Come arcipelaghi | Caterina Perali

Come arcipelaghi | Caterina Perali

Un romanzo che parla di donne e di scelte, ma anche di cura, di connessione e di nuove forme di famiglia.
Recensione di Paolo Perlini

Con "Come Arcipelaghi", Caterina Perali conclude la sua Trilogia della casa di ringhiera offrendoci un romanzo che esplora con delicatezza e profondità il significato della maternità, della cura e delle relazioni umane. Ambientato nella Milano contemporanea, il libro intreccia la vita della protagonista Jean con quella di Chiara e di altri personaggi che popolano il microcosmo della casa di ringhiera.
Jean è una donna che vive di routine: un’ora di diretta Instagram a settimana, una relazione tiepida e a distanza con Carlo, e un’esistenza apparentemente appagata da una narrazione che si è costruita per gli altri. L’arrivo di Chiara, una vicina determinata a diventare madre attraverso la fecondazione eterologa, rompe questo equilibrio. Jean, inizialmente osservatrice curiosa, si ritrova coinvolta in un percorso emotivo e pratico che la costringe a confrontarsi con le sue scelte di vita, le sue paure e le aspettative che la società impone alle donne.
Osserva il viaggio della sua nuova vicina: «Chiara sta separando la procreazione dall’atto sessuale, ricevendo sperma senza provare piacere. Sta scindendo il desiderio di maternità dal desiderio carnale. Come una Madonna atea sta portando la relazione tra uomo e donna a non essere più l’unica condizione necessaria per avere figli».
In parallelo, la narrazione mette in luce altre forme di cura e di generatività, come quella della signora Adele, che si prende cura delle piante del ballatoio. «La signora Adele sta facendo il giro del ballatoio. La seguo con gli occhi mettere il concime nei vasetti delle nostre piante bisognose». Questo gesto apparentemente semplice diventa una potente metafora: proprio come Chiara e altre donne ricevono aiuto per generare vita, le piante delle vicine fioriscono grazie all’aiuto di Adele. 

La casa di ringhiera, con il suo ballatoio, è un luogo fisico e simbolico dove le vite individuali si intrecciano, til privato diventa collettivo. «Mi piace guardare gli altri quando si prendono cura delle piante del ballatoio. Ognuno coltiva un pezzetto di ringhiera trasformando un perimetro individuale in una bellezza collettiva. Un pezzetto diventa un orizzonte. Uno diventa mille».
Questa riflessione della protagonista riassume il senso di comunità che permea il romanzo, dove ogni azione individuale ha il potere di creare qualcosa di più grande.

La scrittura di Perali è precisa, capace di affrontare temi complessi con leggerezza e ironia. Jean guida il lettore in una riflessione sulla maternità e sull'identità femminile, ma anche sulla solitudine e sull’importanza delle relazioni. 
«Da quando avevo conosciuto Chiara tutto sembrava girare attorno alla presenza o all’assenza di figli. Ci sono davvero così tante donne che vogliono diventare madre o ero io ad essermi accorta soltanto adesso della loro esistenza?».

"Come Arcipelaghi" non offre risposte definitive, ma invita a riflettere. È un romanzo che parla di donne, ma non solo per le donne: tocca corde universali, esplorando cosa significhi essere autentici in un mondo che spesso ci spinge verso l'omologazione. È un invito ad ascoltare, a rispettare le scelte altrui e a confrontarsi con le proprie contraddizioni.
Un invito a seminare dubbi e farli germogliare: io me ne sono posti tanti e non li ho ancora risolti.

«Siamo arcipelaghi nel mare dell’esistenza, l’acqua che ci schizza addosso è la stessa per tutti. Cambia solo il vento. Non avere rapporti con gli altri è un lusso, è un’illusione, anche se continuiamo a farlo».

Titolo: Come arcipelaghi
Autrice: Caterina Perali
Casa editrice: Neo edizioni
Pagine: 176
Pubblicazione: 2 ottobre 2024
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