Il Cavaliero errante | Mario Boffo
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«Erano gli scacchi un’imitazione della vita o era la vita un’imitazione degli scacchi?»
di Paolo Perlini
Un giorno, una zingara dagli occhi verdi legge la mano a Leonardo Bona, conosciuto come il Puttino. Leonardo è un giovane calabrese che ha coraggiosamente difeso la zingara da alcuni giovani troppo audaci.
Durante la lettura della mano, la zingare gli predice una vita non lunga ma intensa, gli prospetta guadagni e nobili gesta. Gli dice che conoscerà altissime persone, aristocratici, principi e regnanti e dovrà affrontare battaglie difficili contro gli uomini e contro la propria ombra. Aggiunge che conoscerà vittorie e sconfitte, che vivrà per una donna e sempre per una donna morirà.
Con queste parole, la zingara, il cui nome rimane sempre sconosciuto, fa capire al Puttino che lui ha una missione da compiere e che il «Destino non è una forza irresistibile e cieca che l’uomo non possa evitare; il destino di ciascuno è un cammino che dipende in parte dalle circostanze che la vita impone, in parte dalle azioni e dalle scelte che si compiono.»
Ad ogni svolta si può trovare qualcosa o qualcuno che ci può salvare o perdere; si può approfittare dell’aiuto ed evitare la perdizione solo se si sanno riconoscere queste cose e per questo bisogna saper guardare.
La capacità di guardare, che poi consente di capire. È questa una delle principali qualità che permetteranno a Leonardo Bona di saper leggere la disposizione delle navi durante la battaglia di Lepanto e fornire valide indicazioni per la vittoria a Giovanni D’Austria, comandante della flotta della Lega Santa. Oppure di salvare la vita a suo fratello Giulio e a se stesso durante la contrattazione con il rinnegato Uccialli, anche lui di origine calabra, l'unico tra i comandanti turchi a sopravvivere durante la battaglia di Lepanto.
Del resto, lo Zio Alfonso glielo aveva raccomandato: «studia la legge, diventa giureconsulto, gli aveva detto, perché con quello ti guadagnerai la vita e onorerai la fama della tua famiglia: ma non abbandonare il nobil giuoco, perché questo ti donerà una dimensione parallela, un cerchio più elevato di esistenza, una visione più profonda delle cose».
Alle buone istruzioni ricevute dallo zio si aggiungono quelle del Conte Pietropaolo Pierleoni, che lo prende sotto la sua protezione, perché «Chi non può raggiungere la gloria, si prodiga talvolta volentieri per la gloria altrui.»
È lui che lo aiuta ad affinare in nobil giuoco fornendogli il libero accesso alla propria biblioteca, dove oltre ai manuali degli scacchi sono contenute opere di ogni genere, invise anche dalla Santa Inquisizione. Letture che per il Puttino sono indispensabili perché ha avuto l’ardire di sfidare Ruy Lopez de Segura, scacchista e monaco cristiano spagnolo, a quel tempo il più grande scacchista d’Europa.
Purtroppo, il monaco si dimostra più preparato e lo sconfigge. Leonardo ci prova più volte, studia il metodo infallibile per promuovere il pedone a Donna, ma per vincere questa battaglia, capisce che «ogni grande impresa si può raggiungere solo attraverso la purezza degli intenti e la separazione, purificazione e ricomposizione degli elementi», proprio come nei trattati alchemici.
Il Cavaliero errante è una lettura coinvolgente e interessante che la può apprezzare sia il più incallito giocatore di scacchi, sia chi conosce a malapena le regole, ma è consapevole che questo gioco sia una metafora della vita, uno specchio della società.
Basti pensare che fino al 1300, il gioco degli scacchi non differiva da quello arabo, dove si giocava già da secoli. Fu verso il XIV secolo che si iniziò a dare una colorazione diversa alle caselle e poi alla movimentazione dei pezzi, cominciando dalla Regina (e in subordine dall’Alfiere. La Regina, improvvisamente, divenne il pezzo più potente sulla scacchiera. Una modifica che riflette l’importanza che a quel tempo aveva la donna. Fa tante possiamo citarne due: Isabella di Castiglia, che, incoronata nel 1474 a soli 23 anni, tra il 1481 e il 1492 riunificò la Spagna, la Sardegna e la Sicilia, e poi fece in modo che Cristoforo Colombo ottenesse le navi per il viaggio che lo portò alla scoperta dell’America. E poi Caterina Caterina Sforza (1463-1509) che divenne una delle figure femminili che più influenzò la storia dell’epoca e dal 1488 al 1500 fu ago della bilancia della politica italiana.
Mario Boffo ci mostra l’evoluzione che ha avuto il nobil giuoco, la velocità occidentale con il gioco detto a la Rabiosa. Ci mostra la Napoli di quel tempo ma soprattutto quanta simbologia c’è dietro a ogni pezzo della scacchiera e quanto il gioco degli scacchi rifletta la società, il modo di vivere.
Dopo questa lettura sorge spontaneo un pensiero che si fa convinzione:: se il nobil giuoco fosse insegnato a scuola, fin dalle elementari, sarebbe poi più facile imparare anche tutte le altre materie. Sarebbe più facile guardare quel campo di battaglia che è la vita, prenderne le misure, plasmare il proprio destino.
Titolo: Il cavaliero errante
Autore: Mario Boffo
Editore: Castelvecchi
Pagine:232
Uscita: 2 settembre 2022
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