Cenere in bocca | Brenda Navarro

Cenere in bocca | Brenda Navarro

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Le donne devono sempre scegliere cosa vogliono subire, o scegliere una libertà pagata a caro prezzo. Non è un caso, allora, che la protagonista di questo meraviglioso romanzo non abbia un nome.
Ce ne parla Maria Teresa Renzi-Sepe

Mi sono ritrovata tra le mani Cenere in bocca, questo meraviglioso romanzo di Brenda Navarro edito da La Nuova Frontiera, in un momento in cui ho visto declinare i temi del femminicidio e del patriarcato in tanti modi diversi. 

Il libro racconta la storia di una lei, della sua infanzia ricca di mancanze in Messico, della sua emigrazione in Spagna, del disadattamento, del suicidio del fratello Diego, di un ritorno in Messico pieno di sparizioni, fughe, decapitazioni. E allora nessun posto è più casa.

Brenda Navarro scrive tutto in una prosa molto intima, interna, che somiglia a un mormorio con sé stessi che qualche volta è un urlo. La traduzione in italiano di Gina Maneri rende il testo vivido e attuale.

Ma soprattutto, per me, Cenere in bocca racconta l’amarezza delle donne ridotte a strumento di servizio per la progenie o per l’ego dell’uomo turno. Una ferita genetica, una scure che si abbatte sulla protagonista, a partire dalla madre – fuggita dal Messico per evitare un destino di sudditanza fisica e mentale – che la lascia sola con i nonni e Diego e le dice: sii donna.

Le cose non migliorano quando lei e Diego si trasferiranno a Madrid dalla madre. Si trovano faccia a faccia con una Spagna razzista e misogina. Le donne sudamericane – chiamate panchitas, un termine dalla connotazione dispregiativa – vengono assorbite dal giro delle badanti, chiamate “cugine”. Senza diritti, sono le schiave del nuovo millennio: ricattate, deportate in case altrui, costrette a rinunciare a qualsiasi tipo di svago e ferie, persino al cibo razionato. L’Europa vista con gli occhi di una messicana è un quadro impietoso: l’incomunicabilità va ben oltre l’ostacolo della lingua, e l’individualità sfocia quasi nella violenza. La protagonista sente che ogni tentativo di imparare lingue è inutile. Non le serviranno per farsi capire di più, né per smettere di pulire il culo ai vecchi.  E così è quasi sparito l’essere umano e le sue necessità, i bisogni più semplici come la socialità, il sesso, il lavoro, le relazioni.

E infine c’è Diego. Diego che invece non supera mai l’abbandono della madre, Diego che non accetta la estraniazione dell’immigrato, Diego che non accetta e basta, e si toglie la vita.

Mia madre una volta mi disse che basta portare i pantaloni per diventare principi. Quello che accade nel mondo di Cenere in bocca non è concettualmente diverso da quello che ci sta intorno nella nostra Europa dorata: la protagonista vive in un mondo fatto di uomini a misura di uomini. E anche da sorella in lutto, la protagonista non riesce a non contemplare tutta la tragicità della sua subordinazione:

«Ero seccata. Come se con la morte di Diego cancellassero me. O mi dessero il posto che avevo sempre avuto: nessuno. Ero stata la sorella di Diego, il sostegno, il sacchetto di plastica che l’aveva contenuto sul volo Madrid – New York – Messico. […] Questo pensavo mentre aprivo la cassettina di legno e toccavo le sue ceneri. Solo un pochino, giusto per macchiarmi le dita. […] Poi entrò nonna e mi chiese se ero pronta per la novena. Per paura che vedesse Diego sulle mie mani, mi succhiai le dita. Mangiai mio fratello. Pensai che, se avessi chiesto a dio di rinascere, nessuno sarebbe stato d’accordo. Ma per Diego sì, lui l’avrebbero pregato di rinascere.»

Le donne devono sempre scegliere cosa vogliono subire, o scegliere una libertà pagata a caro prezzo. Non è un caso, allora, che la protagonista di questo romanzo non abbia un nome.


AUTORE: Brenda Navarro
TRADUTTORE: Gina Maneri
PAGINE: 192
PAESE: Messico
PUBBLICATO IL: 27/10/2023
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