Famiglia, sorrisi e complicità. Non dovrebbe essere questo, almeno in parte, lo spirito del Natale? Invece anche quest’anno mi ritrovo a desiderare riposo, piccoli attimi liberi per stiracchiarmi come si deve. Sollevare gli occhi da terra, rallentare il passo e ritagliarmi angolini di tempo anche solo per pensare a quello che dovrò fare.
Che valore che ha, il tempo. La possibilità di lasciarlo scorrere e muovercisi dentro con disinvoltura. E quando finalmente ho a disposizione due giorni tutti per me, fra un parente e l’altro, fra uno struffolo e un pezzo di pandoro, quando il vino annebbia un po’ la testa, io mi guadagno, rotolando e annaspando, la felicità. Concetto relativo, lo so.
Ma i miei piccoli attimi di gioia in questi giorni inusuali e molto rari sono generati da due cose: il divano e un libro che, paziente, viaggia da mesi dentro la borsa, in attesa di essere finito.
E c’è poco da fare, quando accade io sempre alla stessa cosa penso. Sempre la stessa immagine mi appare davanti. È l’immagine di un ragazzino con una coperta sdrucita sulle spalle, in una vecchia soffitta con qualche candela accesa disturbata dal vento.
Che poi è questa la lettura: un momento intimo, raccolto. Ed è così che mi vedo da fuori quando mi accoccolo sul divano con tutto l’occorrente attorno: copertina, cuscini, tazza di tisana o un altro bicchiere di vino.
In ogni caso, per chi come me è amante dei vecchi libri impolverati, delle storie senza tempo e del loro fascino; per chi ha sempre sognato di entrare in una vecchia libreria piena di ragnatele e scartoffie da spulciare in silenzio, anche solo per poter soffiar via dalle copertine tutti quegli strati di anni passati, sicuramente conoscerà e amerà “La Storia Infinita” o dovrà necessariamente imparare ad amarla. Che sia solo il film, di per certo ignorando i due seguiti di dieci e quindici anni dopo - che sshhh, non sono mai esistiti davvero - o che sia il libro, che è da leggere senza discussione alcuna.
Il tempo non è molto, la felicità può durare al massimo due ore e quindici minuti, son quasi sicura che l’ha scritto anche Epicuro. Rimettiamo l’ipotetico libro in borsa e affidiamoci a Petersen e alla produzione cinematografica tedesca più costosa di allora (1984), senza cercare raffronti e differenze col romanzo di Ende del ‘79, ‘ché il film è tutt’altra cosa. Non migliore, non peggiore. È una parte del libro, disconosciuto, criticato ma è il film.
“La Storia Infinita” è la spiegazione immediata di quanto realtà e fantasia siano indissolubili, è la celebrazione dei sogni e un inno alla fiducia che dovremmo avere in noi stessi.
Bastian siamo noi, è la nostra voglia di evadere dalla vita che non ci soddisfa. Ci prende per mano e ci guida nel regno di Fantàsia, non poteva che chiamarsi così, ci trasforma in eroi sognatori, aiutandoci a sfidare le nostre certezze, è lo sgabello che ci aiuta a prendere la scatola dei vecchi giochi.
Non parlerò della trama perché se non l’avete ancora visto, o non siete umani o siete già parte del Nulla. Ma se pensate di farlo vi consiglio di non esitare ancora molto.
La disperazione interiore vi potrebbe riservare la stessa fine di Artax, il cavallo bianco, ma io non piangerei per voi come ho fatto con lui, vi guarderei affondare nelle sabbie mobili della palude della tristezza con sguardo di sdegno. E quando accadrà, perché accadrà, vi lascerò nelle mani dell’indifferenza, guardando le briciole della vostra vita sul palmo della mano, non urlerò “Evaaaa” fuori dalla finestra, sfidando l’uragano. No, non crederò in voi, ma soffierò via quel granello di vita. Salterò in sella al mio fortunadrago Falkor per andare a vivere le mie fantasie segrete senza di voi, portando i saluti ad Atreyu e alla millenaria Morla. Guarderò il mio Auryn sussurrando “do what you wish” mentre Gmork vi darà la caccia correndo più veloce della notte.
Ma forse, sfruttando questo labile buonismo dono di queste feste e la forza del cuore di Bastian, che dovrete ringraziare anche per questo, mi avvicinerò a voi ricordandovi che “La Storia Infinita” è il racconto di Natale perfetto. Quel film che non può mancare nello scorrere dei giorni verso l’Epifania.
Che sia in dvd o in televisione proprio durante le feste di Natale, io vi consiglierò di prendervi del tempo per guadagnarne dell’altro. Per vivere da protagonisti la storia di Bastian e Atreyu, per fare il tifo per l’imperatrice in cerca di nome, correre senza fiato fra le sfingi o cadere per uno starnuto.
Guarderete un film attraverso gli occhi di un ragazzo che legge un libro, vivrete con lui una storia che sarà lui stesso a scrivere. Visiterete Fantàsia, sognerete, lotterete e forse vi ritroverete scalpitanti anche voi a urlare: “corry Atreyu, corri!”.
Per capire che è sempre meglio lasciarsi andare che travolgere dalla piatta quotidianità del Nulla.
“Ogni suo elemento, ogni sua creatura scaturisce dai sogni e dalle speranze dell’umanità, e quindi Fantàsia non può avere confini.
Fantàsia muore perché la gente ha rinunciato a sperare e dimentica i propri sogni, così il Nulla dilaga.
Il Nulla è il vuoto che ci circonda, è la disperazione che distrugge il mondo e io ho fatto in modo di aiutarlo perché è più facile dominare chi crede in niente.
E questo è il modo più sicuro di conquistare il potere.
Sono il servo del potere che si nasconde dietro il Nulla.”
Non smettete di sognare, Fantàsia è proprio qui e non ha confini.
© Elisa Marchegiani