Spionaggio, amori proibiti e un’isola che è stata un inferno sulla terra. Goran Marković intreccia storia e finzione ne Il trio di Belgrado
Recensione di Paolo Perlini
Lawrence Durrell, futuro autore del Quartetto di Alessandria e instancabile giramondo, approda a Belgrado con la fidanzata Eve Cohen. Nel tempo libero si dedica alla “pesca con l’amo”, un passatempo che, guarda caso, nasconde la sua ben più impegnativa attività di spionaggio. Come ogni buona storia di intrighi, c’è anche una relazione proibita: quella con Vera, la sua insegnante di serbo-croato, il cui marito, Bora Tankosić, ha avuto la sfortuna di finire a Goli Otok, l’Isola Calva. Un nome pittoresco per un luogo che di pittoresco aveva ben poco: tra il 1949 e il 1956, il regime di Tito lo trasformò in un inferno di torture, punizioni e follia.
Goli Otok non era un semplice campo di prigionia, ma un esperimento di crudeltà umana su scala industriale. Un'isola arida, bruciata dal sole d’estate e sferzata dalla bora d’inverno, dove i prigionieri, in una macabra spirale di terrore, venivano costretti a diventare i carnefici dei loro compagni di sventura. Solo alla fine degli anni ’80, grazie a testimonianze, documenti declassificati e ricerche storiche, si è iniziato a far luce su ciò che accadde davvero in quel luogo dimenticato dagli dèi e, per lungo tempo, anche dagli uomini.
Eppure, nonostante questo scenario da incubo, Il trio di Belgrado è un romanzo avvincente, con il ritmo di un thriller e un’intricata rete di lettere private, diari segreti, messaggi in codice e rapporti di polizia. Goran Marković ha attinto a una vasta documentazione, tra cui il diario di Dragica Vasiljević, un'ex prigioniera di Goli Otok, e molte altre testimonianze, ricostruendo anche le conversazioni e il carteggio cifrato tra Durrell e l’MI6.
Goran Marković inizialmente voleva girare un film su questa storia, poi ha deciso che fosse meglio scrivere un libro. E meno male: Il trio di Belgrado è un viaggio intrigante e paradossale, dove persino il dramma della storia si colora a tratti di quell’umorismo sottile e disincantato che sembra uscito da un romanzo di spie british. Il ritratto che Marković fa di Lawrence Durrell (da non confondere con il fratello più giovane, Gerald) è così appassionato che non si può fare a meno di innamorarsene. E perdonargli tutto. Lo dipinge come un uomo travolto dalla passione, tanto per la letteratura quanto per la vita. Non è un freddo stratega del mondo dello spionaggio, ma piuttosto un sognatore che si lascia guidare dall'istinto e dal desiderio, anche quando questo lo porta a decisioni sconsiderate.
Del resto, chi può dire con certezza se Durrell fosse davvero una spia? Forse sì, forse no, ma il punto è un altro: Marković ce lo racconta così bene che non si può fare a meno di crederci. E, in fondo, non è questo il bello della letteratura?
Titolo: Il trio di Belgrado
Autore: Goran Marković
Casa editrice: Bottega errante edizioni
Traduzione: Enrico Davanzo
Pagine: 224
Pubblicazione: 2025
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