Rocco Fortunato | Che non nascano più assassini

Rocco Fortunato | Che non nascano più assassini

Rocco Fortunato – Che non nascano più assassini
L’opera omnia di Rocco Fortunato, tra ironia e solitudine

di Chiara Bianchi

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Atlantide Edizioni, per la sua cinquantesima pubblicazione, ci offre questo piccolo gioiello. Un autore contemporaneo che ci ha lasciati troppo presto e che, tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, ruppe equilibri letterari con la sua scrittura. 

Rocco Fortunato, conosciuto dagli amanti della musica Hard Rock come chitarrista e cantante della band Miss Daisy, esordì con il romanzo I reni di Mick Jagger nel 1999, vincendo diversi premi. L’anno seguente pubblicò il suo secondo romanzo dal titolo Fabbricato Italia che gli diede riconoscimenti e visibilità nel campo delle arti letterarie, sancendone un posto speciale. 

Una voce nuova, travalicante e diversa da tutto ciò che girava vent’anni fa. I lettori fecero appena in tempo ad affezionarsi alle sue storie, poi arrivò il silenzio. Fortunato iniziò il suo calvario ospedaliero e intanto rendeva alla vita il conto con la sua storia familiare, la sua passione per la musica, quella per il suo lavoro di architetto e l’amore. 

Che non nascano più assassini è il suo terzo incompiuto romanzo, in questo volume per la prima volta pubblicato. 

Ne I reni di Mick Jagger, romanzo ispirato al trapianto di rene di Fortunato, grazie alla sequenza di immagini raccontate con ironia, tristezza e speranza, senza essere mai banale, di una spontaneità unica, quasi traumatica, l’autore si lascia andare tra le parole come se stesse scrivendo una melodia, quella di un’ esperienza segnante l’esistenza intera. 

Ciò che accomuna il primo romanzo al secondo, Fabbricato Italia, è la potenza delle visioni scrittorie. Nella caratterizzazione dei personaggi, pressoché rappresentati dalle loro inflessioni dialettali nei dialoghi, nelle loro scelte quotidiane e nella descrizione di quelli che, come poesia, sono i pensieri della voce narrante: nascosti, taciuti e tenuti per sé in gran segreto. Il secondo romanzo tratta della sua saga familiare, una sorta di romanzo di formazione in cui ciò che è reale diventa pura narrativa d’invenzione.  

La sua voce, in questi due romanzi, si fa portatrice di ironia e di solitudine, non manca di quel giusto tocco di cinismo e di una profonda silente disperazione. 

Differente è il suo romanzo incompiuto. Ciò che prima era una scrittura di ricerca di sé stesso diviene una scrittura consapevole, adulta, triste, in bilico tra la rassegnazione e la forza motrice che è la vita stessa. 

Il Paradiso che vorrei consiste nel poter scegliere semplicemente

una manciata di ore dal mio passato per farne un presente

ininterrotto e privo di sorprese.

C’è poesia nei suoi versi, c’è poetica nella sua prosa. Le storie raccontate si rivestono di uno strato di profonda melanconia, difficile da scrollarsi di dosso. 

Fortunato era figlio di genitori lucani, da cui eredita la silenziosa attitudine al sentire. 

Un'opera che merita di essere letta, un autore che va ricordato per la forza della sua scrittura, per la lucidità con cui affronta temi toccanti, per il tumulto e la ribellione di cui è intrisa la prosa. Preparatevi a conoscere il turbamento di una vita d’artista nella quale le espressioni di gioia appaiono puntualmente rivestite da quello strato di commozione che vi si appiccicherà addosso.   

Presto morirò e quel giorno nessuno sarà più sereno di me.

Ho pagato i miei debiti con gl’interessi.

Non mi rompete più i coglioni.

Grazie. 

Editore ‏ : ‎ Atlantide (Roma) (1 luglio 2021)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 496 pagine
Dimensioni ‏ : ‎ 15.5 x 2.8 x 21 cm

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