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Storie ordinarie evocano il mondo del folklore, delle fiabe e dei cantori del tempo che fu. Parola di Margaret A.
Recensione di Chiara Bianchi
Vampiri, presenze spettrali, vendetta, possesso. Personaggi che guardano al passato dalla vecchiaia. Le nove storie della raccolta Il letto di pietra, tradotte da Federica Aceto e Chiara Manfrinato per Racconti Edizioni, ci portano negli Stati Uniti degli anni Sessanta, quando le donne dovevano farsi spazio in un mondo di uomini per essere scrittrici rispettabili. Il mondo di Alphinland inventato da Constance, un’anziana autrice di fantasy, è stato deriso dagli scrittori ma ha guadagnato una certa rispettabilità critica. Atwood ridicolizza il mondo di Costance con nomi sciocchi, fan-cosplay che discutono con sottospecie di draghi. Costance entra ed esce dal suo mondo, fa i conti con il passato: un tradimento e una donna che riappare dopo cinquant’anni riaprendo una ferita carica di nostalgia e dolore.
In Lusus Nature l’autrice ricalca il mito delle Metamorfosi di Kafka. Una ragazza subisce una mostruosa trasformazione e la famiglia cerca di aiutarla fornendole pane patate e sangue.
La storia che dà il titolo alla raccolta, Il letto di pietra, ha una curiosa genesi. Atwood è in crociera artica e per intrattenere gli altri passeggeri scrive questo racconto dai toni noir che ha come scopo quello di suggerire come farla franca con un omicidio a bordo della nave. È una storia di vendetta, di violenza sessuale che ci porta ancora negli anni Sessanta, con sullo sfondo l’artico.
Nonostante i temi freddi e tetri, la scrittura di Atwood, nitida e astuta, lascia ai lettori un sapore quasi divertito.
In sostanza, Margaret Atwood non delude mai.
Titolo: Il letto di pietra
Autrice: Margaret Atwood
Traduzione: Federica Aceto e Chiara Manfrinato
Casa editrice: Racconti edizioni
Pagine: 327
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