La ferita | Lucio Leone

La ferita | Lucio Leone

La ferita – Lucio Leone
Scavando nelle ferite della depressione tra simbolismo e psicologia si racconta il suicidio

di Chiara Bianchi

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«Vivo in una stanza vuota. Un letto a una piazza, come quelli che si usavano un tempo, e un tavolino dove mangio quello che porto da fuori, non c’è altro».

Le pareti bianche, un uomo che si descrive attraverso ciò che non è, gli strumenti del suo lavoro: un telefono e una borsa di cuoio dai manici consunti. Con questi elementi si presenta, nel primo capitolo, il protagonista di questo romanzo breve scritto da Lucio Leone per la Alessandro Polidoro Editore

L’uomo svolge una particolare professione, fuori dagli schemi: incide i corpi dei suoi clienti morti suicidi, allo scopo di immergersi nella loro coscienza, attraverso la ferita, per tornare indietro e cercare un modo per evitare che il gesto estremo si compia. Un esperto nel suo campo, un uomo senza emozioni, apparentemente, il cui lavoro ha sempre funzionato salvo distrazioni. Nessuna empatia è concessa, nessuna esitazione. Eppure, nei ventinove capitoli in ordine decrescente, Lucio Leone ci fa immergere nel teatro dell’inconscio entrando nelle ferite, scopre la sua, non sanata. 

Una favola dalle sfumature dark in cui una narrazione densa, potente, dallo stile personale determina l’essenzialità dei temi attraversati in queste poco più di cento pagine. Un condensato di simboli, silenzio, tempo, riflessioni psicologiche e filosofiche resta celato dietro un racconto, in prima persona, che svelto e serrato ci conduce dentro i corpi e dentro le vite altrui, fino a scoprire il dolore che cresce dentro il protagonista – che avrà la forma di un albero di pietra, quasi a ricordare il pruno di Dante nel XIII Canto dell’Inferno – e un’irrisolta questione col suo passato.  
Con profonda lucidità e maestria metanarrativa l’autore tocca vividamente il tema del suicidio e della depressione. Guardando entrambi da un diverso punto di vista, senza giudizi, indagando il percorso che conduce alla scelta di lasciare la vita. 
Leone chiede aiuto alla letteratura, nello specifico ad alcuni nomi della letteratura, morti suicidi, e affida alle loro parole alcuni input.
Una stratificata, ma non pedante, riflessione sulla coscienza, di cui è apprezzabile la scelta filosofica di immaginare che ogni piccola cellula di cui siamo fatti, nella dissoluzione del corpo, acquista una sua coscienza propria.

«La depressione è così, inizia con un dono, ti introduce in un rito e in una comunità a cui ha accesso solo chi ne ha avuto i sacramenti. È una religione della coscienza. Con i suoi segreti, i suoi misteri». 

Il riconoscimento della depressione, come forma di malattia,  per la quale il suicidio sembra «una scelta che non è solo legittima e sensata, ma anche l’unica possibile». 
Un taglio narrativo particolare, nuovo, per dare voce a una storia dai tratti surreali ma che conosce e trattiene in sé tutta la realtà. 

Compra sul sito dell'editore
Pagine: 112
Prezzo: 14€
ISBN: 9788885737563

Lucio Leone (Napoli, 1976). Ha pubblicato i romanzi Nel buio arde (Ad est dell’equatore), A noi la colpa (Edizioni Spartaco) e racconti per Giulio Perrone Editore, Crapula Club, Neutopia e diversi altri. È stato premiato dalla RAI al concorso La Giara per romanzi inediti. Ha fondato e dirige la Wojtek Edizioni.

 


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