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Eravamo rimasti al primo ballo della scuola di Sam, mentre la sua famiglia si fratturava nel profondo.
Lo ritroviamo alle porte del diploma e alle prese con la scelta dell’università, mentre il sistema solare di personaggi che gli ruota attorno si è definitivamente sbriciolato. Questa seconda stagione di "Atypical" parte con la naturalezza con cui era finita la prima, come se non ci fosse mai stata nessuna pausa. Ed è ancora più bella.
Spesso e volentieri mi sono trovata a tirare su col naso, travolta da un’onda gigante di sentimentalismo e empatia.
In questa seconda fase viene lasciato ancora più spazio alla parte emotiva, agli intrecci fra i personaggi e all’evoluzione di Sam, adolescente affetto da autismo.
Ci sono forse un po’ troppe storyline che, quindi, non trovano tutte il giusto spazio.
Casey, la sorella minore, è alle prese con la nuova scuola e i nuovi amici mentre Elsa e Doug cercano in qualche modo di riavvicinarsi. In sordina, sullo sfondo, va avanti la gravidanza di Julie.
Una bella sorpresa è la maggior attenzione riservata al personaggio di Zahid, il migliore amico di Sam, che riesce ad uscire dai panni dello sbruffone cucitigli addosso durante la prima stagione per mostrare le proprie fragilità e la propria sensibilità nei confronti dell’amico.
Anche stavolta non mancano alcuni luoghi comuni, ma mi sento di dire nuovamente: chissenefrega.
Atypical riesce ancora a fare sorridere e a commuovere (sempre di più) con la delicatezza di cui queste storie hanno bisogno. È una serie leggera (o forse solo all’apparenza) che si guarda in pochissimo tempo. Dedicateglielo.
© Giulia Cristofori