« Chi avrebbe creduto pochi mesi fa che la luce, essere penetrabile, intangibile, imponderabile, privo insomma di tutte le proprietà della materia, avrebbe assunto l'incarico del pittore disegnando propriamente di per sé stessa, e colla più squisita maestria quelle eteree immagini ch'ella dianzi dipingeva sfuggevoli nella camera oscura e che l'arte si sforzava invano di arrestare? Eppure questo miracolo si è compiutamente operato fra le mani del nostro Dagherre »
(Macedonio Melloni, Relazione intorno al dagherrotipo, 1839)
Ce lo ricorda Facebook che ormai è la nostra agenda, la nostra memoria e non più soltanto per i compleanni. Ce lo ricorda con un bel doodle e fa anche bene.
Oggi 19 agosto è la Giornata Mondiale della Fotografia.
177 anni fa, il 19 agosto del 1839, i francesi Nièpce e Daguerre scoprirono un particolare procedimento di sviluppo, il primo in effetti: il dagherrotipo.
Un vero antenato della fotografia. Un’unica lamina di rame, dell’argento, vapori di iodio e luce.
Pochi elementi per ottenere un piccolo miracolo ai più difficile da capire anche oggi.
Ovviamente riflessioni e studi sulla riproduzione della realtà sono ben più antichi. Già da Aristotele si può dire, ancora prima, si può supporre. E molto lentamente negli anni, piccole scoperte ogni tanto: i primi esperimenti sul nitrato d’argento, la camera obscura, i materiali da trattare, i tempi di esposizione.
Sull’impatto della fotografia nell’arte ma anche nella vita di tutti i giorni si potrebbe scrivere un’enciclopedia. La possibilità di avere un’immagine fedele alla realtà, così chiara e definita, per noi ora è scontato ed è grazie a ricorrenze come oggi che, se vogliamo, possiamo soffermarci a ragionare un po’.
Il dagherrotipo era senz’altro ancora rudimentale, i tempi di attesa troppo lunghi non davano vita facile a un ritrattista sperimentale né tantomeno al soggetto della fotografia presumibilmente sotto al sole. Ma ha aperto le strade, l’entusiasmo e le menti dei più pur sollevando critiche e obiezioni, niente di diverso da quello che accade anche oggi.
Di seguito, un estratto dal fascicolo Il Daguerrotipo, edizione del 1840, sul procedimento per la realizzazione di un dagherrotipo, preso da Wikipedia.
Questo processo si divide in cinque operazioni.
La prima consiste nel nettare e pulimentare la lamina e renderla propria a ricevere lo strato sensibile.
La seconda, nell'applicazione di questo strato.
La terza, a sottomettere nella camera oscura la lamina preparata a ricevere l'azione della luce affine di ricevervi l'immagine della natura.
La quarta, nel fare apparire questa immagine che non è visibile al suo uscire dalla camera oscura.
La quinta finalmente ha per iscopo di togliere lo strato sensibile che continuerebbe ad essere modificato dalla luce e tenderebbe necessariamente a distruggere interamente la prova.
Semplice, no?
E ora scusate, Noi di CrunchEd, macchina fotografica al collo, andiamo a celebrare.
L'Atelier dell'artista: undaguerréotype del 1837 realizzato dall'inventore di questo procedimento fotografico, Louis Jacques Mandé Daguerre
© Elisa Marchegiani