Parole di Chiara Bianchi
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Fernando Gabriel Bermúdez nasce a Buenos Aires nel 1962. Per allontanarsi dalla violenza tutt’intorno si dedicò alla lettura dei grandi scrittori argentini, immergendosi in mondi fantastici e appassionandosi ai misteri della linguistica applicata. Iniziò a scrivere racconti e nel 1993 la Editorial Sudamericana pubblicò una selezione di sue storie con il titolo La mitad del doble. L’anno seguente vinse il prestigioso Premio Julio Cortázar. Di premi gliene furono assegnati altri in seguito, per la stessa raccolta, e dopo un esordio “col botto” ha scelto il silenzio, come fecero altri da Rimbaud a Bazlen.
Ha continuato e continua a occuparsi di scrittura altrui, avendo forse già detto tutto quello che aveva da dire. Attualmente vive a Stoccolma dove è docente universitario di Linguistica, è membro della Writers Society Sweden.
Edizioni Spartaco ci propone una selezione dai dieci racconti che facevano parte della raccolta originale e due inediti. Sette racconti compongono la raccolta dal titolo La metà del doppio, dalle trame originali, quasi delle non-trame, in cui vengono indagati aspetti psicologici e dei sentimenti, con un controllo del giudizio dello scrittore che mai sconfina, ma che interviene nel sottotesto.
Diversi i livelli di scrittura e di lettura: attraversiamo fasi di pieno surrealismo, ambiguità, fantastico. Bermúdez prende per mano i lettori e li conduce negli antri della scrittura dove tutto viene sovvertito alle leggi della realtà, del tempo e dello spazio, intensificando con ironia anche i passaggi più tormentati, mettendo in dubbio il confine tra vero e falso.
Potremmo definire Bermúdez un manipolatore del linguaggio che con la scrittura innesca il dubbio, l’incertezza e il disorientamento.
Con il racconto di apertura, Mezzanotte passata, entriamo nel labirintico vivere di un uomo invalido, secondo lo schema di un tipico racconto psicologico, sommerso di piccoli quadri scenografici, quasi come in un film in cui il filo temporale è decostruito fino a sfaldarsi completamente.
Inquadrature cinematografiche si ritrovano anche negli altri racconti, come La condizione genuina nel quale tutto si esprime visivamente, tra ambiguità, realtà e menzogna.
In Blomma assistiamo allo sfaldamento della “quarta parete narratologica”, l’autore si rivolge a una lettrice immaginaria e con lei si accompagnano al pedinamento di un uomo.
Ora siamo uno scrittore e la sua lettrice che camminano nello scenario di una trama, anche prima che la trama abbia il suo sviluppo; […]
Simile procedimento in Hugo Talmann, morto a New York, in cui il fantastico e l’abilità dell’autore di giocare su una doppia narrazione, disorientano. Da una parte uno scrittore inventa trame e gioca con il tempo e con la realtà, dall’altra il racconto della sorella che va a trovarlo fino in Patagonia. Il personaggio-scrittore ammalato dovrà subire un’operazione che metterà probabilmente fine ai suoi malesseri, ma anche alla sua capacità affabulatoria.
Segue Mappa Mundi dove, ancora una volta l’invalidità, questa volta la cecità, diviene protagonista della storia assieme all’ossessione per il collezionismo, facendo risaltare, con ritmo e tensione narrativa, il disagio, l’ansia.
C’è tanto linguaggio non verbale nei personaggi raccontati. C’è la messa a fuoco sui disagi e sui loro pensieri.
Andando avanti nella lettura, la doppiezza dei significati, esattamente il nodo centrale della raccolta, viene marcata sempre più e con ironia, nonsense ed estrema sensibilità, l’autore rende possibile la totale scomposizione temporale (Esatta come due più due fa tre, Circostanziale di tempo).
Con umorismo drammatico, ambiguità, movimenti psicologici e simbolici, quest’opera rende omaggio ai grandi scrittori argentini e inserisce Bermúdez nell’universo della forma racconto assolutamente da leggere.
Lei dice: «Siamo fatti di biforcazioni del semplice»
Pubblicazione: 29 ottobre 2020
Collana: Dissensi
Pagine: 140
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