Conversazioni (immaginarie) per sentirsi meno soli al mondo
Recensione di Chiara Bianchi
Ci sono personaggi che muovono l’immaginario collettivo e lo elevano a potenza del ricordo. Haydn Middleton con La ballata di Syd e Morgan, edito da Edizioni di Atlantide e tradotto da Luca Fusari, rende possibile un incontro improbabile tra «lo stregone in prosa e l’incantatore in musica», ovvero Syd Barrett voce indimenticata dei primi Pink Floyd e E.M. Forster, autore inglese edoardiano i quali romanzi sono giunti fino a noi (Passaggio in India; Camera con vista).
E se la grande narrativa, insieme alla musica e allo sport, rendono la vita più sopportabile, anche immaginare due autentici antipodi, per epoca di appartenenza, a confronto può dimostrarsi un esperimento letterario niente male!
Middleton ambienta l’incontro tra Syd e Morgan nello studio dello scrittore all’interno del King’s College. L’anziano uomo si trova a dover accogliere un giovane di cui non sa nulla, se non che deve recuperare un quadro, probabilmente nelle mani dello scrittore, venduto qualche anno prima, prima di cosa? Prima che la musica rovinasse tutto.
Il fatto che nel titolo ci sia la parola “ballata” non è casuale. L’antefatto è già accaduto: Syd è lontano dalla musica, Morgan è alla fine della sua esistenza. Nell’interpretare il dialogo tra questi due personaggi memorabili, Middleton racconta una storia di solitudini umane, di arte, di morte e di rinascite. E se, come nelle migliori delle ‘ballate popolari’ alla fine si annida una morale, qui c’è la riacquisizione di un’identità soffocata: Syd torna a essere Roger e Morgan torna a essere Edward.
«Ma hai capito qual è il punto? Una volta completata l’opera, il creatore si guarda indietro e si chiede, citando le tue parole: come accidenti ho fatto?»
Titolo: La ballata di Syd e Morgan
Autore: Haydn Middleton
Traduzione: Luca Fusari
Casa editrice: Atlantide edizioni
Pagine: 192
Pubblicazione: 2024
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