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Con buona probabilità ti sarà capitato di entrare in un negozio di giocattoli e di veder segnalato come oramai di consueto, prodotti per bambini in blu e per bambine in rosa. E quindi vediamo bambole accessoriate per trasformarsi in lavandaie, stiratrici e infermiere e le controparti maschili con tutto l'occorrente per diventare muratori, piloti di formula 1 e pescatori. Ma questa divisione di genere non si ferma unicamente lì: anche nei film e nelle serie tv che escono, esistono dei ruoli ben prestabiliti che però pian piano — per fortuna — si stanno sgretolando sotto la loro stessa arretratezza.
L'anno prossimo vorrei proprio vedere una bella bambola con tutto il kit per una vita segreta da serial killer, che non sarebbe molto educativo per i più piccini, ma di certo costituirebbe un bel passo in avanti verso la parità. I crimini più efferati nella tv e al cinema sono tradizionalmente perpetrati da uomini. E se stai pensando a pellicole come "Kill Bill" o "Nikita" permettimi di ricordarti che benché una cercasse vendetta con la spada e l'altra bramasse un riscatto armata fino ai denti, nessuna delle due aveva un vero e proprio gusto per la caccia all'uomo. Forse prima del 2018 solo "La Signora Ammazzatutti" ha osato mettere in mano ad una psicopatica oggetti affilati con cui trapassare le membra delle vittime, una pellicola che però ha più sapore della parodia che del thriller e che ha riscosso un successo piuttosto scarso.
Saltiamo dal 1994 ad oggi. Esce "Killing Eve", partorita del genio di Phoebe Waller-Bridge, già creatrice e star di "Fleabag", che segue le vicende di Eve Polastri, una detective annoiata dal suo lavoro d'ufficio e affascinata dalle "gesta" omicide di Villanelle, psicopatica serial killer. Eve fa dell'assassina la sua ossessione e dello spedirla in gattabuia la sua missione.
Devo confessare che inizialmente ciò che mi ha attratto verso questa serie era vedere come Sandra Oh si sarebbe spogliata dei suoi vecchi abiti di dottoressa al Seattle Grace per trasformarsi in tutrice della legge e, a dirla tutta, mi aspettavo, proprio come per un bicchiere che non è stato sciacquato bene, di percepire il retrogusto di ciò che c'era stato versato prima, ma Christina Yang non si intravede, ha certamente dei punti in comune con Eve Polastri come l'intuito e la tenacia ma la differenza è palpabile. Oh ha messo totalmente da parte l'arroganza e il complesso di Dio che il ruolo della dottoressa richiedeva, per donare ad Eve un animo che è guidato da sentimento, ingenuità e perseveranza, elementi che ci tengono stretti a lei ad ogni passo dell'investigazione.
Jodie Comer è per lo più sconosciuta al grande pubblico. A meno che tu non abbia visto "Doctor Foster" o "The White Princess", il suo nome potrebbe non dirti nulla proprio come le sue performance precedenti, che hanno tutta la potenza espressiva del cartonato. Sarà forse questa sua "dote "che la rendono particolarmente adatta al ruolo della psicopatica, che nulla può né scalfire, né atterrire. Durante lo scorrere degli episodi, ad ogni modo, si ha proprio la sensazione che l'attrice abbia un risveglio al pari del personaggio che interpreta e che mano a mano ne calzi appieno le vesti fino addirittura a conferirne un'inaspettata rotondità: vediamo Villanelle sotto luci più calde e personali, che talora si allontanano dal compulsivo bisogno di nutrirsi della fiammella della vita che si spegne negli occhi della vittima.
"Killing Eve" non è una serie procedurale, non ripropone mai gli stessi schemi. Phoebe Waller-Bridge si assicura sempre di inserire elementi che rompono le fragili certezze dei personaggi e dell'audience, lasciando tutti con una fame costante di episodi anche perché — proprio come accade per "Fleabag" — il segreto del successo di questa serie è quello di creare una commistione irresistibile tra dramma e comicità: la scena della vasca e l'autoinvito a cena del quinto episodio sono un esempio assolutamente lampante di questo. Inoltre l'autrice non ha paura di mettere sulla scena tutto il dipanarsi delle dinamiche femminili che si vengono a creare tra le due protagoniste della storia, un unicum che probabilmente lascia spiazzato tutto il pubblico maschile "cieco", rispetto alla dietrologia di certi gesti, come il regalare una valigia con vestiti e profumi alla propria nemesi.
"Killing Eve" è una storia che non dovresti perderti, con un cast tutto al femminile che rompe gli schemi di Hollywood, riscrive le regole dei thriller, ti lascia con un'insaziabile curiosità e ti tramortisce con i colpi di scena. Intrigante da morirci.
© Stefano Pastore