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Da bambina mi avevano regalato “I quindici”. Non credo che ci sia qualcuno al mondo che non sappia cosa sono “I quindici”, ma casomai dovesse esserci: caro stolto amico che ha sicuramente avuto un’infanzia terribile, “I quindici” sono un’enciclopedia per ragazzi che organizza i volumi per tematiche.
Il mio preferito era quello con l’etichetta rosa, “Favole e filastrocche”, perché potevo passare le ore a leggere e rileggere la filastrocca di “Trombakir pirata nero”. Ho sempre avuto un amore sconfinato per il mare, le navi, i pirati. Quando ho visto “Il porto proibito” ho fiutato storie di mari e pirati e l’ho comprato senza esitazione, mai avrei pensato di aver comprato una poesia.
Edito da Bao, scritto da Teresa Radice e illustrato da Stefano Turconi — suo compagno —, “Il porto proibito” è forse una delle più belle graphic novel che io abbia mai letto. I disegni fanno innamorare a prima vista, i tratti leggeri come le vele di quelle navi che solcano i mari sotto cieli stellati e avvolte dalla nebbia dei sogni. E poi la storia. La storia è una poesia di rara bellezza, colma di stralci di canzoni popolari e poesie stesse, che ti straccia il cuore lasciandoti alla fine un senso di calore come quello di un abbraccio che perde ogni tempo e spazio.
Un abbraccio tiepido che resta, nonostante gli occhi non possano più vederlo.
È un’assenza pesante, ma lieve. Una ferita dolorosa, ma edificante. Siamo davanti a una storia che lascia speranza in qualcosa di giusto, che lascia un lieto fine ma non troppo lieto, così come spesso la vita te li serve sul piatto.
I disegni sono realizzati tutti a matita e sono sorprendenti, il mare sembra muoversi proprio come sembrano volteggiare nel vento i ricci di Rebecca e i capelli biondi di Abel. “Il porto proibito” parla di amore, quello puro che non conosce ostacoli e che non ostacola. Parla di mare e amore per il mare, parla di tradizioni e ricordi lontani avvolti dalla stessa nebbia che avvolge il porto proibito, quel porto da cui nessuno è mai tornato.
Io credo che dovreste leggerlo, magari seduti in riva al mare, e non farci troppo caso se alla fine vi ritroverete commossi a dir poco.
Tra l’altro, alcune tavole sono esposte alla mostra “L’archéologie en bulles” al Museo del Louvre di Parigi fino al 1° luglio 2019 e pare proprio che a settembre del 2019 le ragazze del Pillar torneranno sulla carta.
Il porto proibito | Teresa Radice | Stefano Turconi
Copertina rigida: 319 pagine
Editore: Bao Publishing
Collana: Bao Publishing
Lingua: Italiano
© Giulia Cristofori