Sundara, di Mauro De Candia
31 quadri d'autore
di Paolo Perlini
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Non bisogna avere paura della poesia, soprattutto se non parla d'amore.
La poesia di Mauro De Candia esprime bisogni diversi, addirittura semplici, quotidiani ma proprio per questo spontanei e irrinunciabili. Manifesta il bisogno di guardare e dare un'interpretazione personale a quello che si vede.
È questa la sensazione che si prova dopo la lettura delle 31 poesie che compongono Sundara, 31 testi che assomigliano ad altrettanti quadri d'autore. Sembra quasi di percepire la densità, la pastosità delle parole che prendono il posto del colore sulla tela per pennellare visioni, immagini, descrizioni di animali fantastici.
Un guardare particolare che quasi come in una meditazione yoga si capovolge per guardarsi dentro:
La mia testa è una stanza larghissima
La mia testa è una stanza larghissima
La mia testa è una stanza larghissima,
un bestiario di arazzi interiori.
Tu, vieni.
Bussando sulla porta di ogni occhio
si spalancano,
fiammanti come anemoni di mare,
pop-up di nervi cerebrali.
Così eccoci nell’angolo destro, in fondo:
la prospettiva della mia stanza si arriccia
velocemente come un gatto
sotto una lampada chiamata Bluette.
Ora proseguiamo,
nell’angolo sinistro.
Divano, palla di luce,
tenda, un quadro color seppia
che ritrae Leningrado
(quando ancora si chiamava Leningrado).
E il tuo viso che tuona,
Jennifer.
Tu che calpestavi
le luci minori di Harlem
avevi in realtà un altro nome.
Tu eri di certo la protagonista
di qualche thriller psicologico
(di certo anche un po’ noir):
qui sono rimasti i tuoi occhi
a galleggiare
nelle liquide camere dell’eternità.
Tutto sopravvive,
in questo eterno presente.
Ma a mezzanotte,
nella parte più lontana di stanza,
si fa rumore.
A mezzanotte,
gli Inesistenti
– i mai venuti al mondo,
i mai pensati –
scuotono mani di fiaccola
e con gli occhi piantati nella nebbia
fanno i gesti ampi dei mulini a vento,
scuotendo il grigio fumo
del crematorio di ciò che non è stato.
La mia stanza è un ventre di nuvola,
un frappè di vacillanti fuochi.
Se smettesse di girare vorticosamente,
lo spazio accanto a quel dipinto
di Keith Haring
mostrerebbe il Vuoto.
Ora che ho fermato con la mano
il vortichìo della stanza,
dalla mia testa larghissima
volano fuori come frecce
cartaplani e aeroclowns.
D’ora in poi, tutto il resto,
non so più descriverlo.
Sundara è una raccolta il cui titolo è già ricco di suggestione. Che significa? È una danza, un piatto sudamericano, una musica iberica, un particolare stato d’animo?
No. Sundara deriva dal sanscrito सुन्दर (Toni) che significa "bello".
E a noi non resta che scovare, riconoscere, individuare il bello che si cela tra il corpo delle parole, sorridere davanti alle loro acrobazie e ogni tanto tirare il fiato e riflettere.
Sulla terraferma
avevamo creduto di essere la Y,
ma eravamo sull’asse sbagliato,
e credevamo di essere la X,
ma eravamo ruotati.(tratto da Profondità)
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Autore: Mauro De Candia
Titolo: Sundara
Editore: Ensemble Edizioni
Anno di pubblicazione: 17 febbraio 2021
Prezzo di copertina: €12,00
Pagine: 84
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