La ferrovia dello Sciliar | Andrea Piontkowsky

La ferrovia dello Sciliar | Andrea Piontkowsky

«Può il sospetto nascere dal nulla? È possibile che da un momento all’altro si passi dal nero al bianco?».  Certo che è possibile, soprattutto nei luoghi di frontiera.
Recensione di Paolo Perlini

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La mia prima frontiera, il luogo di confine in cui per la prima volta mi sono sentito straniero in patria, è stato il sud Tirolo, o per dirla in italiano, il Trentino-Alto Adige.
Nel 1916, con Tolomei alla guida, fu istituita una commissione speciale per ideare nomi italiani in questa regione. Attraverso tre decreti del 1923, 1940 e 1942, l'Italia fascista introdusse oltre diecimila nuovi nomi italiani. Diecimila nomi che abbiamo imposto: ne basta uno per farsi odiare o guardare con diffidenza.

È in questi anni che si snoda il romanzo di Andrea Piontkowsky, La ferrovia dello Sciliar, edito da Bottega Errante Edizioni casa editrice che si distingue proprio per la sua predilezione verso la narrativa di frontiera. 
Il romanzo ci trasporta in una piccola comunità dell'Alto Adige, dove si prevede la costruzione di una ferrovia di montagna destinata a collegare Bolzano alla Val Gardena. Potrebbe essere un piano di sviluppo economico e sociale per il pittoresco Fiè allo Sciliar, un luogo circondato da paesaggi incantevoli, ma che si rivela invece un terreno pregno di rivalità, trame oscure; un luogo che ti fa venire in mente quella frase fatta: “Tutto il mondo è paese”.
Sono due le imprese che si contendono il progetto, una italiana e una austriaca. Perché si sa, «I politici parlavano di cambiare il mondo a grandi parole. Gli ingegneri a grandi disegni».
Ma gli abitanti si oppongono con fermezza alla realizzazione della ferrovia, finché un episodio sconvolge la comunità: prima la morte di Josef Larch, la persona più irascibile e scontrosa della zona, e poi quella di Viktor Steiner, il parroco. 
Alcuni dettagli spingono l’ispettore Furlan di Bolzano a indagare sugli stranieri, sia italiani che austriaci. 

È un romanzo divertente che si trasforma in un giallo di periferia. Dalla coloritura di certi episodi e passaggi si comprende che l’autore deve averlo scritto con sano divertimento. Ed è sufficiente la lettura del prologo, una paginetta, per convincersi e lasciarsi prendere da questa storia che profuma di binari, traversine, acquasantiere e sterco di vacca.

«Nell’attimo in cui l’uomo ferma il passo per riprendere fiato, in quell’attimo sente in lontananza un fischio, un sibilo prolungato, che sale d’improvviso dal fondovalle. Nel medesimo istante, a pochi metri di distanza, una mucca che sta brucando nel prato solleva la testona, sorpresa dallo stesso suono e indecisa se scappare o restare a metter erba in pancia. In quell’unico, preciso istante è racchiusa buona parte dell’essenza di questa storia.»


Titolo: La ferrovia dello Sciliar
Autore: Andrea Piontkowsky  
Editore: Bottega Errante Edizioni
Pagine: 280
Pubblicazione:2023


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