#crunch99 | Letizia Rubegni

#crunch99 | Letizia Rubegni

“Those who don't believe in magic will never find it.” Roald Dahl


Ciao Letizia e benvenuta tra i morsi quadrati!
Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Ho iniziato a disegnare perché mi piacevano le illustrazioni dei libri che mi leggevano i miei genitori prima di dormire, mi soffermavo sulle immagini che mi colpivano di più e cercavo di fissarle nella memoria, probabilmente le sognavo (visto che lo faccio ancora). Appena potevo mi mettevo a lavoro per ricreare con matite e pennarelli le scene che mi avevano emozionata di più. Alcune caratteristiche somatiche dei personaggi che disegno risalgono alla mia infanzia, i nasi aquilini, gli occhi pallati, li ho sempre disegnati, hanno radici profonde nella mia memoria.

LE FIGHE DEI VIDEO INDIE di Enrica Tesio

Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Credo che l’immaginazione possa migliorare la vita delle persone rendendola più divertente, dovremmo esercitarla senza temere di apparire fuori di testa. Ad esempio trovo fantastiche le persone che parlano con il proprio cane o con il proprio gatto in pubblico, senza curarsi di ciò che possano pensare gli altri. Sono sicurissima che riescano a percepire le risposte perché hanno stabilito un rapporto di sintonia assoluta con il proprio animale, cane, gatto, mucca o criceto che sia (con i pappagalli è decisamente più facile). Poi, in effetti, lo so per certo perché lo faccio anch’io ed il mio cane mi risponde sempre.

Non basta però accettare lo straordinario, il mio vero obiettivo è quello di non scomporsi troppo quando si presentano situazioni sorprendenti, punto dritta al savoir faire di Mary Poppins, devo ancora esercitarmi molto.

Ci sono altri episodi che mi fanno pensare e mi lasciano perplessa: ad esempio, credo fortemente che a trafugare dalla mia borsa chiavi, occhiali, astucci, penne e quaderni (mi succede un’infinità di volte al giorno) siano dei folletti molesti con i quali convivo senza riuscire a vederli. Certamente sanno che sono molto distratta e si divertiranno moltissimo a nascondersi al mio passaggio. Per ora posso solo immaginarli ma un giorno riuscirò a beccarli, maledetti, mi fanno fare sempre tardi agli appuntamenti.


 MORTICIA ADDAMS (The Addams Family by Charles Addams)


C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Sicuramente un impatto fondamentale lo hanno avuto le illustrazioni di Edward Gorey. La prima volta che mi sono imbattuta nei “12 incubi del Natale” è stato un momento di folgorazione, come quando John Belushi, in "The Blues Brothers", grida “Ho visto la luce!” (e rimette insieme la band).

Quel meraviglioso signore barbuto mi ha dato la forza di mettere giù le carte che avevo raccolto, di iniziare ad espormi e di capire come e cosa volevo disegnare. Mi affascina molto la capacità di far coesistere armonicamente aspetti apparentemente in contraddizione tra loro. Il lavoro di Gorey mi ha permesso di capire che si poteva giocare con temi lugubri e tetri, mischiandoli all’ ironia, mantenendo la composizione elegante e le espressioni assurdamente comiche. Un’ abilità che mi incanta anche nelle persone, riuscire a convivere con i propri lati contrastanti e con le proprie incoerenze, vivendo con sincerità ogni situazione della propria esistenza.

Non meno illuminanti, nel mio percorso, sono state le illustrazioni di Ronald Searle, delle quali ho ricordi onirici risalenti all’infanzia. Le sue meravigliose figurine raffinate e dissacranti, sarcastiche e dinamiche, nevrotiche e composte, “colorate” di inchiostro nerissimo, sono per me un’ispirazione continua. Il suo Barone di Münchhausen è conservato nel reliquiario del mio studio e lo venero ogni mattina prima di mettermi a lavorare.

Inoltre spesso ci sembra di avvertire e intravedere simboli e citazioni provenienti da altri mondi, rivisitati nella tua personalissima chiave visiva. Ci sono paesi delle meraviglie che intersecano il tuo?
I miei, quando avevo circa 10 anni, d’estate, al posto di andare al mare, mi portarono nelle Shetland e mi comprarono una guida sui fantasmi della Scozia. Eravamo in capo al mondo, nel vero senso della parola, e ricordo che mia madre, durante le spossanti scarpinate nella brughiera, guardando il mare tenebroso e congelato dalle scogliere ripide, mi leggeva storie di castelli infestati dagli spettri, dame senza testa, monaci incappucciati, apparizioni spettrali in mezzo ai boschi, volti cinerei avvistati dietro alle finestre di case abbandonate ed altre leggende di questo tenore. Tutte rilassanti e molto adatte ad un pubblico infantile.

