Benedetta Palmieri - I funeracconti (Feltrinelli)
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I funeracconti fanno ridere. I funeracconti sono teneri. I funeracconti parlano tutti di morte, che non dovrebbe far ridere e nemmeno essere tenera, eppure. Parlano di un appassionato presenzialista di funerali, e della regina indiscussa delle pompe funebri capace di organizzare il funerale perfetto per ogni tipo di personalità. Di funerali di cani e di funerali di fiori, di dame di condoglianza e parchi divertimenti a tema funebre. Ad intervallare la sequenza di racconti ci sono le fasi di elaborazione del lutto di un marito fresco di vedovanza. Per chi l’inevitabile preferisce prenderlo con ironia.
Kawabata Yasunari - Il paese delle nevi (Einaudi)
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Una storia che arriva come un’eco. Lontana, vicina, la schiettezza si alterna con le allusioni e i repentini cambiamenti di ritmo mantengono in vita un’atmosfera eterea e allo stesso tempo struggente. Le forzature e i compromessi della vita di una geisha di provincia sono diversi da quelli delle geishe di città. In parte. Un uomo ricco e ozioso intreccia una relazione con questa geisha delle nevi, che ubriaca fradicia oppure sobria continua ad attenderlo in qualsiasi stagione. Ne è inquietato, intenerito. Affascinanti descrizioni di paesaggi onirici e antiche tradizioni accompagnano il racconto. Non dirmi che sono buona prima di lasciarmi, sono stanca di aspettare il tuo ritorno. Però torna.
Ilaria Simeone - Streghe / Le eroine dello scandalo (Neri Pozza)
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Ilaria Simeone racconta come si svolsero tre famosi processi per stregoneria in Italia, ed è veramente impossibile a mio parere leggere queste cronache senza rimanerne sgomenti. Lasciamo da parte il folklore e il fascino che circonda oggi la figura della strega: furono brutali femminicidi, perché la colpa fu davvero essere donna, il nemico da cui l’uomo si guardava. L’odio e il timore di un genere nei confronti dell’altro era palese e banale, bastavano un cattivo raccolto, una carestia, o una malattia sospetta per scatenarlo. Spesso le accusate confessavano ciò che avevano sentito raccontare per tutta la vita, durante le prediche, a volte ancor prima di passare attraverso la tortura. Si lasciavano imbeccare, davano loro ciò che chiedevano: la strega. Tanto valeva bruciare, se la vita riservata ad una donna era quella: la morte non poteva esser peggio.
Irene Facheris - Parità in pillole (Rizzoli)
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“Se un problema ci sembra un’esagerazione, spesso è perché non ci riguarda”. Discriminazione & privilegio, due concetti che non solo sono strettamente connessi, ma hanno in comune una cosa: quando vengono tirati in ballo fanno arrabbiare tantissime persone. Discriminatorio io? Esagerata, non era mia intenzione! Privilegiata io? Ma se ho un sacco di problemi! Irene Facheris ci aiuta a fare un po’ di chiarezza sulla parità, spiega perché il privilegio non è senso di colpa ma risorsa, e come mai le discriminazioni sanno nascondersi così bene. Ma come combatterle? Qui viene il difficile, perché tra il pensare con la propria testa e l’individualismo autodistruttivo c’è un confine molto sottile, ed è anche così che il patriarcato ci inganna ancora. Scrittura chiara e accessibile, argomenti complessi ma fondamentali. Da leggere nelle scuole, e in alcune lo fanno già.
Laura Imai Messina - Quel che affidiamo al vento (Piemme)
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Poco distante dalla cittadina di Ōtsuchi, sul fianco di una montagna nel nord est giapponese messo in ginocchio dallo tsunami del 2011, esiste un giardino con una cabina telefonica. Il telefono non è collegato, se non con il vento e chi speriamo possa ascoltarlo. Questo luogo, Bell Gardia, esiste davvero. Vi si recano le persone in lutto, che sollevano la cornetta e parlano con i propri cari defunti. Il disastro dello tsunami ha ucciso la bambina e la mamma di Yui, mentre Takeshi è un vedovo con una figlia che ha smesso di parlare dal momento in cui ha perso la madre. Si conoscono a Bell Gardia. E la storia potrebbe finire così, ma Laura Imai Messina ci guida attraverso un delicato percorso di accettazione, con il suo ordine e le sue incongruenze, ci presenta i tanti personaggi che si recano al telefono del vento perché hanno perduto qualcuno, raccontandoci i tanti modi in cui si possono trasformare le lacerazioni. Sono tanti, i modi e i tempi, l’unica cosa che abbiamo tutti in comune è il desiderio di un luogo in cui poter parlare ancora con chi non c’è più. .
Chimamanda Ngozi Adichie - Americanah (Einaudi)
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La lettura più bella del mese. Ifemelu è una borsista nigeriana di Princeton che dopo un traumatico inserimento negli States conduce una vita appagante, ma per trovare un parrucchiere afro deve prendere il treno. Sono tante le cose che una “Nera Non Americana” ha imparato in tanti anni negli Stati Uniti. Le razze esistono, hanno una gerarchia, e in qualunque contesto sociale avere la pelle nera ti pone al livello più basso. Di questo e altro Ifemelu parla su “Razzabuglio”, il popolare blog che ha cambiato la sua vita. Ma la sua precedente esistenza, a Lagos, dove nessuno si aspetta che potrebbe desiderare tornare, la chiama. In Nigeria la razza non esiste, e non bisogna controllare ogni mattina che non abbiano ucciso Obama perché è nero. Le amiche strascicano l’accento chiamandola “americanahhh” e il suo grande amore, Obinze, è diventato padre e marito. Che cos’è l’identità? E cosa succede all’identità quando sei uguale a tutti ma poi sali su un aereo, scendi, scopri improvvisamente di non essere più uguale a tutti, di dover cercare un parrucchiere diverso dagli altri in un brutto quartiere? Cosa succede all’identità quando diventi ciò che si discosta dalla norma?
Dorothy Allison - La bastarda della Carolina (minimum fax)
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“Perché c’è gente che picchia i bambini? Perché c’è gente che violenta i bambini?” Dorothy Allison si rivolge queste domande nella postfazione del romanzo. Nonostante sia l’autrice di questa storia, liberamente ispirata alle sue personali esperienze di violenza domestica, non ne ha idea. La piccola bastarda del South Carolina, soprannominata Bone, dodicenne nel momento in cui viene violentata dal patrigno, si masturba si disprezza si vendica e maledice. Ama sua madre, la sua famiglia sgangherata. Abbandona Via col Vento quando sente che non potrà mai essere Scarlett O’Hara, bensì Emma Slattery. Questo romanzo ci fa affezionare alla mitica famiglia Boatwright, e ci fa infuriare. Forse ci fa anche perdonare. Ci fa perdonare le madri, che sono state figlie e femmine prima di noi. Una storia di uomini ubriachi, violenti. Di donne femministe per sopravvivenza, e per sfida. Una storia bandita dalle scuole, censura che spinse Stephen King e Tabitha Spruce ad acquistarne diverse copie per regalarle alle biblioteche del Maine. È un romanzo che canta ferocemente la resilienza che vive nell’amore disperato e nella complessità. E solo nella complessità possiamo scoprire la ribellione.
© Giulia Gazzo