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Chi non ha collezionato nella propria esistenza qualche disastrosa storia d'amore? Azzardo un "chiunque". E se siete parte di quello sparuto manipolo di fortunatissimi che in amore non hanno mai sbagliato un colpo allora, ok, di questo romanzo vi perderete la forte componente di partecipazione emotiva per apprezzarne appieno le pagine.
Tornando a noi, quanti sarebbero disposti però a parlarne a cuore aperto? No, dai, davvero pochissimi. Perché sono tanti gli iceberg contro i quali ci siamo schiantati tutti, un po' come il Titanic, in quella fredda notte di inizio secolo, ma confessarlo è per pochi coraggiosi.
E questa si dimostra Alice M., contemporanea trentenne, che ripercorre con lucidità e dissacrante ironia le tappe fondamentali della propria vita sentimental-sessuale a partire dalla visione a dodici anni del blockbuster "Titanic".
Uno spettro, quello della drammatica storia d'amore tra i protagonisti della pellicola, che aleggia perennemente, in un susseguirsi di mistificazione e dissacrazione, di analisi dei propri amanti alla ricerca di archetipi del maschile junghiani o almeno di una qualche categoria patologica che li accomuni tutti.
Da una retrospettiva della propria esperienza amorosa Alice comprende che il proprio stereotipo è l'artista, così come il Jack del Titanic, pur concentrandosi più sul musicista che non il pittore di ragazze francesi di facili costumi. È perché suo padre è stato egli stesso un musicista? È vero quindi che si tende a ricercare un partner affine alla propria figura paterna? Quali sono i criteri di scelta allora? L'amore è inevitabile perché frutto di una sorta di imprinting?
Quante volte ci saremo fatte queste domande, sfogliando l'album delle foto che ci vedono abbracciate all'uno o all'altro dei nostri ex, sorridenti, prima dall'inevitabile scontro col blocco di ghiaccio stagliatosi a incrociare la nostra rotta, mentre veleggiavamo tranquille verso il nostro futuro di coppia. È veramente colpa dei film romantici che ci riempiono la testa di prodezze amorose e sguardi languidi quando poi la realtà spesso è irta di amarezze e abbandoni via whatsapp? È il bello e dannato che ci perseguiterà sempre, col sorriso sghembo e il ciuffo ribelle, facendoci sentire delle Rose per un giorno, un mese o un anno, per poi lasciarci coll'amaro in bocca?
Difficile rispondere, ma una cosa è certa: alla fine della fiera il bel Jack è finito congelato come un merluzzo nell'artico, mentre la bella Rose si è salvata e questo è forse il messaggio implicito di tutto il film, da tenere a mente: comunque vada ci troveremo prima o poi a raccontare la nostra storia, come Rose, come Alice M.
Titolo: Tutta colpa di Jack
Autore: Mara Munerati
Edizioni: Clown Bianco
Collana: Margini
Genere: Romanzo
Uscita: maggio 2019
© Erika Casciello