+++++
Che “Silence” sia un film particolare lo si capisce dai primi fotogrammi.
Uno schermo nero e, ad accompagnarlo, il rumore della natura: frinire di cicale, cinguettio di uccelli, alberi al vento.
La pellicola, tratta dal romanzo omonimo del giapponese Endo, narra le vicende legate alle persecuzioni dei cristiani in Giappone durante l'era Tokugawa agli inizi del XVII secolo.
Due gesuiti: padre Rodrigues (Andrew Garfield) e padre Garupe (Adam Driver) decidono di partire per il Giappone per scoprire se le dicerie riguardo al loro mentore padre Ferreira (Liam Neeson) siano vere.
Nell'ultima lettera che ha mandato dal Giappone, infatti, parla delle terribili persecuzioni di cui i cristiani sono vittima. Ai gesuiti, però, è giunta voce che abbia abiurato la fede cristiana e abbia iniziato a vivere come un giapponese.
I due giovani preti sbarcano in clandestinità in una terra che non conoscono ma vengono trovati e aiutati dagli abitanti di un villaggio cristiano che professa la propria fede di nascosto, come i primi fedeli nelle catacombe romane.
Il pericolo incombe costantemente sui cristiani di quelle terre, terrorizzati dalla possibilità che le autorità li scoprano, li torturino e li costringano ad abiurare.
Il tempo passa e i due scoprono un mondo nuovo e una fede che nonostante sia “diversa” dalla loro risulta forte e vitale in un modo che essi faticano a comprendere. Il destino, però, ha in serbo per i due padri gesuiti delle prove terribili per raggiungere la verità che stanno cercando.
La regia di Scorsese e la meravigliosa fotografia di Rodrigo Prieto (candidato all'Oscar) ci restituiscono un Giappone vivo dando maggiore intensità al dramma vissuto dai due protagonisti.
I colori caldi e freddi si alternano senza mai perdere naturalezza.
Unica pecca è forse il solo effetto grafico presente nel film che per un attimo fa allontanare lo spettatore da questa percezione realista di cui tutto il film è impregnato.
Il silenzio ci accompagna per quasi tutta la pellicola, la musica è praticamente assente; protagoniste assolute sono l'immagine e la parola.
Non è un film d'azione, eppure Scorsese ci tiene col fiato sospeso per tutti i 161 minuti. Anche nei campi lunghi, dove la natura giapponese rivela la sua meraviglia, siamo sempre in attesa che accada qualcosa.
La trama e i dialoghi si dipanano in due storie parallele per i giovani gesuiti: da un lato quella esterna dell'incontro con la cultura giapponese, la paura delle persecuzioni e la ricerca del mentore, dall'altro quella interna dove la fede e le certezze vengono continuamente messe in discussione.
Il silenzio di cui parla il titolo infatti è quello di Dio ed è su di esso che padre Rodrigues si interroga costantemente ponendosi domande che tutti i credenti prima o poi finiscono col porsi: “perché fa capitare questo?”, “vale davvero la pena soffrire così tanto?”.
Uno dei punti di forza di questo film, infatti, è che, al contrario di molte pellicole sull'argomento, non si parte dal presupposto che la fede salvi per forza: non c'è nessuna certezza.
Uno schermo nero, il rumore della natura che man mano muta in silenzio e ci ritroviamo alla fine di questa storia agrodolce con più domande che risposte.
© Marco Castelletti