non saprai più dove metterle. E allora ti lamenterai che sono troppe. Perché la verità è che sei invecchiata, come lo sono io. Ma facciamo pur sempre parte di un fantastico microbiota, non te lo scordare. E vedrai che supereremo anche questa.
Su col morale, dunque! E coraggio!
Con affetto,
Roseburia*
*Prevotella copri e Roseburia intestinalis sono batteri comunemente presenti nel microbiota intestinale umano.
© Un racconto di Maurizio Paolo Porcaro - Illustrato da Gianluca Azzena - Editing di Paolo Perlini
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