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L’intromissione del quotidiano nel fantastico. Così Amparo Dávila ci racconta i suoi personaggi: al di sopra della follia
di Chiara Bianchi
L’hanno investita del titolo di dama del cuento fantastico, in Messico e poi nel mondo, Amparo Dávila, scrittrice di racconti.
Grazie a Safarà editore, dopo l’uscita della prima raccolta dal titolo L’ospite e altri racconti (2020), si aggiunge, concludendo la produzione in forma breve di Dávila, Morte nel bosco e altri racconti, nella traduzione di Giulia Zavagna.
Dentro il mondo fantastico, raccontato da Dávila, appare costantemente l’universo del quotidiano carico di elementi estranei che creano un turbamento tanto nei personaggi che in chi legge. Non mancano scenari in cui i personaggi sono esseri solitari e silenziosi che affrontano l’irruzione della loro quotidianità da parte di strani elementi che li portano a cadere nella follia e nella disperazione.
In alcuni racconti prevale la dimensione onirica e psicologica, spesso immersa in un contesto di insonnia che sfocia in nervosismo o ansia. Chi legge partecipa alle incertezze e alle paure dei personaggi, riuscendo a raccogliere qualche frammento della propria vita.
La narrativa di Dávila è introspettiva. Si percepisce che per il narratore l'evento straordinario è il risultato della psiche del personaggio o parte del suo mondo onirico; il fantastico è interiorizzato come un fenomeno per il quale non c’è una risposta razionale.
Senza dire un’altra parola, perché aveva un nodo in gola, la donna si voltò e prese a camminare verso casa, abbattuta, come se d’un tratto fosse caduta in un sogno denso e allucinante. Non riusciva a pensare a nulla né a darsi alcuna spiegazione: desiderava soltanto svegliarsi dall’assurdo incubo in cui era intrappolata.
[da Artur Smith, pag. 77]
Dei trentadue racconti, solo una parte oscilla tra reale e soprannaturale, poiché né il narratore né i personaggi chiariscono se lo strano evento sia realmente accaduto o sia frutto dell’immaginazione.
Dávila omette deliberatamente tutte le informazioni che consentono a chi legge di definire chiaramente la natura degli esseri che irrompono sulla scena, e riesce così a farsi carico dell’ambiguità che circonda il testo, dal momento che non potrà definire con certezza, la realtà o la paranoia dei personaggi.
La scrittura limpida, fluente, si lascia aggredire dagli occhi di chi legge. Le tessiture ricordano le maestre vittoriane dell’orrore, i finali lasciano spesso a bocca aperta. Molti temi si nascondono tra le righe e per venire a galla meritano una rilettura. E nel farlo, non si perde il piacere di arrivare in fondo alla storia, perché sarà il ritmo a trascinare nuovamente nel vortice.
Dava le spalle alla finestra quando d’improvviso qualcosa la spinse a voltarsi e a guardare fuori. Fu allora che si portò le mani alla bocca nel tentativo di soffocare il grido roco che le uscì dalla gola quando vide il volto cadaverico e spettrale che la contemplava accanto al vetro della finestra.
[da La casa nuova, p. 216]
Titolo: Morte nel bosco e altri racconti
Autore: Amparo Dávila
Traduttrice: Giulia Zavagna
Pagine: 288
Rilegatura: Brossura fresata
Prezzo: 19,50 €
Isbn: 9788832107487
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