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Il rischio quando si lascia partire “Cannonball”, il nuovo lavoro di Johnny DalBasso, è quello di non prenderlo abbastanza sul serio; si perché quel vocione profondo, che sembra così impostato, che ti ripete “It’s over” sembra quasi prenderti in giro.
Ed invece scopri che una fine (di un amore in questo caso), è l’inizio perfetto di questo album, che ha il grande pregio di essere monotematico, senza mai sembrare scontato: si parla di amori che finiscono, di amori clandestini,dal tragico epilogo, che fanno soffrire, in maniera diretta, cruda, poco sanremese oserei dire (dai questa passatemela in questi giorni).
No, JDB non prende in giro nessuno, anzi. Ti prende a calci nei denti con canzoni brevi, che vanno diritto al sodo, con versi taglienti ( “Muori, tu che muori per amore” è il mio preferito) scanditi da una voce che ricorda gli anni ’50, quasi rockabilly in certi momenti, che all’improvviso richiama il punk della scena italiana (e qui le influenze sono ben chiare…), e un tappeto sonoro deciso, che dal punk arriva fino alle influenze grunge, facendo capire in maniera inequivocabile quali sono le sue influenze, tanto da lambire il citazionismo in certi passaggi.
Se nei testi il protagonista assoluto è il tema dell’amore, nei suoni stravince la chitarra (Dio ti ringrazio!!!), che con riff massicci e sonorità a volte sporche, come non si sentivano da un po’, sorregge l’impalcatura di questo disco.
Quello che sorprende, è la semplicità di questo lavoro: Johnny prende una posizione chiara, netta. In un epoca fatta di synth approssimati e autotune, decide di uscire con un disco suonato (grazie anche di questo), e lo fa in maniera quasi sfacciata, anche se dal punto di vista commerciale questo si rivelerà un limite.
Ma siamo certi che JDB questo problema non se lo è posto neanche per un secondo.
Brani migliori: Storia d’amore, Cannonball
© Luca Cameli