Il demone in noi | Sabahattin Ali

Il demone in noi | Sabahattin Ali

Un amore inquieto nella Istanbul degli anni ’30, tra sogni infranti, illusioni e il peso della realtà. Il demone in noi di Sabahattin Ali è un viaggio nelle ombre dell’animo umano.
Recensione di Paolo Perlini

Nella Istanbul degli anni Trenta, una città sospesa tra modernità e tradizione sotto la guida di Mustafa Kemal Atatürk, le strade pulsano di fermento. Le riforme laiciste stanno trasformando il volto della società: le donne iniziano a emanciparsi, l’alfabeto latino sostituisce quello ottomano, e nei caffè si discute animatamente sul futuro della giovane Repubblica Turca. Un Paese che guarda all’Europa con ambizione, ma anche con esitazione. Come dice Nahit, uno dei protagonisti: 

«Questa non è l’Europa. È vero, vogliamo somigliare all’Europa, ma andiamoci piano.»

Ma la nostra attenzione si sposta su un traghetto che scivola lungo il Bosforo. Ömer, giovane intellettuale inquieto, conversa proprio con l’amico Nahit quando, per caso, incrocia lo sguardo di Macide, una studentessa di pianoforte del conservatorio. Immaginate il suo turbamento, il cuore che accelera, lo stomaco in subbuglio. I suoi occhi la cercano tra gli spruzzi argentati dell’acqua, tra le battute dell’amico, tra il vociare del traghetto. Poi, una volta a terra, la confusione della città – i venditori ambulanti, il via vai di lavoratori e studenti – lo distoglie per un attimo, ma quella visione gli è ormai entrata dentro.
L’incontro con Macide non si perde nel caos della metropoli. La giovane viene da Balıkesir, vive dalla zia Emine per poter studiare musica, e Ömer scopre di conoscerla già, essendo la donna una sua lontana parente. Inizia così a frequentare più spesso la casa della zia, cercando di avvicinarsi a Macide. Quando il padre della ragazza muore e lei si ritrova senza mezzi per mantenersi, Ömer le offre rifugio nella modesta pensione dove vive. Per evitare scandali, la presenta a tutti come sua moglie e la introduce nella sua cerchia di amici bohémien, un gruppo di intellettuali, scrittori e giornalisti che animano le notti di Istanbul con dibattiti accesi e sogni di cambiamento.

Macide rimane delusa da questo ambiente: si rende conto che la maggior parte delle persone nella cerchia di Ömer sono brave principalmente in tre cose: parlare, bere e sparlare dei colleghi più talentuosi.
Nel frattempo, la precarietà economica si insinua nella vita della coppia. Ömer lavora all’ufficio postale, ma il suo impiego è insignificante e mal pagato. Il denaro scarseggia sempre e, in un ambiente dove la sopravvivenza sembra dipendere dalle risorse economiche, la situazione diventa insostenibile. Alla fine, spinto dall’amico Nihat, Ömer compie un gesto spregevole nei confronti di un collega che gli era sempre stato benevolo.
Mentre le illusioni si sgretolano, Ömer si convince sempre più che il suo malessere sia causato da un demone interiore, un’ombra oscura che lo consuma dall’interno. Ma è davvero così? O piuttosto, come si legge nel romanzo, «Il demone in noi non è che una scappatoia, e nemmeno troppo furba! In noi non c’è un demone. In noi c’è incapacità. Pigrizia. Indecisione. Ignoranza. E una cosa ancora più tremenda: la tendenza a evitare di guardare in faccia la realtà».

Ömer stesso lo ammette: «Quant’è facile farmi tirare di qua e di là a piacimento. Non mi sono mai abituato a usare la forza di volontà». E Macide ne è altrettanto convinta: «Addirittura, se gli avesse chiesto: “Perché mi hai sposato?”, era certa che la risposta sarebbe stata: “Ti ho vista e non ho saputo resistere!”».

Macide è forse il personaggio più affascinante del romanzo. La sua delusione cresce gradualmente, fino a quando l'incontro con Bedri – l’insegnante di musica che anni prima aveva riconosciuto il suo talento e che è anche un caro amico di Ömer – le fa comprendere ciò che davvero le manca nella sua relazione.
In questa Istanbul a tinte chiaro scure, immersa nei contrasti di un’epoca di trasformazione, Macide e Bedri sono gli ultimi spiragli di luce: proprio come il sole che, prima di tramontare, illumina per un ultimo istante la cupola di una moschea, portando con sé una promessa di qualcosa di diverso, forse di migliore.

«Bontà non significa non fare del male a nessuno, ma non avere dentro di sé il germe che spinge a fare del male.»

Titolo: Il demone in noi
Autore: Sabahattin Ali 
Traduzione: Nicola Verderame
Editore: Carbonio
Pagine: 288
Pubblicazione: dicembre 2024


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