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Hai tirato le cuoia.
Sì, perdona la mia brutalità ma supponiamo che tu ora stia inciccionendo una famiglia di vermi sotto terra. Hai scoperto che l’aldilà non è altro che l’aldiqua, con case, giardini, fai da te, ceramica e vicinato. L’unica cosa differenza è che non puoi interagire con i vivi — a meno di concentrarti e infestare una casa — e che le cose terrene non possono toccarti né scalfirti. Prima di continuare, per favore, prendi un bel foglio di carta e butta giù qualche idea. Se ci fossero queste circostanze, che faresti?
A me piacerebbe provare a fare bunjee jumping senza corda, lasciarmi trasportare dalla neve in una valanga o assaggiare il bagnoschiuma allo zucchero filato, sedermi sul dorso di un aereo e viaggiare così o finalmente redarre una lista di tutte le città e dei luoghi che non sono riuscito a vedere in vita e a recuperarli, il tempo certamente non mancherebbe.
“Forever” è una comedy nera in cui June ed Oscar — interpretati rispettivamente da Fred Armisen e Maya Rudolph, veterani di Saturday Night Live — sono una coppia sposata che nell’arco di due episodi si ritrova da qualche parte oltre l’arcobaleno dove i cieli sono blu. Da bravi morti prendono possesso di una casa e da lì inizia un’infinita, irritante routine che al penultimo episodio rasenta la claustrofobia.
La monotonia nelle scene e nelle vicende viene addirittura esacerbata dal ritmo dei dialoghi che ci sono tra i vari personaggi, che risultano per lo più ingessati poiché si ha la distinta sensazione che Armisen e Rudolf, nonostante gli anni di carriera nello spettacolo e nella commedia, siano incapaci di infondere nei loro alter ego quella fluidità e quella chimica che dovrebbe esserci tra due attori protagonisti sullo schermo.
La serie non ha un vero e proprio punto di arrivo. Se non forse che i due personaggi aspettino di essere morti per confrontarsi serenamente sui problemi della coppia. Ma per mettere in scena una dramedy sulle difficoltà del matrimonio era necessario che i due personaggi morissero? Fossi stato a capo della realizzazione della serie, probabilmente avrei posto al centro della storia un quesito che viene solo sfiorato e al quale non viene dato risposta: cosa faresti se non avessi limiti di alcun genere? Li varcheresti o permetteresti che questi, persino dopo la morte, possano stare lì a definire la tua esistenza?
Gli otto episodi pur avendo una coerenza rispetto alla mitologia messa su dalla sceneggiatura, sembrano pezzi di pasta confusamente inanellati su un filo e piazzati l’uno dietro l’altro e danno tutt’altro che l’impressione di un’opera con una sua coerenza.
Se per imparare a vivere bisogna morire, mi sa che si raggiunge un paradossale corto circuito. Conclusa la prima stagione, ancora non si hanno notizie di un eventuale seguito per “Forever”, che, a giudicare dai primi episodi, emana quella puzza di incendio e, numero dei pompieri alla mano, mi chiedo se valga realmente la pena di salvarla.
La prima stagione di “Forever” è disponibile per lo streaming nel catalogo di Prime Video.
© Stefano Pastore