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Lisa Hannigan è una di quelle artiste che rimane sempre un po' a margine, un po' in disparte, sia per volontà propria che per esigenze artistiche.
È rinomata per la scelta di live in locali raccolti e intimi, pur avendo una nicchia di aficionados ben solida e compatta.
Dal debutto come vocalist con il suo allora compagno Damien Rice, Lisa Hannigan ha iniziato una trasformazione personale e musicale che passa attraverso i due album Sea Saw e Passenger, milioni di ore passate in giro per il mondo a cantare e che l'ha portata a pubblicare, il 19 agosto, il suo terzo album da solista At Swim.
Non sono mai stata una sua fan sfegatata, a differenza di certe amiche che mi tenevano informata sulla sua carriera e che mi hanno permesso comunque di accedere ad un universo Hanniganiano che altrimenti non mi sarebbe stato accessibile, un universo composto da pochi elementi: voce, strumentazioni essenziali, pochi fronzoli e molta onestà.
At Swim segue più o meno lo stesso percorso di pochi elementi e un less is more molto sincero, ma è contemporaneamente tutto un altro discorso: un discorso difficile da affrontare perché dal primo singolo Prayer for the dying, si avverte chiaramente una trasformazione interiore molto profonda, che coinvolge soprattutto la voce. Se di solito Lisa Hannigan si contraddistingue per una tono velato delicatissimo, a partire da Prayer for the dying, la voce viene lasciata libera e si apre tutta, si aprono i polmoni e il diaframma trasformando il suono in una caverna vibrante e malinconica. In tutto At Swim è chiaro come l'artista abbia subito una mutazione cambiando pelle e accedendo alle sue profondità e altezze vocali, senza risparmiarsi in nessuno degli 11 brani.
È strano come qualcosa di marginale e di importanza inferiore diventi improvvisamente catalizzatore di sentimenti e stati d'animo, una calamita per un ascolto attento e continuativo, ma il terzo album di studio di questo folletto irlandese fa questo effetto ed è eterogeneo in ognuna delle sue componenti, andando a toccare anche elementi di trip-hop e accenni di elettronica, passando per malinconiche melodie country.
At Swim è un album per metà oscuro e per metà rassicurante, con la morte e la perdita come tema centrale ma che non scarica mai pesi insostenibili. È invece in grado di sollevare lo spirito, di donare momenti di conforto, di accendere la tristezza e la rassegnazione di calore umano. I testi e le musiche trasformano gli ascoltatori in marinai in un mare calmo dopo la tempesta, naufraghi dentro le esperienze di questa voce che - accidenti - davvero è lo strumento principale che azzera tutto il resto, è davvero il campo di gravità principale che cattura ma non imprigiona.
La collaborazione con Aaron Dessner, chitarrista e uno dei cervelli dei The National, riesce a illuminare quegli abissi lontanissimi che si sentono in canzoni come We, the Drowned, e spreme fuori tutto quello che si può spremere da un talento come Lisa Hannigan.
At Swim è un disco fatto distintamente di acqua, placida ma pericolosa, in grado di risucchiare e ingoiare gli incauti avventurieri, è un disco per chi è alla deriva ma non se ne preoccupa, fatto di una tristezza disperata ma consapevole, un viaggio galleggiante al di sopra di una voragine che rimane lì e aspetta, con tutti i mostri addormentati che si fanno cullare dagli accenti emotivi di Lisa Hannigan.
Le canzoni must hear: Prayer for the dying, Undertow, Ora, Tender, We the drowned
Artista: Lisa Hannigan
Album: At Swim
Etichetta: Hoop Recordings, Play It Again Sam
Anno: 2016
Disco: 1
Tracce: 11
Genere: Folk, Indie
Produttore: Aaron Dessner, Lisa Hannigan
© Fiorella Vacirca