Non è passato neanche un anno dall’arrivo di Netflix nelle acque territoriali del web italico, che la piattaforma statunitense ci ha già insegnato a distinguere un’altra categoria in cui dividere il mondo cinefilo: quelli che Netflix lo amano e quelli che “no, posso farne a meno”.
Esistono migliaia di sistemi, più o (molto) meno legali, per lo streaming di un film o per il download.
Sì, sì lo so che “perché devo pagare 8 euro al mese se posso scaricare gratis ‘Friends’ su uTorrent?”.
Ma i tempi infiniti di buffering in cui potresti prendere 4 lauree e trovare il Sacro Graal? E i file fake con una puntata di Super Quark sui ragni quando stavi cercando Spider Man - il film?
Fidatevi di zia Isa, una volta che clicchi su “Abbonati ora”, non puoi più tornare indietro.
Trattandosi di un prodotto americano, è un po’ come amare i panini del Mc Donald’s e non aver mai mangiato gli hamburger in una fattoria del Tennessee. O amare la Nutella e non aver mai assaggiato la crema di cioccolato di Modica. Una buona crostata la puoi fare lo stesso, eh. Solo che non sarà mai la migliore.
Ma Netflix lo sa di avere una concorrenza spietata e sleale, per cui sceglie di puntare sulla qualità dei prodotti offerti in un momento in cui l’orgia consumistica culturale (e non) si abbuffa di numeri, di usa e getta. Una qualità nella visualizzazione ma soprattutto nella produzione di PROPRIE serie tv, di PROPRI film.
Narcos di chi è? Di uTorrent? Ecco no, bravi.
In meno di 12 mesi (in Italia, all’estero è presente da anni) la celebre piattaforma ha centrato un successo dopo l’altro: Orange is the new black e Stranger Things, ad esempio, oltre alla già citata Narcos. Successi di pubblico e anche di critica, la quale ha voluto premiare Netflix candidando il suo “What Happened, Mrs Simone?” (docu-film sulla vita della cantante Nina Simone, ndr) agli Oscar 2016 nella categoria Miglior Documentario. Un riconoscimento che deve aver stuzzicato non poco la fantasia del team statunitense, al punto di decidere di continuare a scandagliare il mondo delle storie sonore e innalzare l’asticella della qualità delle sette note.
Previste per oggi 12 agosto sono ben due le uscite del binomio Netflix/musica.
La prima, anche in ordine di tempo, è l’attesissima prima parte della colonna sonora di Stranger Things (la seconda verrà rilasciata il 19 agosto).
Cupa, nostalgica e tensiva, la serie tv fenomeno di questa estate cinefila è costellata di perle della musica punk e new wave inglese, i generi oscuri per eccellenza. Perfetti per un viaggio nel Sottomondo.
Tra le puntate, così, riusciamo a sentire gli indimenticati Joy Division, The Clash, Television e persino una cover di “Hero” di David Bowie eseguita da Peter Gabriel appositamente per Stranger Things.
Cupe e dai richiami new wave anche le musiche originali firmate dai Survive, synth band di Austin (Texas). Brani dal titolo evocativo come “Eleven”, “The upside down”, “Things”,“Kids” e “Nancy and Barb” oscure come il main theme dei Goblin in Profondo Rosso.
La seconda sciabolata musicale targata Netflix arriva, invece, dal mondo della black music. Esce infatti oggi “The Get Down”, serie tv dai costi stellari (120 milioni di dollari, la cifra più alta mai spesa dalla celebre piattaforma) sulla nascita dell’hip hop nella “bipolare” New York del 1977 fagocitata dai colori della disco music da un lato, dall’altro coperta dal rosso sangue per le lotte delle gang sulle strade.
E per raccontare una storia fatta di canzoni, kitch, pistole e scontri fratricidi, Netflix non poteva che chiamare Baz Luhrmann, il regista che più di tutti ha riportato in auge il musical moderno rinnovandolo con lo sfarzo un po’ cafone e un po’ lucente delle paillettes, con costumi sgargianti e scenografie colorate ai limiti dell’orgia visiva, con lotte violente tra famiglie e budella sull’asfalto.
Basti pensare a Moulin Rouge o Romeo + Giuletta per sentire in bocca il sapore dei lustrini e del sangue.
Ripercorrendo la via lasciata da Vynil di Scorsese e Mick Jagger, The Get Down racconta la parabola dell’ascesa dell’hip hop attraverso la storia di quattro ragazzini del Bronx con il sogno di riscattarsi dalla violenza del loro quartiere e di passare alla storia portando nei club il suono delle loro strade, delle loro vite e dei loro amori. Una ascesa per merito anche di miti veri del genere, come Afrika Bambaata e Dj Kool Herc, entrambi impersonati nella serie.
La nascita di un genere “sanguinolento” ha bisogno, però, di attori altrettanto giovani e/o feroci per essere narrato. Nel cast infatti troviamo Giancarlo Esposito (il cattivissimo Gus di Breaking Bad) i figli d’arte Justice e Jaden Smith, Shameik Moore, Herizen Guardiola e tanti altri.
Per aggiungere coerenza storica e quel tocco di strada in più, la produzione esecutiva e la supervisione di The Get Down sono state affidate allo stesso Baz Luhrmann e al rapper Nas.
Con queste premesse non possiamo che iniziare a sciogliere la lingua e ad accendere il microfono per il freestyle che ci attende.
Nel frattempo ci gustiamo il trailer di The Get Down alzando le mani in cielo a ritmo di “Yo!”.
Ancora sicuri che sia meglio uTorrent?
© Isabella Di Bartolomeo