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Da almeno quindici anni il mio giorno preferito è il venerdì.
In questo giorno può succedere qualsiasi cosa ma nulla riesce a scalfire il piacere del venerdì sera, cioè l’idea che la settimana è finita. Un giorno che arrivo quasi a preferire al rilassante sabato e alla malinconica domenica, un giorno in cui sarei disposto a fare qualsiasi cosa.
Ma non tutti i gusti sono uguali, infatti, secondo Davide Bacchilega, i romagnoli preferiscono il mercoledì: per ammazzare.
I romagnoli non sono gente normale, lo si capisce da come parlano, dalla loro allegria, dal nome stesso della regione e quindi è un bel posto per ambientarci un romanzo, i personaggi non mancano. Davide Bacchilega ci ha trovato un giornalista di nome Stefano, che ama trascorrere il tempo a fare la coda, non importa quale, e cerca una casa e forse anche una compagna. Vorrebbe provarci con Valeria, anche se non sa stimare se il suo sedere corrisponda ai propri parametri di bellezza. Ma è proprio lei, Valeria, a stabilire che secondo le statistiche il mercoledì è il giorno in cui ci sono più omicidi.
Ci sta Raul, un pugile ex campione europeo che cerca riscatto. Ci sta il playboy della truffa, Ruben, uno che riesce a trasformare qualsiasi situazione in un’opportunità. C’è Irma, la poetessa lesbomistica e suo zio Ermes Donati che gestisce una sala da poker clandestina. Intorno a questi vortica un esercito di comprimari, attori non protagonisti, faccendieri, cinesi, agenti letterari.
Il romanzo inizia di giovedì e non abbiamo modo di sapere se il giorno precedente ci sia effettivamente stato un omicidio.
Termina sette giorni dopo, sempre di giovedì, e l’omicidio sembra maturare, sta in agguato, è sempre lì sospeso, una precarietà che ti invoglia a girare le pagine per fare la conoscenza dei personaggi, addirittura amarli, odiarli, parteggiare per l’uno o per l’altro.
Stefano, che pare essere destinato a rimanere tutta la vita a fare il redattore culturale di Romagna Sera, e inventarsi titoli e sottotitoli, alla fine risulta essere il più scaltro di tutti. Valeria è ricca di aneddoti sportivi di cui trova sempre una morale. Ruben il playboy è uno che non si fa scrupoli ma se li fa bene, come dice lui:
“Il mio armadio è pieno di scheletri, ma vestiti da dio”.
Le poesie lesbomistiche di Irma sono uno spasso, come le sue insistenze per avere una recensione sul Romagna Sera e pure cinquemila euro dallo zio Ermes, un uomo che tiene un cane che si chiama Arrigosacchi, vive in una realtà tutta sua di cui si è fatto la legge e si giustifica dicendo:
“Non sono stato io a creare il mondo così. Me lo sono trovato già fatto”.
Raul Chiodi, il pugile, ha una sua unità di misura è sta racchiusa in tre minuti, il tempo che passa tra il suono delle campane.
“I pugili pensano per tagli di tre minuti”.
E sul ring si trova bene, lo trova un mondo più facile da gestire, con delle regole chiare, in fondo “La boxe è un mondo perfetto. Specialmente quando si perde”.
"I Romagnoli ammazzano al mercoledì" è un elogio del cinismo perché dopo una lettura del genere rischi di non fidarti più di nessuno, nemmeno di te stesso, e se ti sei sovrastimato è meglio farci un pensiero, rimettersi in discussione.
È una parodia del genere giallo e pure della riviera romagnola. È tutto carico, eccessivo, sopra le righe, come in un’opera buffa.
Eppure sono sicuro che personaggi così esistono veramente, non sono completamente inventati e neppure troppo esagerati. Sono fin troppo veri e a volte, per rappresentare come si deve la realtà, serve qualche trucco, un aiutino, la luce corretta per far riflettere meglio i particolari.
I Romagnoli ammazzano al mercoledì ma gli altri giorni non se ne stanno con le mani in mano. Davide Bacchilega, ad esempio, li usa per scrivere.
Titolo: "I romagnoli ammazzano al mercoledì"
Autore: Davide Bacchilega
Editore: Las Vegas
Collana: I Jackpot
Pagine: 270
Uscita: maggio 2014
Acquista su: Amazon
© Paolo Perlini