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Un centinaio di pagine, e ognuna di queste un capolavoro.
di Paolo Perlini
Nei miei confusi ricordi di viaggio, la regione di Lika, in Croazia, voleva dire il Parco Nazionale dei laghi di Plitivice, paesaggi montani, foreste lussureggianti, bellezze così naturali da pensare di essere da un’altra parte del mondo, non a qualche centinaio di chilometri da casa. Voleva anche dire una regione conosciuta per la sua autentica tradizione contadina, per i numerosi villaggi nei quali il tempo si è fermato, ma soprattutto per il forte senso dell’ospitalità.
Sempre nei miei confusi ricordi, la Lika era stata teatro di importanti eventi durante la Seconda Guerra Mondiale e pure nella tragica guerra di fine secolo scorso.
Ma nonostante le reminiscenze e l’aver trascorso alcune settimane in questi posti, la Lika l’ho conosciuta davvero quando ho scoperto Damir Karakaš.
Avevamo già parlato di Memorie della Foresta; Celebrazione, il nuovo romanzo pubblicato sempre da Bottega Errante ci immerge ancora di più nella sua terra e forse in modo ancora più duro ma sempre affascinante. È un romanzo diviso in quattro parti.
Nel primo capitolo, un uomo si nasconde nel bosco. Osserva la sua casa, la sua famiglia, i figli che giocano, sua moglie, ma lui non può scendere, lo cercano i soldati. Perché lui è un ustascia e chi conosce un po’ la storia e ha sentito parlare della križni put (via crucis) può ben capire i timori di quest’uomo. La moglie cerca di convincerlo a consegnarsi ma lui dice che non è il momento, «mi consegnerò quando sarà ora, non quando vogliono loro!».
Del resto, lui non si sente in colpa. Certo, ha sparato perché in guerra questo si fa, ma non si sente in colpa per aver creduto a un uomo colto ascoltato durante un comizio; è disposto a pagare la propria pena, basta che lo lascino tornare alla propria famiglia e alla propria terra. Ma non adesso, mentre il sangue è ancora caldo.
Nel secondo capitolo, Mijo è un ragazzino. Ha un cane che non serve a nulla, nemmeno a tenere lontane le volpi. Suo padre, che quando lo aveva portato a casa gli aveva tagliato la coda sul ceppo, perché abbaiasse di più, dice che poteva anche avergliene tagliate tre e non sarebbe diventato più cattivo. E siccome questo cane è un peso e pure un pericolo, sono costretti a disfarsene, non con una pallottola, che costa, ma in un altro modo. Forse ancora più terribile.
La terza parte ha il sapore di una scampagnata nel bosco tra amici: Rude, Mijo e Drenka, la sua futura moglie. Ne ha solo il sapore, perché questa foresta, sempre presente, da una parte protegge, dall’altra intimorisce. E se non è la foresta è il gallo, a cui i tre hanno tagliato il collo.
Ed è nella foresta che si svolge l’ultimo breve capitolo, un percorso in salita che parte dalla casa, si inerpica sulla montagna ed entra nel fitto del bosco. Tre generazioni: un uomo che porta in spalle un padre morente e un figlio che li segue. Una ventina di pagine così dense nelle quali ti sembra di avere letto tutto, dalla Bibbia ad Omero, dai racconti dei tempi di guerra dei nostri nonni ai romanzi di Marquez. Ti chiedi quanto ci sia di vero e ti convinci che sì, lo è stato, forse da qualche parte ancora lo è e lo sarà ancora. Ma anche se fosse tutta finzione, è ben fatta.
È la seconda volta che succede e sempre con un libro di Damir Karakas: dopo averlo concluso lo tengo in mano, lo rigiro e poi ricomincio.
Perché i libri di Karakas si affrontano come potrebbe fare un colto appassionato di musica: dopo aver ascoltato una canzone, una sonata, un preludio ed averne goduto la melodia, prende lo spartito e comincia a studiarlo.
Oppure ancora: è come durante lo spettacolo di un mago: ti stupisci e poi cerchi di capire dove sta il trucco.
Il fatto è che non c’è nessun trucco, questa è la magia.
Titolo: Celebrazione
Autore: Damir Karakaš
Editore: Bottega Errante Edizioni
Pagine: 112
Pubblicazione: 25 ottobre 2022
Traduzione: Elisa Copetti
Collana: Estensioni
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