Katharina Volckmer | Un cazzo ebreo
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Avete presente quei post lunghissimi su Facebook in cui la gente ci racconta lo stato di salute del paese, ai quali finiamo sempre per mettere un like? Oppure i messaggi della nostra amica su Whatsapp in cui ci disseziona la sua vita e di cui non vedi mai la fine perché c’è scritto Continua a leggere almeno tre volte? Ecco, Un cazzo ebreo ci fa sentire spaesati ma d’accordo come in quelle occasioni, con la differenza che Katharina Volckmer ha un paio di cose importanti e difficili da dirci.
Uno: come ci si sente a essere tedeschi – sì, tedeschi, discendenti di quelli che hanno fatto quella cosa che sappiamo bene, per intenderci. Come se la vivono?
Due: come ci si sente ad accorgersi di aver trascorso una vita nel corpo e nelle aspettative di qualcun altro? Nel caso in cui ve lo stesse chiedendo, l’autrice ha pensato di farcelo sapere attraverso un dialogo con il misterioso dottor Seligman, che però è in realtà un monologo quasi teatrale, viscerale e indisponente – e ancor più se conosci i tedeschi (e io un po’ li conosco perché ci vivo in mezzo, quindi fidatevi).
Un cazzo ebreo non è una lettura sempre digeribile, a causa anche del lessico abbastanza asciutto – reo forse il fatto che l’autrice non ha scritto l’originale nella sua lingua madre, ma in inglese. Ogni tanto vi servirà del Gaviscon, ma la sua densità non vi lascerà indifferenti mai, vi tirerà a sé quando meno ve lo aspettate e, alla fine, vi commuoverà. È inevitabile: in un libro in cui convivono così tanti pensieri sulla società, l’identità, i ruoli e il genere, su chi siamo stati e dove stiamo andando, non si può non provare qualcosa che ci tocchi profondamente.
Katharina Volckmer, che è solo al suo esordio, questi pensieri ce li lancia alla velocità della luce, ci prendono quasi a schiaffi. Un po’ come il titolo del libro, scelto per la traduzione di Chiara Spaziani per La Nave di Teseo contro l’originale inglese (“The Appointment”): Un cazzo ebreo è così irresistibilmente provocatorio che – come molti di voi avranno subito pensato – è già un motivo sufficiente per comprarlo. Chiaramente, insieme alla mia citazione preferita: «Fu prima di sapere che puoi mettere il lubrificante praticamente su tutto e capire dunque perché la gente finisce in ospedale con metà del soggiorno su per il culo. Penso sia ciò che la solitudine fa alle persone, dottor Seligman, dimenticano come esprimere i loro desideri».
Katharina Volckmer | Un cazzo ebreo
Traduzione di Chiara Spaziani
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Editore: La nave di Teseo (7 gennaio 2021)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 176 pagine
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