Cana senza nome | Racconti Indigeribili

Cana senza nome | Racconti Indigeribili

Scritto da Maristella Tanzi
 - Illustrato da Kornelia S -


Cana senza nome

Io so solo che molte parole sono partite. 
Io credo partite quelle preziose. Sono con me ora, poche.
Io dico che le parole sono andate a cercare la Donna Grande, ma ancora non tornano.  

Non ritorna mai niente, nessuno.
Forse dormono anche parole. 

La Donna Grande si è messa a dormire tanti giorni. Io ho aspettato i giorni tanti tanti , ma è venuta la sete ed è venuta la fame ed io sono andata in cerca e mi sono persa e io non ho trovato più la strada della Donna Grande. 

Io so che io e la famiglia nuova ora giochiamo nel verde alto. 
Saliamo sulla cima della pietra alta alta e per gioco lasciamo le forze del corpo e rotoliamo nel verde che è sotto. Io credo vallatah.
Io non sono come la famiglia, non ho quella che dico coda, il mio pelo è poco, solo sulla testa è tanto e lungo e c'è un po’ di pelo scuro tra le zampe di sotto dove è la bocca che fa sangue ogni tanto, tra le zampe di sotto. 
Ed è rimasta una parte di una pelle sottile, che non è pelle e non è mia, staccata dal corpo, larga bianca un poco rossa, dove è Coco Colo, io penso, sopra la pelle che è attaccata al duro. Io credo che il duro è oxso .  
Le zampe di sopra sono deboli. Però sono precise, io credo.
La mia pelle staccata dal corpo è troppo corta ma va bene per rotolare nel verde, è un po’ come il pelo, ma la bocca che fa sangue ogni tanto e la cosa che io dico forse pancia è in disordine, quindi pietra, verde secco e, io penso, la spina, fanno male sempre alla pelle più morbida, dove il pelo è troppo poco, io dico culo.
Devo fermarmi dal gioco delle forze lasciate, qualcosa entra nelle zampe di sotto dove si piegano  e dove si piegano fanno sangue anche loro adesso come la bocca tra le zampe di sotto.  
Allora la famiglia, che è molta, scuote la coda , che io non ho coda, si avvicina e mi spinge forte ma non cattivo, mi solleva da dove sono i sassi e la spina : ora siamo animale unito che corre con tante zampe e tanti occhi e tante code ma non la mia. 
Io dico gioia. 
Mi portano, a volte intorno me solo aria, a volte la mia pancia sul dorso dei miei fratelli, zampe di sopra e zampe di sotto fanno un cerchio, io credo, sui fratelli. 
Mentre siamo uno, arriva questa che è famiglia, ma non è famiglia, io dico cana senza nome.
Diversa ma uguale ai miei fratelli. Da lei è sicuro venuta la fame, qua e là non ha pelo, neanche pelle sottile, staccata dal corpo Coco Colo, i suoi occhi sono rossi e liquidi, quelli che io dico denti fanno sangue: vedo bianco e vedo rosso. 
Io ho paura, la famiglia no. 
Quella che io dico cana ci sta chiamando.
La famiglia dice seguiamo, sono ancora portata, le mie zampe di sotto e di sopra non toccano terreno, raggiungiamo un buco grande in una pietra alta alta. 
Io vedo buio e vedo freddo, io sento un piccolo grido, che è uno ed è molti. 
Sono i suoi figli. 
Sono sporchi, niente pelo, piccoli. 
Io dopo vedo questi figli e cambiano forma. Sono tanti, poi pochi, poi tanti, poi pochi. 
E cambiano sempre più piccoli, sempre più piccoli, sempre più piccoli e io non capisco questo che dico mistero
Io so solo che vogliono il mio pelo, quello sopra la testa, come nido. Senza, si metteranno a dormire, dormire, dormire, come la Donna Grande. 
Intreccio il mio pelo con la fine delle mie zampe di sopra, che sono precise, io dico: il nido è pronto. 

 
© Un racconto di Maristella Tanzi - Illustrato da Kornelia S - Editing di Chiara Bianchi


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