"Nature has cunning ways of finding our weakest spot." André Aciman
Ciao Filippo, benvenuto tra i morsi quadrati! Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Direi di aver sempre disegnato, da quando ho memoria. Ce l’ho nel sangue. È una predisposizione "congenita", anche se in famiglia sono l’unico artista. Disegnavo da piccolo, disegnavo da ragazzino, lo faccio tutt’ora. È l’unica cosa in cui mi sento di eccellere.
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
Diciamo che è uno dei miei mantra personali. È una frase che ti impone di riflettere sulla "debolezza" della carne e in generale della persona. L’illusione del controllo assoluto ci aiuta solo a dormire più sereni la notte.
Nei tuoi lavori il colore svolge un ruolo fondamentale, evitando monocromie e sfumando continuamen- te da una tonalità all’altra. Questa scelta stilistica racconta qualcosa di te?
Una parte dei miei lavori vede l’uso sfumato del nero, per creare ombre e conferire volume ai soggetti. L’altra parte si basa su tinte piatte, semplicemente accostate tra loro o sovrapposte. È un dualismo di stili agli antipodi, che cerca costantemente un equilibrio. Credo di esserci arrivato perchè sentivo di dover bilanciare il tratto più complesso ed ossessivo della penna Bic, con quello più semplice ed immediato di una spennellata di acquerello. Sono un personaggio dalla natura "prolissa". – Quante parole ho usato finora? – Avevo bisogno di trovare uno stile più lineare, proprio per imparare a concentrarmi sull’essen- ziale ed impormi di valorizzare un linguaggio più rarefatto, ma non meno comunicativo. – Vedi quante parole continuo a usare per spiegarmi?
C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Un lungo elenco di artisti e registi, allungatosi nel corso degli anni. Vi dico solo che posso passare un intero mese sui quadri di Basquiat, per poi trascorrere quello dopo a rivedermi frame per frame "Call me by your Name" di Luca Guadagnino.
Alcuni tuoi lavori ritraggono figure mitologiche e esotiche. Da dove vengono? Come è nato l’interesse per questi peculiari soggetti?
Bella domanda. Non hanno una esatta origine i miei soggetti e nemmeno una ricerca definita alla base. Mi affido molto all’istinto nella loro scelta. Ritraggo quello che cattura la mia attenzione. Oggi può essere una pila di teschi incastonata nelle catacombe parigine, domani il ritratto di un giovane scolpito da Prassitele. Di norma cerco di compensare "apollineo" con "dionisiaco".
Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
La musica non è fonte di ispirazione per i miei disegni, in alcun modo. Con questo, spero di non farvi andare di traverso il caffè. Io e la musica abbiamo un rapporto un pò "adolescenziale", provo a definirlo così: la ascolto quel tanto che mi serve per lavorare ed isolarmi dal mondo.
Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
Dopo diversi anni mi sono convinto ad esporre nuovamente in una galleria d’arte – su Facebook e Instagram la trovate come SpazioNoto. Cercavo un nuovo "contesto espositivo" in cui potermi inserire e credo di averlo trovato. È la sfida più grande che ho deciso di abbracciare quest’anno.
Grazie Filippo e in bocca al lupo per i tuoi progetti!
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