«Poiché il mondo è così infido / Mi vesto a lutto» Pieter Bruegel
Ciao Federica e benvenuta tra i morsi quadrati! Noi di CrunchEd siamo molto affamati di nuove storie e ci piacerebbe conoscere la tua. Quando hai cominciato a disegnare e cosa ti ha spinto a farlo?
Ciao, anzitutto sono Federica/Ferraglia, frequento il biennio di Linguaggi del Fumetto a Bologna, ma sono di Napoli, Napoli Napoli.
E - Non ricordo quando ho cominciato ma di sicuro so che non ho mai smesso, forse ero già nata, forse no.
Ricordo però il primo disegno che mi fece rendere conto di quale sarebbe stata la mia strada. Ero alle elementari e quel giorno, invece di fare i compiti, decisi di prendere un foglio grande e disegnare solo a matita.
Disegnai due mani, probabilmente le mie, che reggevano quello che nella mia mente all'epoca doveva essere il Mondo. Ricordo la piena soddisfazione e la più profonda gioia a sapere che avevo creato, avevo creato dal nulla e da allora pensai sempre a quanto fossero importanti quelle mani, le mie mani.
Ti va di spiegarci cosa ti ha portato a scegliere questa citazione da illustrare?
La citazione sopra riportata si trova all'interno di un quadro per me molto importante.
Si trova al Museo di Capodimonte a Napoli. L'opera è "Il misantropo", posto alla destra de "La parabola dei ciechi", entrambi di Pieter Bruegel il Vecchio.
Sono state le prime opere che ho interiorizzato nella fase iniziale della coscienza e dell'esplorazione del mondo, e lì il mondo mi fece paura ma allo stesso tempo mi affascinò. Non lo capii subito, ma da quel momento i miei disegni sono stati popolati soprattutto da quel tipo di soggetti. Brutti, sporchi e laidi. Gli uomini, le icone, le bestie che soffrono della funzione di filtro del mondo e ne rispecchiano l'infamia. Mi sento una di loro.
Il tratto netto e assoluto dei tuoi lavori non lascia spazio a colori e sfumature. Le linee invece si interrompono e sovrappongono senza limitazioni. Questa contrapposizione riflette il contenuto o è solo un fortuito piacere per gli occhi?
All'Accademia di Belle Arti di Napoli ho frequentato il triennio di Grafica, credo sia dovuto soprattutto alla pratica della calcografia. Ma. Dal 2015 soffro di un disturbo da panico (DAP) che ha comportanto, radicalizzandosi, a tutta una serie di problematiche che tutt'ora, malgrado terapia psichiatrica e cognitivo-comportamentale, mi porto dietro e di cui non mi libererò mai. Spesso quando disegno non sto bene e mi aggrappo alla penna come ad una roccia per non cadere, allora la stringo, la carico, la spingo sempre più forte per non crollare. Per questo il mio tratto è duro, e non mi fermo fin quando non cambio foglio. Non mi interessano i colori, non mi interessano le sfumature. Ho ovviamente provato a fare altro tipo di lavori, ma non mi aiutano. Quando disegno ho bisogno di dimenticarmi di me e della morte, perché per me l'arte, in tutte le sue forme, è essenzialmente questo.
C’è un autore in particolare che ha illuminato o che ancora illumina le tue opere? In altre parole, c’è un artista, uno scrittore che ti stimola a mordere la vita?
Non scriverò i nomi di artisti, ce ne sono troppi. Pittori, scultori, illustratori, fumettisti, scrittori, esistenzialisti, saggisti, poeti, cos. Ma di una donna si. Una scrittrice, un'opera in particolare, uno scritto, un testamento: La casa dell'incesto di Anais Nin.
La ricerca disperata nel riunire in sè reale e irreale, narrazione e poesia, mistico e quotidiano, vita sensibile e vita pratica. Incapace Anais e incapace io. Il libro che da anni mi accompagna e che paragono a tutto il resto, le parole che ho bisogno sentire ogni volta che... Sempre appoggiato sul comodino e avvolto nella sua coperta verde e mangiata dalle lacrime. I personaggi che animano questa combinazione tanto articolata di linee chi sono? Da dove vengono? Dove vanno? Non vanno da nessuna parte, aspettano la morte e nel frattempo fann' e' tarantelle. Spesso sono le donne e gli uomini della mia infanzia, infanzia passata nelle case popolari dietro la stazione centrale di Napoli. Ancora più spesso sono il mio specchio, sono i ciechi di Bruegel che, aggrappati l'uno all'altro, cadono in un disperato domino di carne. Sono il misantropo e il suo male che l'accompagna. Sono i dannati del mondo e la loro rabbia.
Domanda irrinunciabile per il palato di CrunchEd: qual è il tuo rapporto con la musica e quali vie sceglie per farsi strada fino ai tuoi disegni?
La prima musica che ho ascoltato, intendo, ascoltato davvero consapevolemente furono i Cure, alle medie. Da lì il danno è stato irreparabile. Per una bella fetta dell'adolescenza ho ascoltato Post Punk, ma ho attraversato vari generi. Dal primo rap italiano a Kate Bush, passando per i Portishead, i Slowdive, Radiohead e tanti altri. Attualmente ascolto molta musica dark ambient medievale, soprattutto l'album dei Dark Age "A Chronicle of The Plague". Ma devo ammettere che nel mio cuore rimangono sempre i pezzi dell'infanzia come Nino D'Angelo, gli Squallor e alcuni neomelodici che mi fanno sempre bene.
Chiudiamo con un classicone e, intanto, ti ringraziamo per la disponibilità: progetti futuri? A cos’altro stai lavorando?
Attualmente sono impegnata a terminare l'ultimo anno del biennio di Fumetto. Ho un fumetto in progettazione, sempre autoprodotto. Un po' di cosette col mio collettivo di pazzi spaccapagnotte RAPTUS press (Per il BilBolBul uscirà il nostro terzo lavoro!). Girerò principalmente per fiere d'autoproduzione, che è una delle robe più belle che mi potessero capitare negli ultimi anni. Chiudo dicendo che spesso non ho veri piani, infatti continuerò a disegnare a priori da qualsiasi progetto o lavoro. Grazie a voi per la possibilità! Ci si becca!
Grazie Federica e a presto!
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