Mi rendo conto di cercare quegli scenari e quelle sensazioni nei miei disegni: la paura che ti fa tremare le ginocchia anche sotto le coperte, i profumi del mare agitato e livido, la nebbia che prosegue fino all’orizzonte senza fermarsi mai, le case aristocratiche abbandonate e ancora piene di segreti, il soffio del vento che sembra una voce, la pioggerellina sottile che ti gela il sangue… poi anche l’odore di uova e bacon la mattina presto, ma questa è un’altra storia.


I FOLLOWED MY HEART AND IT LED ME INTO THE FRIDGE

Nei tuoi disegni oltre alla amabilissima quantità di dettagli e al di là del tocco a volte inquietante, a volte bizzarro, c’è sempre una nota dal gusto familiare e nostalgico. Abbiamo le visioni o c’è davvero un collegamento tra i personaggi che raffiguri e il tuo vissuto?
Amo rappresentare ciò che vedo, trarre ispirazione dalle persone che incontro realmente, in treno, al supermercato, dal benzinaio, al cinema, nei mercatini. Annoto miriadi di dettagli, tra volti ed oggetti che rapiscono la mia attenzione. Da qualche tempo annoto anche i colori, grazie alla possibilità di fare foto piuttosto fedeli in ogni circostanza. Sicuramente la mia famiglia è una fonte continua di stimoli, spesso li faccio posare, magari in mutande e con gli stivali, con il mantello e le ciabattone di peluche, con le ali di Trilly, le orecchie di Pluto ed in mano un ombrello. Mi piace riconoscere dettagli a me cari nel disegno finito, le peculiarità fisiche, i vestiti, le espressioni, le smorfie, gli oggetti di casa. Sicuramente succede a tutti di imbattersi in quel fenomeno, per me sempre stupefacente, che avviene mentre si legge un libro: la fantasia ci porta in giro nei meandri della memoria, mettendo in scena la storia del libro nei luoghi che abbiamo vissuto o che viviamo realmente. Sento fortissimo il richiamo dei luoghi della mia infanzia, mi appaiono nitidi anche quando disegno, non è escluso che disegnando Cappuccetto Rosso finisca a pensare all’orto di mio nonno, oppure, disegnando un racconto di Edgar Allan Poe, mi ritrovi a ripercorrere il corridoio della mia vecchia scuola elementare. Tutto questo condiziona le scelte espressive che metto in atto, probabilmente conferisce qualche nota nostalgica della quale non sono troppo cosciente.

 


ZIGGY STARDUST (Alter ego of David Bowie)

Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
In realtà la musica arriva ai miei disegni in modo indiretto.  Sono molto suscettibile ai cambiamenti di umore che la musica crea in me mentre disegno.  Passo da momenti di insofferenza, se la musica non mi piace o non è adatta a quel preciso istante, a momenti di esaltazione eccessiva, magari mi metto a saltare mandando compulsivamente in loop un unico brano. Perdo troppo facilmente lo stato di grazia del quale ho bisogno per stare concentrata sul foglio. Io e la musica quindi abbiamo fatto un patto, mi prendo dei momenti nei quali mi dedico completamente all'ascolto, mi faccio coinvolgere e trasportare senza sensi di colpa, in genere quando vado a correre o a pattinare. Durante queste full immersion sonore mi capita spesso di trovare la soluzione a dilemmi che mi avevano arrovellato il cervello fino a poco prima, la musica e la corsa insieme creano un mix miracoloso che permette di superare velocemente gli stalli creativi. Non so assolutamente il motivo per cui ciò avvenga ma mi adeguo molto volentieri e faccio tesoro di questo prodigio. Al contrario, mentre disegno, ho bisogno di una sorta di mantra che mi segua e mi mantenga in una trance produttiva, gli audiolibri sono una risorsa ineguagliabile per questo scopo, così come i documentari di sky Arte ma poi sogno di essere interrogata dai miei professori ed entro in ansia, ma anche questa è un’altra storia.



Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
L’impresa che sono felice di annunciare è il trasloco dello studio in cui lavoro in uno sgabuzzino affacciato sul giardino adiacente alla mia casa.  Una grande conquista perché mi permetterà di trovare riparo dalle grida di Gumball e di Uncle Grandpa.

Oltre a questo passo rivoluzionario, sto lavorando a due libri per bambini cresciutelli, entrambi molto in linea con il mio stile, uno in Italia e l’altro negli Stati Uniti, quindi doppiamente felice ed emozionata.In parallelo continua la mia opera di depennamento dei concorsi ai quali NON sono riuscita a partecipare, sul famigerato “calendarione dei concorsi di illustrazione del sistema solare”, uno dei molti “buoni propositi” buttati giù a gennaio. Di qui a dicembre ce la farò, magari chiedo aiuto ai famosi folletti, o forse meglio di no, non si sa mai cosa possano combinare.

Grazie a CrunchEd per avermi dedicato uno dei suoi "morsi" e per rendere il web un posto migliore.

Grazie a te Letizia, noi continueremo a seguirti qui:
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