La Peste | Racconti Indigeribili

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© illustrazione di Elisa Mombelli


Luce dei miei occhi e tormento del mio cuore,

sono rinchiuso in questa stanza da… non lo so, non so da quanto tempo. Sento arrivare a me i lamenti di altri detenuti. Questa malattia, fatale e spaventosa, ci sottopone ad orribili tormenti. Sembra infinito il tempo lontano da te, sai? Non riesco più a sopportarlo. L’ultima cosa che ho visto, mentre mi strappavano alle tue braccia, trascinandomi fuori dal letto e dal nostro rifugio, sono stati i tuoi occhi e il fuoco che bruciava dentro loro e quel lieve tremore che ti aveva colta all’improvviso. Questa quarantena non finirà, so che è stata solo una scusa per allontanarci, per isolarci, farci sentire soli ed indebolirci. Sento la malattia devastarmi, anche nei soli riflessi distorti di questi vetri sporchi, sono sempre più vicino alla fine e, nonostante null’altro desidererei del vederti ancora un’ultima volta, so che non mi perdonerei l’orrore che ciò potrebbe provocarti. 

Quando è iniziata questa epidemia pensavo non ci avrebbe mai toccati. Chissà perché, alle volte, ci si sente inavvicinabili ed invincibili. Forse eravamo troppo presi dalla vita, dai progetti, dalle ambizioni, credevamo che nei nostri sogni saremmo stati al sicuro per sempre. Sciocchi forse o chissà cosa, innamorati? Ma ci credevamo, ci credevamo davvero. Ed è così che ci si rende vulnerabili: quando si perde di vista la realtà perché ci si illude che la realtà sia quella che desideriamo. 

Non volevo credere alle voci che avevano cominciato a circolare alla fine del terzo novilunio della seconda luna, alle ipotesi di complotto, ai simboli disegnati con la vernice spray sulle porte delle abitazioni.

- Ci vogliono sterminare! Siamo troppi! Siamo inutili!

"Fanatici!" pensavo, "Fareste qualunque cosa per creare scompiglio e turbamento, per innalzare cori, per creare fazioni, per schierarvi e scontrarvi".

- Umani -, il solo commento delle sentinelle, come fosse l'unica spiegazione possibile al trambusto, all'inefficienza, alla confusione. Ed hanno ragione, purtroppo. 

Da quando gli esemplari umanoidi del sistema operativo sono cresciuti in numero e varietà, sostituendo i comuni operatori nei più svariati campi, il prodotto interno è notevolmente cresciuto, così come sono diminuite le richieste di assistenza sanitaria e di accesso ai servizi sociali. Le macchine più comuni non hanno bisogno di niente: non dormono, non mangiano, non si stressano; e se si rompono si riparano e se non si possono riparare si sostituiscono in brevissimo tempo. Le macchine non hanno debolezze, non soffrono, non piangono, non sospirano, non si stancano.

Eppure noi umani, con tutte le nostre debolezze, i nostri vizi, le nostre mancanze, ci siamo sempre reputati speciali, essenziali. Essenziali a cosa, a pensarci bene, non ce lo siamo mai nemmeno chiesti; cresciamo così, convincendoci che nessuno possa sostituirci, che la nostra impronta sia una, determinante ed inequivocabile.

Ed eccoci qua, spaventati ed emarginati, infetti e prostrati, a guardare dalle finestre sbarrate l'avanzare di una nuova era a cui noi non apparteniamo. Assistiamo alla demolizione delle nostre case, alla sottrazione dei nostri beni, patetici oggetti privi ormai di alcuna utilità se non la materia stessa di cui sono composti, con cui verranno costruiti altri di loro, in un continuo processo di cui non possiamo immaginare la fine.

Eppure so che esistono le eccezioni, me lo hai dimostrato tu stessa, sono certo non sia stata solo suggestione, non sia stata solo la mia volontà di sentirti simile a me, di non crederti indifferente ai miei sentimenti, alle mie emozioni; sono certo che, sotto la tua corazza, tu abbia sussultato di imbarazzo e gioia, di passione e tenerezza, per me, con me. 

Quanto intenso, quanto sublime è stato il tempo trascorso insieme, quando ormai avevo già rinunciato a tutto, avevo rinunciato all’amore, sei arrivata tu a salvarmi, ad aprirmi gli occhi, a dare una speranza alla mia gente, convinta che l’umanità, col suo sentire, sarebbe stata soppressa, estinta, spazzata via per sempre dalla Terra dall’avvento dei circuiti! Ma io resisterò per te, sopporterò per te questo periodo nero, guarirò, tornerò a te ed insieme insegneremo agli altri che un nuovo mondo è possibile, un mondo di pace e convivenza, di amore e collaborazione. Siamo stati scelti, è questo che mi ripeto ogni giorno, il destino ci ha uniti, un destino più grande di noi, più forte, più intenso, più lungimirante.

Ora devo lasciarti, solo per ora; i miei occhi sono stanchi, le mie mani tremano, forse è l’emozione di sentirti vicina al mio cuore, forse è la passione per te, quella passione audace, esplosa in un così breve tempo eppure così tenace, che ora mi vince, perché questo corpo macilento non riesce più a contenerla, ad arginarla e vorrebbe raggiungerti ora, ovunque tu sia e restarti accanto.

Però non temere, amor mio, Albaluce: sono certo che, prima o poi, tornerai tra le mie braccia ancora.

Tuo, Enrico

Rapporto 47, Casa di Sicurezza e Detenzione, reparto Terminale.

Si comunica che, in data odierna, il detenuto 47, registrato come Enrico Tessile, è stato trovato riverso sul pavimento della sua cella n.345 in assenza di attività elettrica neuronale. Le operazioni di riattivazione non hanno sortito alcun effetto. 

Il decesso è avvenuto alle 04:43:41; i dati acquisiti sono stati comunicati immediatamente all'amministrazione centrale per l’aggiornamento di stato negli archivi anagrafici. La procedura di eliminazione del corpo è già avviata. 

La cella, disinfettata e scansionata, è ora nuovamente disponibile per l'accesso di un nuovo infetto, che verrà da me consegnato entro le prossime 36 ore. 

Soppressore Albaluce

 

Autorità Centrale, settore di Sicurezza, area di Verifica e Controllo

Si comunica che il Soppressore Albaluce, distintosi per efficienza e precisione, per aver consegnato alle autorità 756 umani in meno di sei noviluni e averne monitorato e gestito con fermezza e decoro l’eliminazione definitiva, comparirà come Dirigente del Nucleo di Igiene e Prevenzione, settore Sicurezza, Verifica e controllo, a partire dal prossimo upgrade. Si richiede clonazione immediata 5x e registrazione al protocollo dei soppressori discendenti. Le nuove unità prodotte saranno anch’esse impiegate nell’operazione Soluzione Cupido.

Protocollo Soppressori – Centro di mantenimento ed incubazione

Clonazione paziente n-1Pv7, denominato Albaluce, avvenuta con successo. 
15:23:12  registrazione discendenza lineare diretta
Identificazione reclute Soluzione Cupido: 
Asfodelocandido, Astroceleste, Fulgidacometa, Graziadivina, Stellanascente 
Obiettivo: 1000 unità in tre noviluni
Stato: immediatamente operativi



Scritto da Erika Casciello
Illustrato da Elisa Mombelli

 

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