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Fra le tante mancanze negli ascolti del 2017, mi era quasi sfuggito “Turn Out the Lights”, il secondo album di Julien Baker.
Sarebbe stato un gigantesco peccato, perché questo è un disco che ha il potere di trasformare tutto l’ambiente circostante e di trasportare in un’altra dimensione.
Facciamo prima un passo indietro: Julien Baker è una cantautrice americana di 22 anni, cresciuta nel Tennessee, (c’è chi dice a Memphis, chi in un paesino microscopico) in un ambiente religioso e poco tollerante. Julien è lesbica e complicata, la famiglia accetta a malapena la cosa e l’isolamento che può provare una ragazza che si rende conto di non essere come gli altri, sfocia in una depressione mutilante che a sua volta viene incanalata nelle corde di una chitarra.
Quando Julien prende in mano il suo strumento per eccellenza, succede qualcosa di magico: non è solo musica quella che crea, è la perfetta rappresentazione dei sentimenti che prova, della depressione che la attanaglia e che, come lei, colpisce milioni di persone nel mondo.
ph. Christian Bertrand
Ecco, dovendo cercare di descrivere al meglio “Turn Out the Lights”, mi viene da definirlo come musica per persone depresse, ma non in senso dispregiativo.
È innegabile che i giri di chitarra e il modo di cantare siano intrisi di nero e difficoltà di affrontare la vita; ma è una depressione ben conosciuta e analizzata, con canzoni altrettanto lucide e consapevoli, capaci di costruire una perfetta mappa per addentrarsi in questo stato d’animo - passatemi il termine - così comune e così poco discusso: in “Happy to be here” la canzone inizia con i versi “If I could do what I want I'd become an electrician/I'd climb inside my head and I'd rearrange the wires in my brain/A different me would be inhabiting this body/Have two cars, a garage, a job and I would go to church on Sunday”.
Tutto l’album è così: melodie chitarra e piano, a volte qualche viola, nessuna batteria o percussione, come se non ci fosse bisogno di tempo. Il tempo lo fa la voce, piccola, sommessa, quasi nascosta, che esplode violentemente per raccontare di droghe, insicurezza, amori che non vanno da nessuna parte, un rapporto conflittuale con il proprio Io, vicoli ciechi ma anche di speranza, di forza che sboccia dalla fogna peggiore.
ph. Nolan Knight
L’album trova nelle sue ultime tracce, la conta dei danni e la pesa delle forze rimanenti, che ci sono e sono deflagranti a loro modo; nella canzone di chiusura “Claws on your back”, gli ultimi, struggenti versi, dicono proprio “I’m better off learning/how to be/living with demons/I’ve mistaken for saints”.
Insomma, “Turn Out The Lights” di Julien Baker è un disco che gira intorno a sentimenti fortissimi per parlare di una ragazza che ha trovato nella semplicità del binomio voce-chitarra la possibilità di una catarsi profonda, per purificarsi dal male e incantare il mondo intero.
Must listen: Turn out the Light, Shadowboxing, Hurt Less, Claws in your back.
Artista: Julien Baker
Titolo: Turn Out The Lights
Tracce: 11
Data di uscita: 27 ottobre 2017
Etichetta: Matador
Genere: Alternative, Indie folk, Slowcore
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© Fiorella Vacirca