++++ +
Dialoghi e storie assurdamente reali
di Chiara Bianchi
Era il 2001 quando i Timoria pubblicano El Topo Grand Hotel, un album che fotografa la ridefinizione dei confini di un momento storico delicato, pessimista, visionario, un viaggio nel tempo e nella crisi, superabile solo con la fuga. All’interno di quell’album anche un omaggio a Vincent Gallo, dal titolo Vincent Gallo Blues, che proprio in quegli anni, soprattutto dopo l’uscita nel 1998 di Buffalo ’66, film che ne consacrò in qualche modo la sua figura poliedrica e aliena, riceveva visibilità dalla critica, non sempre concorde sul suo talento.
Molti giovani, a quel tempo, ne apprezzarono le capacità artistiche e concettuali, espressione di una generazione, in ritardo sui tempi, pronta ad essere travolta e mai veramente accolta.
Sergio Oricci intitola la sua ultima raccolta di racconti, pubblicata da Pidgin Edizioni, Volevo essere Vincent Gallo, un omaggio all’artista, titolo anche di un racconto.
Con una copertina, ad alto contenuto iperglicemico, tempestata di orsetti gommosi tra i quali svettano le lettere del titolo, questi sedici racconti brevi aprono a una prospettiva di straniante complicità in cui il lettore viene catapultato. Sono scene, fermoimmagine in cui i protagonisti, attraverso dialoghi minimalisti al limite dell’iperreale, una narrazione fluida, snella, rapida, a tratti divertente, raccontano storie di ordinarie eccezioni. In questi microcosmi, in cui accade la vita, affiorano, dall’eterno scorrere del tempo, titoli di film, libri, nomi di musicisti e scrittori e artisti, immaginario collettivo di molti quarantenni di oggi, adolescenti degli anni Novanta-Duemila.
Nelle storie si alternano personaggi peculiarmente marginali: sfatti dai rapporti sociali e dalle droghe, collezionatori di oggetti – o in un certo senso dipendenti da essi – apparentemente inutili, in fissa per colori anomali – turchese, giallo e il sottovalutato marrone –, che comprano carta igienica di Hello Kitty e mangiano pizza Hawaii, bevono birra salata, non comprendono la lingua parlata nel posto in cui vivono, hanno rapporti interpersonali strambi, sono ragazzi-cane o youtuber amanti dei laghi, contano gli orsetti gommosi inabili a mettere uno stop al mangiarli, vorrebbero essere Vincent Gallo, non vogliono crescere.
Dopo aver letto questi racconti ne vorrete ancora fino ad assuefarvene.
Come i protagonisti di queste storie penserete di essere dentro a un racconto di Oricci rendendovi conto ben presto di aver avuto, poco prima, quell’identico dialogo surreale sulla carta – a volte spietato e a suon di battute ciniche – rivelazione di un mondo a prima vista ordinario in cui l’eccezionalità delle vostre storie-fissazioni-piccoli approvvigionamenti di gioia conferma la regola.
«Ma secondo te gli altri se ne accorgono che siamo fatti?»
«Non lo so, a me sembra di sì.»
«Anche a me, ma non capisco se è una mia impressione o se ce l’abbiamo scritto in faccia, cosa abbiamo preso.»
«Bella domanda.»
«Voglio dire, si vede la differenza tra un ubriaco e uno che ha preso un cartone?»
«Sicuramente, il secondo è meno molesto.»
Autore: Sergio Oricci
Titolo: Volevo essere Vincent Gallo
Editore: Pidgin Edizioni
Pagine: 156
Prezzo di copertina: 14,00 €
Acquista sul sito dell'editore.
Ti è piaciuto questo articolo? Dacci una mano! Il tuo aiuto ci consente di mantenere le spese di questa piattaforma e continuare a diffondere l'arte.
L'associazione si sostiene senza pubblicità ma soltanto con le tessere associative e l'impegno dei soci.
I Link verso i canali di vendita sono inseriti al solo scopo di agevolare gli utenti all'acquisto.
Sottoscrivi la tessera associativa con una piccola donazione su PAYPAL
Oppure puoi offrirci un caffè.