La periferia negli occhi di un tredicenne.
di Chiara Bianchi
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Brutalità, soprusi, degrado: questa è la periferia descritta in Titanio, terzo romanzo di Stefano Bonazzi, il primo con Alessandro Polidoro Editore. Un mondo in cui succedono cose terribili, cose che allontanano le persone dal raziocinio e le rendono più vicine alle bestie. Fran cresce nel quartiere Ciambella, in cui loschi personaggi si muovono dentro e fuori dalle loro case maleodoranti, le cui mura sono ricoperte di muffa. Ha tredici anni e, prima di guardare cosa c’è fuori dalla finestra, guarda dentro quelle mura e osserva la sua famiglia: un padre “aragosta” con una deformazione a una mano e una madre strabica e vittima del diabete. Due persone violente e prive di slancio, accumulatori seriali di carabattole, libri e videocassette, coltivatori e consumatori di marijuana per sopravvivere al nulla.
Questo è quanto emerge dal racconto di Fran, è lui che racconta ad Alan, un educatore che lo segue nel suo percorso riabilitativo in riformatorio, e con il quale si crea uno strano legame – tanto da chiedersi “chi aiuta chi?”.
La vulnerabilità dell’età del protagonista si scontra con la realtà fuori dalle mura domestiche. Fran è un tredicenne che parla e ragiona come un adulto navigato. Di giorno spaccia, non è mai andato a scuola ma sua madre gli ha insegnato a leggere e lui ha fatto dei libri i suoi migliori amici. Fino a che non incontra Stella. Grazie a lei, Fran riesce a superare i confini del quartiere e raggiungere il mare, poco lontano da lì ma nascosto dalla discarica.
La storia si aggancia a tre punti di vista differenti: il racconto di Fran, i pensieri di Alan – l’educatore – e il racconto di un uomo senza memoria con ustioni su tutto il corpo, che si trova alle cure di una strana infermiera.
Diversi colpi di scena conducono la lettura fino alla conclusione della storia, mantenendo costante e alto lo stato di angoscia e di dolore delle tre voci narranti che raccontano all’unisono il male, la vergogna, il dolore psicofisico. Secondo Fran, gli adulti sono i mostri. Ha provato sulla sua pelle e visto con i suoi occhi di cosa sono capaci e, anche se le sue scelte difficilmente lo rendono una vittima per la giustizia, probabilmente le sue ambivalenze psicologiche sono mosse da un’infanzia complicata.
Le deformazioni fisiche dei personaggi aumentano lo stato di disagio e di vergogna in cui sono calati tutti loro, perché «non c’è mai fine al dolore».
Sebbene la costruzione di questo romanzo lo renda fruibile e affascinante, degrado e violenza diventano sinonimi di periferia in un immaginario conosciuto e un po’ pregiudizievole. Bonazzi, però, racconta il sentire di Fran, il suo punto di vista – quello di un tredicenne assetato di vita ma anche spaventato, in cerca di un punto di contatto e di fuga – rendendo così la periferia metafora di qualcos’altro. Pagine ricche di chiaroscuri: si passa dalla bellezza vertiginosa del mare, delle barche abbandonate sulla riva, al cielo visto dalla cima del palazzo, dalla fame di conoscenza a quella che buca lo stomaco, dalla luce accecante fuori dal condominio al buio umido di una cantina. Titanio è un romanzo carico di ferocia, in cui non ci sono redenzioni: i personaggi sembrano destinati ad occupare quel posto e non un altro. Soltanto la figura di Stella sembra regalare un attimo di speranza. Ma che ci piaccia o no, prendendo in prestito le parole di Fran, «il male è semplice» e a volte arriva da chi, invece, dovrebbe proteggerti.
C’è un mostro peggiore di uno che si sforza per non esserlo?
Autore: Stefano Bonazzi
Casa Editrice: Polidoro
Pagine: 260
Data di uscita: 13-09-2022
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