Jo Güstin gioca con la luce, ma non quella che conforta. Qui la luminosità è accecante, mette a nudo la crudeltà del mondo, costringe a guardare senza filtri le storture della società.
Recensione di Paolo Perlini
9 storie luminose in cui il bene è il male è un titolo ingannevole, quasi ironico, perché queste storie luminose non portano chiarezza, ma svelano l'orrore nella sua forma più pura. È una luce impietosa, che lascia dietro di sé ombre ancora più oscure.
La prima parte del libro ci trascina nel buio. Qui, l’orrore non è mai gridato, ma insinuato, spalmato sulle pagine con un sarcasmo crudele, quasi insopportabile. Sembra suggerire che il male sia così radicato da non necessitare spiegazioni o giustificazioni: chiunque guardi con attenzione può vederlo, se solo vuole.
Si passa dalle giovani e inconsapevoli prostitute ai bambini soldato, ai bambini stregone.
Conosciamo posti dove gli abitanti del villaggio portano al polso orologi che non segnano mai l’ora giusta: chi li possiede è troppo povero per cambiarne la pila, ma troppo fiero per farne a meno. Attraversiamo villaggi dove il cielo tuona ma rimane asciutto e troviamo un piccolo genio che sa contare senza aver mai imparato a farlo. Si arriva in luoghi dove turisti poveri di melanina ma ricchi di euro cercano piacere e giovinezza. Posti ricchi di magia, e questa, come si sa, è solo un trucco.
Poi l’orrore sfuma, si dissolve, la violenza si allontana e qui la penna di Güstin diventa quasi sprezzante, tagliente nella satira sociale. Se prima raccontava un Camerun martoriato, ora ne mostra un altro volto: quello delle élite, che tratta i cani come dei giocattoli e le donne si muovono con disinvoltura in ambienti di prestigio. La luce, in questa parte del libro, sembra più
brillante, più leggera. Ma è davvero così? O è solo un’altra forma di oscurità, mascherata da benessere?
Non è una lettura che consola, ma una che inquieta e costringe a interrogarsi. Jo Güstin scardina certezze e mette il lettore di fronte a una verità scomoda: a volte il bene e il male si scambiano di posto, e non sempre è facile riconoscerli. La luce di queste storie non è una rivelazione che porta chiarezza, ma una lama che separa, mette a nudo e, così facendo, genera nuove oscurità. Forse, in questo gioco di opposti, Jo Güstin ci suggerisce che non esiste una verità assoluta: c’è solo ciò che vediamo e ciò che scegliamo di non guardare.
Titolo: 9 storie luminose in cui il bene è il male
Autrice: Jo Güstin
Casa editrice: Il ramo e la foglia edizioni
Traduzione: Luca Bondioli
Pagine: 96
Pubblicazione: novembre 2024
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