«Il fatto che una persona sia morta può voler dire che non è più viva ma non che non esiste».
Lo dice Julian Barnes ed è quello che si percepisce dalla lettura di Certi Sentimenti
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La premessa mi aveva catturato fin da subito:«Attraversare il dolore della perdita è un'esperienza solitaria e la risposta alla domanda come si va avanti è del tutto personale. Per quanto mi riguarda penso che si può cercare la propria in quello che si è stati capaci di realizzare insieme a chi oggi è "invisibile ma non inesistente", ugualmente presente nella nostra vita… in cambio del dolore si può avere la certezza che certi sentimenti sono per sempre. E non è poco».
Margherita, Flavia e Aurelia sono donne diverse che hanno vissuto il profondo dolore della perdita: i loro compagni, a un certo punto, per volontà o malattia hanno oltrepassato la soglia e sono diventati invisibili.
Aurelia ha ancora nostalgia dei baci.
«Li ho contati i baci, i nostri baci. o almeno ho provato a farlo, una volta alcuni anni fa - per gioco - ma certo mi rendo conto che non posso certificarne l'esatta quantità... diciamo che ci siamo scambiati almeno trenta baci al giorno, per oltre trent'anni: dovrebbero essere circa trecentotrentamila baci...
Temo la mia memoria superficiale e disattenta anche se tu mi hai sempre rassicurata, perché - dicevi - la memoria non è una questione di armadi più grandi, di quanto spazio hai a disposizione, ma di come hai messo via le cose, della cura e attenzione che hai avuto nel riporle».
Margherita vorrebbe arrotolare il tempo come un tappeto e metterlo via, traslocare insieme al suo Alessandro, altrove. Si racconta la propria vita, ripercorre la strada fatta insieme per non disperdere nulla, per tenere tutto vicino.
«La memoria è un meccanismo infido, ogni volta che rievochi qualcosa non viene su esattamente quello che stavi cercando ma anche altro, dettagli che erano lì, vicini, che pensavi di avere perso del tutto, o che con quello che cercavi ti sembra abbiano poco a che fare».
Flavia, s'interroga continuamente se l'idea di lui, di scomparire, sia stato un pensiero ricorrente nella sua testa.
«Se penso a quello che mi è capitato in questo anno senza di te, mi rendo conto che il dolore che ho provato vivendoti accanto senza poterti aiutare l'ho sentito a lungo come una mia responsabilità. Razionalmente capisco che non è così, che il problema non sono mai stata io - o Cecilia, che amavi - il peso era tuo e non era condivisibile.
Una sorta di marchio segna anche quelli che rimangono, come se vivere accanto a chi, a un certo punto, non ce la fa più e decide di togliersi la vita comportasse una responsabilità più profonda e più grave anche per coloro che restano...
Come se non farcela rendesse più colpevoli tutti, chi va e chi rimane. Fatico ancora a perdonarti. Alla domanda se mi perdonerò ho deciso di non rispondere».
Ed è così: non possono esserci risposte valide per tutti in un dolore che colpisce in modo diverso, porta via una parte di te e con essa, anni della tua vita. Una coltellata che quando meno te l'aspetti è sempre pronta a colpirti un fianco, perché è abile a trovare i punti deboli e oltrepassare la tua guardia.
Ho pensato che sarebbe stato interessante leggere un'esperienza dal punto di vista maschile ma poi mi sono reso conto che di fronte alla morte, anche a quella dell'altra/o, pur nelle diverse reazioni, siamo tutti uguali.
In definitiva, la differenza tra presenza e assenza può essere irrilevante finché esiste la memoria.
Questo ci insegna la lettura di Certi Sentimenti.
Titolo: Certi sentimenti. Storie di vite ricomposte
Autrice: Marina Mengarelli Flamigni
Editore: Pendragon
Pagine: 142
Pubblicazione: 10 febbraio 2022
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