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Ci sono chef e amanti della buona cucina che non mangiano quello che preparano. Ci sono amanti della montagna che non osano sfidare le cime. E poi ci sono mezzi musicisti che preferiscono il silenzio, mal sopportano la sonorizzazione ambientale, la musicalizzazione degli spazi pubblici. Sarebbero disposti a usare il napalm per debellare la musica parassita e passiva, nociva tanto quanto il fumo.
Sono gli stessi musicanti, suonatori, gente in bilico fra righe e spazi che dopo qualche mese di sonoro digiuno riescono a trovare le note giuste per le proprie orecchie, un duo che sarà di compagnia nei prossimi giorni: Vale & the Varlet.
Vale & The Varlet sono Valentina Paggio al pianoforte, voce e batteria elettronica e Valeria Sturba al violino, theremin, sample keyboards, effetti d’ogni genere.
La collaborazione fra queste due giovani artiste nasce a Bologna qualche anno fa, quando Valeria e Valentina frequentano un seminario tenuto dal pianista Fabrizio Puglisi alla Scuola Popolare Ivan Illich sul tema "La Musica e il Gesto". Si studiano, si scrutano ma non si parlano per mesi, fino a quando, dopo il saggio finale decidono di lavorare insieme.
Dopo due anni di registrazioni in casa e concerti in piccoli spazi, il duo produce “Believer”, suoni che non affondano, non sovrastano, perché nonostante la formazione musicale delle due (Valeria è diplomata al conservatorio come violinista, Valentina ha un'esperienza di jazzista con i Duodeno), oppure proprio grazie a questa, sono riuscite a dare voce al silenzio, a ricreare una piccola orchestra casalinga per dare corpo a fugaci pensieri, sottobicchieri sonori, fazzoletti con poche note di una melodia.
Il disco è colorato, fresco come un cocomero succoso, genuino come lo yogurt fatto in casa e autoprodotto con successo.
Inizia con I Forgot Belgium, che con il suo andamento ritmico, simile alla passeggiata furtiva di un gatto, fa il verso al Bolero di Ravel.
Il timido pianoforte di Oh Love Me, lascia spazio spazio al rugoso blues di Sunday Morning.
Arriva poi la più solare Alejandro a scaldare con la sua vivacità per poi lasciare il posto alla delicata Slight Story e la suadente malinconia, del brano che dà il titolo all'album, Believer.
La spensierata Please Help Me, introduce il soffice sound lunare di Bobe e più distorti e rumorosi suoni di Technomg.
Minnie ci abbraccia con il theremin, quello strano e unico strumento che non prevede il contatto fisico con l'esecutore e conduce alla tranquilla e blueseggiante Only A Man di chiusura.
Valeria Sturba e Valentina Paggio, con questi undici brani, che sono la storia di un incontro, la narrazione della loro euforica amicizia, si staccano completamente dalla melassa musicale che ci viene propinata ogni giorno. È un album dalle molte sfumature blues che prende il meglio del passato e lo propone con nuove soluzioni. Un debutto di qualità superiore, un progetto nato per gioco ma che può riservare molte sorprese.
© Paolo Perlini