Il centro del mondo | Andreas Steinhöfel

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Andreas Steinhöfel - Il centro del mondo
Tutto quello che significa avere diciassette anni

di Chiara Bianchi

La casa editrice La Nuova Frontiera ha da poco lanciato una nuova collana, Oltre, e Il centro del mondo di Andreas Steinhöfel – tradotto dal tedesco da Angela Ricci – è il primo titolo proposto.
Un romanzo che fin dalle prime righe ci trasporta in un altro luogo e in un altro tempo: una giovane donna si imbarca su un transatlantico per un viaggio di emigrazione al contrario – dall’America all’Europa – per raggiungere Visible, dove vive Stella e dove nasceranno i gemelli che Glass porta in grembo.

«E così che siamo nati io e Dianne. Siamo caduti nella neve incrostata come piccoli animaletti umidicci […]»

Nelle pagine successive, raccontate in prima persona dall’ormai diciassettenne Phil, seguiamo il protagonista e la sua strana famiglia mentre cresce, cambia, si confronta con l’amicizia, l’amore il desiderio e le complesse relazioni familiari. La vecchia casa in cui abita è lontana dalla comunità che la circonda, distaccata dall’ipocrisia e capace di costruire un universo parallelo.
Sua madre Glass è una donna che non teme il giudizio delle persone, vive la sua libertà e le sue scelte influenzano l’esistenza dei suoi due figli, inevitabilmente.

«Quegli sguardi sono rivolti a me, al figlio della strega, quello con la sorella strana».

Intanto, Phil e Dianne, contraddicendo l’immaginario dei gemelli inseparabili, vivono ognuno la propria vita e crescendo si allontanano, demoliti dai silenzi e dai segreti che man mano, il protagonista scoprirà e ci lascerà conoscere.
Tutta la narrazione si muove tra presente e flashback, Phil ricostruisce la sua esistenza e quella dei personaggi che ruotano attorno a lui, attraverso la memoria e i ricordi scaturiti dalla visione di un oggetto o di un gesto.
Entriamo sempre di più nella sua mente, scopriamo i suoi desideri, anche sessuali, e assistiamo alla nascita dell’amore per Nicholas. Riviviamo con lui i primi sconvolgimenti adolescenziali e ne assorbiamo completamente il suo sentire.

«Scruto nei suo occhi, cerco di sondare il nero delle sue pupille, ma non c’è nulla lì, solo il riflesso della mia cecità, e per il momento mi basta. 
Poi lui mi bacia». 

Phil, sua sorella e Glass – che pochissime volte lui chiama mamma – hanno attorno a loro una rete di sicurezza fatta di persone simili a loro, in lotta costante contro l’ipocrisia e contro i comportamenti considerati giusti e normalizzanti. E compaiono Tereza, Gable, Michael. Ognuno abbraccia la propria fragilità adulta e non la nasconde, la vive. A proposito di Gable, per Phil rappresenta quella figura paterna che non ha mai conosciuto.
È difficile non accorgersi quanto una sorta di incomunicabilità attraversi tutti i rapporti interpersonali, sia tra adulti che tra essi e gli adolescenti. Difficile non ritrovarsi in almeno una delle stravaganti esperienze dettate dal silenzio.

«Tutto a un tratto compresi il significato di quell’ombra: era preoccupazione. Non una preoccupazione qualsiasi, ma una ben specifica per il mio futuro. Di colpo non fui più sicuro, eroe o non eroe, che la vita da checca sarebbe stata così facile». 

Una storia appassionante, raccontata con maestria da Andreas Steinhöfel, scrittore dedito alla narrativa per i più giovani, ma che con questo romanzo punta al cuore di tutte le persone, abbattendo quel confine umano che divide le fragilità in compartimenti stagni, spesso confusi per età della vita, e torna a parlarci e a farci mettere in discussione ogni certezza.

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